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Il clima è fatto a scale

Dal blog di Jo Nova, l’accento va su un paper di Ross McKitrick pubblicato poco meno di un anno fa. Alcuni tra i nostri lettori/autori saranno probabilmente interessati all’argomento.

Multivariate trend comparisons  between autocorrelated climate series with general trend regressors

Già parecchie volte in passato abbiamo parlato di come l’aumento della temperatura media del Pianeta sia avvenuto a balzi molto più che seguendo un trend lineare. Il più alto di questi salti è senz’altro quello della seconda metà degli anni ’70, quando in coincidenza con una serie di cambiamenti di indici climatici è avvenuto un significativo shift verso l’alto delle temperature.

Il paper in questione, per il sottoscritto quasi illeggibile, affronta il tema dal punto di vista statistico, applicando una tecnica che permette di isolare cambiamenti repentini su serie di dati. I dati in questione sono appunto le temperature globali sia previste che osservate. per queste ultime si tratta di temperature della media e bassa troposfera dal 1958 al 2010.

Una volta individuato e rimosso l’effetto di questo shift dalle serie il trend delle temperature osservate diviene statisticamente non significativo. Jo Nova commenta ironicamente che in pratica in 46 dei 47 anni coperti dalle serie, non si può parlare di riscaldamento. Il riscaldamento globale, nella forma in cui lo conosciamo, sarebbe quindi avvenuto in un solo anno, appunto il 1977.

In assenza di questo shift, che i modelli climatici non riescono a riprodurre, la discrepanza tra le osservazioni e le ricostruzioni simulate aumenta in modo considerevole.

Ad ogni modo, visto che il gradino lo abbiamo salito, resta da vedere se e quando lo scenderemo, ma difficilmente in questo può aver avuto e potrà avere un ruolo determinate un forcing antropico – questo sì – molto lineare!

 

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Published inAttualitàClimatologia

3 Comments

  1. Ho letto l’articolo, anche se di ogni figura del pdf originale (quelle riportate in
    alto e riprese dal sito di Jo Nova) vedo bene
    il grafico superiore e in celeste pallido su sfondo nero il grafico in basso, e di un
    altro grafico vedo solo un accenno di assi e un paio di punti-senza neanche
    il numero della figura- e questo sia con Acrobat Reader che con Xpdf.
    Devo dire che l’ho seguito abbastanza bene nelle parti generali e un po’
    meno in quelle più specifiche del metodo inventato da uno degli autori nel
    2005 e qui generalizzato e applicato come esercizio a un paio di modelli
    climatici.
    Questo lavoro mi vede piuttosto freddo, perché non so
    abbastanza di climatologia per capire se il “Pacific Climate Shift that
    occurred in 1977-78” è stato un evento così importante da
    giustificare la scelta di mettere un gradino proprio in quel periodo e non
    in un altro e poi perchè, nelle conclusioni, si legge (neretto mio)
    “…the detection of a trend in the tropical lower- and mid-troposphere data
    over the 1958-2010 interval is contingent on the decision of whether or not
    to include a mean-shift term at January 1978.
    “, il che mi sembra un po’
    arbitrario o, se si preferisce, equivalente a spezzettare il dataset di
    temperature derivato dai modelli in tanti intervalli, “fittare” con i minimi
    quadrati i singoli intervalli e cercare le singole pendenze e i singoli
    livelli di significatività. Ma, alla fine, il modello deve sempre
    rappresentare il gradiente osservato e la differenza di temperatura tra il
    1960 e il 2000 è sempre quella.
    Probabilmente non ho capito bene la
    situazione ma penso che questo sia un lavoro da lasciare agli ambiti
    ristretti della discussione tra specialisti per la soluzione di problemi particolari.
    Franco

    • Franco, condivido le tue impressioni, tuttavia sullo shift climatico della seconda metà degli anni ’70 c’è parecchio da leggere. Nle nostro piccolo, anche l’articolo di CM linkato chiarisce un po’ il contesto.
      gg

    • Guido, hai ragione. Non avevo guardato l’articolo su CM e, pur avendo seguito per molto tempo l’indice SOI sui grafici noaa, non avevo mai notato salti particolari nè alla fine degli anni ’70 nè in altri periodi. Le fluttazioni Nino-Nina-normalità mi sembravano abbastanza normali.
      Però neanche in questo articolo, guardando le anomalie della bassa e media troposfera, vedo un motivo sprimentale per cui sia necessario mettere un gradino proprio lì. Adesso invece mi è più chiaro il motivo teorico. Grazie per le informazioni.
      Franco

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