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Roger Pielke jr: Le invenzioni sul clima dilagano

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La traduzione dell’articolo che segue arriva a poche ore da quella che sarà una forte ondata di maltempo per il nostro Paese. Al riguardo non aggiungo altro perché c’è già chi sta seguendo con attenzione gli eventi a livello istituzionale, informazioni cui vi rimando per dovere di cronaca e, soprattutto, per gli aspetti connessi alla salvaguardia delle persone e delle cose. Abbiate perciò cura di seguire la situazione (qui e qui).

Ma passerà, si spera in fretta, e arriverà il tempo dei commenti. Contrariamente alle mie abitudini ora farò una previsione, ma è facile: gli “esperti” faranno a gara per attribuire gli effetti di questa perturbazione autunnale al clima che cambia. Leggere le prossime righe perciò vi aiuterà a vedere le cose in una chiave diversa, quella di chi fa scienza sul serio. Già, perché di analisi come quella condotta da Pielke jr, basate su dati reali e non su fumose quanto inverificabili proiezioni, qui da noi ancora non se ne parla. Però si fanno in compenso un sacco di chiacchiere.

Buona lettura.

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Climate spin is rampant – Denverpost, 10 ottobre 2012

Nel corso degli anni, il dibattito politico sul cambiamento climatico è stata condotto su molti fronti. A più riprese al centro del dibattito, abbiamo visto posti di lavoro verdi, SUV, Al Gore e i “negazionisti” climatici. L’ultimo fronte in questa battaglia sono gli eventi meteorologici estremi.

All’inizio di questa settimana, Munich Re, una grande azienda di riassicurazione tedesca, ha alimentato il dibattito con una relazione sostenendo di aver individuato “il primo impatto del cambiamento climatico nei dati da catastrofi naturali” nei danni causati da temporali negli Stati Uniti dal 1980. USA Today ha amplificato questa dichiarazione annunciando in prima pagina, “Il cambiamento climatico dietro l’aumento dei disastri naturali.” Un grosso problema con l’affermazione di Munich Re e la sua amplificazione da parte dei media è che nessuno dei due quadra con la vera scienza dei cambiamenti climatici e delle catastrofi.

Insieme con colleghi in giro per il mondo, ho studiato i cambiamenti climatici e le catastrofi per quasi 20 anni e, proprio questa settimana, abbiamo avuto un articolo scientifico accettato per la pubblicazione sui danni causati da tornado negli Stati Uniti a partire dal 1950. Quello che abbiamo scoperto potrebbe sorprendervi: Nel corso degli ultimi sei decenni, se si tiene conto dello sviluppo che ha messo più proprietà in pericolo, i danni da tornado sono diminuiti.

I ricercatori sono giunti a conclusioni simili per fenomeni di tutto il mondo, che vanno dai tifoni in Cina, agli incendi boschivi in Australia e alle tempeste di vento in Europa. Dopo la normalizzazione dei dati, nel lungo termine, non vi è alcun segnale di cambiamento climatico – nessuna “impronta” – dei danni di eventi sempre più estremi globalmente o in particolari regioni.

E gli Stati Uniti? Le inondazioni non sono aumentate nel corso del secolo passato, né lo hanno fatto gli uragani “atterrati” sulla terraferma. Sorprendentemente, gli Stati Uniti stanno vivendo il più lungo periodo in assoluto senza essere colpiti da uragani di categoria 3 o più forte. La forte siccità del 2012 oscura il fatto che gli Stati Uniti hanno visto un calo delle siccità nel secolo scorso.

Tali scoperte scientifiche sono così robuste che il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici ha concluso all’inizio di quest’anno che nel lungo termine, i danni da eventi estremi non sono attribuibili ai cambiamenti climatici, sia per cause naturali che umane.

Quindi, se la scienza è così chiara su questo argomento, perché allora ci sono gruppi e attivisti, aiutati da un supporto di media volenterosi, impegnati nella diffusione di disinformazione?

Il dibattito sul cambiamento climatico è ben noto per gli eccessi su entrambi i lati. Coloro che affermano che la questione sia una bufala in realtà hanno molto in comune con quelli che vedono il cambiamento climatico in ogni evento estremo. La logica dietro questa tattica è apparentemente quella che ritiene che un pubblico sufficientemente spaventato sosterrà il programma politico di coloro che gridano allo spavento.

Andrew Revkin, che ha coperto la questione clima per decenni sul New York Times, spiega che “i media tendono a prestare un’attenzione fuori misura agli sviluppi della ricerca che supportano una conclusione “calda” (come la teoria che gli uragani sono già stati intensificati dall’uomo che ha causato il riscaldamento globale) e sono freddi invece sulla ricerca di pari qualità che non lo fa. Questo porta ad un aumento di “scoperte”, come la relazione presentata da Munich Re questa settimana e un black-out completo di copertura del nostro studio peer-reviewed sul declino dei danni da tornado.

Ha importanza che gli attivisti ei media siano attivamente impegnati a spacciare disinformazione? Per la maggior parte, probabilmente no, in quanto il pubblico è ormai uso a queste sciocchezze su quasi tutti i temi, dai dati sulla disoccupazione al certificato di nascita di Barack Obama.

Ma c’è una categoria che dovrebbe essere molto preoccupata per la diffusione di disinformazione dilagante: la comunità scientifica. E’ ovviamente emozionante a apparire nei media e farsi coinvolgere in dibattiti molto politicizzati. Ma gli eminenti scienziati e le organizzazioni scientifiche che contribuiscono a una campagna di disinformazione – anche nel perseguimento di un obiettivo meritevole come rispondere in modo efficace ai cambiamenti climatici – potrebbero scoprire che la credibilità della scienza stessa viene messa a rischio dal sostenere rivendicazioni scientificamente insostenibili nel perseguimento di un ordine del giorno di natura politica.

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Published inAttualitàMeteorologia

4 Comments

  1. […] ricerca sull’argomento naturalmente continua. Appena qualche giorno fa abbiamo ricordato il paper di Roger Pielke Junior che analizzando i dati normalizzati dei danni indotti dall’arrivo dei cicloni tropicali sulla […]

  2. Luigi Mariani

    Scrive il molto eccentrico premio Nobel Kary Mullis (http://it.wikipedia.org/wiki/Kary_Mullis) nel suo godibilissimo “Ballando nudi nel campo della mente” (che consiglio di leggere a grandi e piccini) che, fra uno scienziato che propone una ricerca promettendo di colmare una palese lacuna conoscitiva ed uno che propone un’altra ricerca promettendo di salvare l’umanità da una catastrofe imminente (sia essa sanitaria o climatica o atronomica o gelogica o ….), chi otterrà il finanziamento sarà immancabilmente il secondo.
    Se così stanno le cose è chiaro che a molti scienziati (specie se mainstream) non può fregar di meno della credibilità della scienza in termini generali. Qual che conta è il tornaconto (che qui si traduce in sopravvivenza, credibilità, fama, ecc.) del proprio gruppo di ricerca.

  3. Io le scienze le studio e secondo me la condotta di certi “scienziati” è davvero vergognosa. Fanno di tutto per convincere l’opinione pubblica che il cambiamento climatico è realtà, dimenticando che la premessa stessa è assurda: che il clima cambi è la norma, se rimanesse fisso sarebbe strano.
    Cosa non si fa per andarein televisione e vendere libri…

  4. Claudio Costa

    ORDINE DEL GIORNO DI NATURA POLITICA! YESSSSSSSSSSS

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