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Dacci oggi la nostra ANS(i)A quotidiana, specie se finta.

Quelle vere non mancano, ne abbiamo di scorta, passate e recenti. E se ne aggiungono sempre di nuove. Che bisogno c’è di aggiungerne altre? Eccone un paio fresche fresche:

Nature Climate Change (e a seguire l’ANSA)

Primo elemento di sconcerto, il fattore due introdotto dal solerte redattore del lancio d’agenzia. Una solerzia stimolata dall’abstract alquanto sibillino del paper. Si legge infatti che uno dei potenziali effetti del climate change è quello di accrescere la frequenza dei cicloni tropicali più intensi, benché tale dinamica sia soggetta a importanti differenze tra diversi bacini oceanici. Questa dovrebbe essere la prima moltiplicazione. Dopodiché si asserisce che a causa di fattori sostanzialmente sociali ed economici i danni provocati da questi eventi tenderanno a raddoppiare, sebbene tale tendenza sia limitata al Nord America, all’Asia e all’area caraibica. E questa è la seconda moltiplicazione. Quanto fa due per due si sarà detto il redattore? facile, fa quattro, et voilà, il titolone è servito.

Naturalmente il fatto che la frequenza degli eventi è previsto che aumenti e i danni invece debbano aumentare solo dove è le coste divengono più vulnerabili in quanto sempre più densamente popolate, non lo ha fatto riflettere circa la possibilità che il climate change non c’entri proprio nulla. Del resto, si sarà detto, lo dicono gli scienziati!

Bene, prendiamol’ultimo report IPCC (SREX – SPM, pg 18) sugli eventi estremi, in particolare sui Cicloni Tropicali e leggiamo cosa dice lo stato dell’arte della conoscenza scientifica al riguardo:

[info]

  • Circa l’esposizione e la vulnerabilità:
    • L’esposizione e la vulnerabilità stanno aumentando a causa dell’aumento della popolazione e dell’aumento del valore delle proprietà, in particolar modo nel Golfo e lungo le coste degli Stati Uniti. Questi aumenti sono stati in parte compensati dal miglioramento delle costruzioni.
  • Circa i cambiamenti osservati e previsti a scala globale:
    • Osservati: Low confidence (due su dieci) nell’osservazione di qualsiasi trend di lungo periodo (cioè 40+ anni) nell’attività dei cicloni tropicali, dopo aver tenuto conto dei cambiamenti occorsi nelle modalità di osservazione.
    • Previsti: Likely (>66%) che la frequenza globale dei cicloni tropicali possa diminuire o restare essenzialmente invariata. Likely (>66%) aumento nella velocità media del vento massimo sebbene tale aumento potrebbe non avvenire in tutti i bacini oceanici. Le piogge forti associate ai cicloni tropicali aumenteranno (>likely 66%). Si prevede che il prospettato aumento del livello dei mari possa aggravare gli impatti delle tempeste costiere.
  • Circa i cambiamenti osservati e previsti a scala regionale (vedere colonna dei cambiamenti globali)
  • In termini di management del rischio, ovvero informazioni disponibili:
    • Limitata capacità dei modelli a prevedere cambiamenti attinenti a specifici insediamenti o altre località, a causa dell’incapacità dei modelli di simulare accuratamente i fattori specifici che riguardano la genesi, il percorso e l’evoluzione dell’intensità dei cicloni tropicali.[/info]

Proviamo a tradurre il politichese: C’è un basso livello di conoscenza scientifica tanto di quanto accaduto in passato, quanto di ciò che potrà accadere in futuro. Sulla base di questa conoscenza tuttavia si asserisce che la frequenza degli uragani potrebbe diminuire o restare stabile, sebbene in alcune zone potrebbero aumentare, con lo stesso livello di probabilità, quelli più intensi ed i fenomeni ad essi associati. A scala regionale non si sa che pesci pigliare. Il tutto si basa su una riconosciuta incapacità dei sistemi di previsione di lungo periodo di generare output decenti dei fattori cruciali relativi a questi eventi.

Tocco finale: lo scenario adottato per la ricerca è l’A1B, quello spacciato come più realistico in quanto prevederebbe, con un livello molto alto di mix energetico e una consistente decarbonizzazione, un aumento limitato delle temperature. Attualmente navighiamo spediti sullo scenario BUS (Business as Usual), perché di mix energetico non c’è traccia e le emissioni crescono a rotta di collo. Nonostante ciò le temperature non aumentano.

Riassumiamo ancora: Il sistema di previsione si fonda su assunti palesemente errati ed è incapace di riprodurre gli eventi in questione. Nonostante ciò su Nature Climate Change mettono in relazione il climate change ai danni e ne tirano fuori un raddoppio, sebbene con riserva. I dispensatori di ANS(i)A invece eliminano la riserva e raddoppiano ancora. Un capolavoro.

*****************

NB: per chi avesse voglia di flagellarsi con le traduzioni quantitative del livello di confidenza e di probabilità di occorrenza di un dato evento secondo l’IPCC si può andare a leggere qui.

NB #2: La figura sotto viene dal blog di Roger Pielke, e riguarda il trend attualizzato dei danni occorsi a causa degli uragani negli USA da quando si hanno dei dati. In pratica è quello che è successo nel mondo reale, mentre il disfacimento climatico del mondo virtuale galoppava furiosamente nelle ultime  decadi.

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Published inAttualitàClimatologiaEconomiaMeteorologia

4 Comments

  1. Quante palle che raccontano…..e giu di martellate sugli zebedei…..Grazie per il contributo che dai a conoscere un pò di più le fantacavolate che fanno passare come il solito declino del mondo…..

    Pitta

  2. Con la speranza, credo abbastanza fondata, che i dati siano stati tutti trattati nello stesso modo, dal grafico vedo che i danni da uragani, più o meno, si sono sempre comportati nello stesso modo, indipendentemente dalla crescita della temperatura, della CO2.
    Volendo forzare la mano, si possono intravedere due semiperiodi di 30 anni, dal ’45 al ’75 (in discesa) e dal ’45 al 2005 (in salita) simili al (e in fase con il) trend delle temperature, come in Scafetta (J. Atm. & Sol-Terr. Phys., 74, 145-163, 2012). Però le forzanti non antropiche non contano, lo sappiamo …

    • Guido Botteri

      Tieni anche presente che uno che ha vinto 365 milioni al superenalotto (dico per facilità di esempio) NON vuol dire che vinca un milione al giorno, e continuerà a farlo. Bisognerebbe capire se certi dati siano casuali, o anche influenzati (e quanto) da qualche ragione particolare.
      Sono scettico anche sul superenalotto e sui sistemi per vincerlo, ma in altri contesti un grosso risultato potrebbe essere causato un po’ dal concatenarsi di certi eventi favorevoli, un po’ dall’abilità della persona, dalla sua esperienza. Mi hanno insegnato, in certi casi, ad escludere l’evento più favorevole quello più sfavorevole, ma anche questo sistema, valido in certi casi, non è sempre il migliore, perché eliminando proprio i casi estremi potrebbe cancellare qualcosa di significativo. Faccio un esempio “estremo”. Immaginiamo che il sig. Rossi abbia vinto una grossa somma appunto al superenalotto. Ora, se la guardia di finanza volesse giudicare le sue entrate, escludendo proprio l’evento più favorevole…povero sig. Rossi, sarebbe rovinato !
      Tutto quello che diciamo è dunque legato alle caratteristiche del sistema che esaminiamo, per esempio è importante capire se esso sia lineare, nel qual caso possiamo considerare separatamente le influenze dei vari fattori, o sia complesso (come il clima), nel qual caso usare questa metodologia ci porterebbe a conclusioni distorcenti fino alla loro nullità, ed anche oltre (cioè fino a portarci a dire l’opposto del vero, anche in buona fede).
      Secondo me.

  3. Guido Botteri

    Usare il danno economico come indice degli uragani è come quando si usava per i terremoti la scala Mercalli, sulla base dei danni.
    In pratica, un terremoto grado 9 scala Richter in Giappone sarebbe “minore” di un terremoto grado “6” della stessa scala, in un Paese sottosviluppato. Perché ? Perché i terremoti fanno più vittime nei Paesi meno sviluppati.
    Con altro esempio, sarebbe come dire che un buffetto dato ad una persona male in arnese sarebbe più forte di un pugno dato a Tyson.
    Se il “cattivo” volesse vantare la potenza dei suoi pugni per aver buttato giù un bambino, o un vecchietto, e definire deboli i pugni di un pugile di livello mondiale, battuto da Tyson, direbbe, a mio parere, una clamorosa menzogna.
    Riesco a spiegarmi ?
    Se non fossi stato chiaro, tento un ultimo esempio:
    mettiamo che due giocatori di pari livello (non dei professionisti) facciano due partite, il primo contro un maestro di scacchi, il secondo contro un bimbetto alle prime armi.
    Secondo logica il primo perde clamorosamente, e il secondo vince con facilità strabiliante, ovviamente.
    A questo punto, secondo voi, il secondo, avendo battuto un bimbetto che non ha ancora bene imparato a giocare a scacchi, può forse vantare di essere un grande giocatore, e che l’altro, per aver perso contro un maestro, sarebbe una scamorza ?
    Bene, lo stesso giochetto vorrebbero fare coloro che mettono in causa i danni causati dagli uragani, magari presi dai resoconti delle assicurazioni, che però non sono un indice scientifico dell’aumentare o meno del fenomeno degli uragani.
    I “danni” (intesi in senso generale), infatti, dipendono da vari fattori, e non solo dalla potenza di chi li compie. In particolare dipendono da chi li riceve.
    Si tratta dunque di un clamoroso e colossale errore di valutazione. Se poi questo “errore” sia in buona o cattiva fede, lo lascio giudicare a voi.

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