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Clima ed insetti, miti o realtà ?

Qualche giorno fa mi è stato segnalato un editoriale piuttosto interessante pubblicato su Science and Development Network. La firma è Sian Lewis, che non conoscevo e scopro ora esservi approdata dopo aver lavorato anche per Nature. Si parla di cambiamenti climatici e diffusione delle patologie causate dalle punture da insetti o da questi comunque trasportate e diffuse.

Un pezzo nel quale si fa semplicemente richiesta di mantenere alto il livello di attenzione sulla qualità  delle informazioni in circolazione per evitare inutili allarmismi e fornire materiale utile ai decisori politici. Il metodo è una lezione di informazione equilibrata, perché presenta tutta una serie di pareri circa l’esistenza o meno di una tendenza di queste patologie ad essere più diffuse e pericolose in funzione dei cambiamenti climatici. Questo dimostra che il dibattito è tutt’altro che chiuso e che anche in questo caso sembra si possa dire tutto ed il contrario di tutto. Ebbene sì, lo ammetto, ho deciso di fare cherry picking, ma con par condicio; tra i vari pareri che potete (anzi dovete) comunque leggere qui, ho deciso di darvi conto di quello di Paul Reiter, dell’Istituto Pasteur in Francia e di quello di Jai P. Narain, del Regional Office per il Sud Est Asiatico della WHO1.

Reiter si preoccupa di sfatare tre miti spesso citati quando si parla di clima che cambia e diffusione della malaria.

Il primo di questi è che a causa dell’aumento delle temperature gli insetti che diffondono la malaria sta cominciando ad invadere latitudini più elevate. Sbagliato, la malaria in passato è stata endemica nelle zone temperate fino alla Scandinavia, è uscita indenne dalla Piccola Era Glaciale, ed è stata sconfitta sostanzialmente dal miglioramento delle condizioni ambientali grazie al progresso sociale e tecnologico, tra l’altro cominciando a declinare proprio quando le temperature hanno iniziato a salire.

Altro mito, addirittura cavalcato da Al Gore nella sua clima-fiction, è quello della diffusione delle febbri malariche in zone ad alta quota, come ad esempio la città  di Nairobi, una volta considerata zona sicura in ragione della sua altitudine (sempre secondo Gore). Ancora sbagliato, Nairobi è a 1680 msl, mentre ci sono prove che la malaria fosse diffusa fino a quote attorno a 2450 msl. Se così non fosse stato, il governo coloniale non avrebbe stanziato l’equivalente di 1,2 mln di dollari attuali per combatterne la diffusione proprio a Nairobi e dintorni. Sconfitta dal DDT, ora tende a tornare perché si è smesso di combatterla. Anche qui sembra che il clima c’entri pochino.

Del resto come potrebbe? Andiamo appunto alla terza sconveniente verità. Il cambiamento climatico starebbe già  provocando un’incontrollabile diffusione della malaria in Africa centrale e ci sono fior di previsioni che questa possa affliggere nel breve futuro milioni, decine di milioni o centinaia di milioni di persone. Reiter definisce ingenua questa affermazione, facendo giustamente notare che il clima in quelle zone è già  largamente favorevole alla diffusione di questa patologia, che infatti è endemica e ubiquitaria. Difficile aggiungere acqua ad un bicchiere pieno, sottolinea.

E allora perché la malaria continua ad essere un problema gravissimo? Per tutta una serie di ragioni sociali, innanzi tutto il sottosviluppo e la povertà, altro che clima che cambia.

Non è tutto, c’è spazio anche per indagare le ragioni dell’insorgere di questi che definisce miti. Attivismo politico che impiega argomenti ad alto impatto emotivo spacciandoli per scienza al fine di manipolare la pubblica opinione (parole sue per carità!). Ad alimentare tale attivismo uno sparuto gruppo di autori che si sostengono l’un l’altro ed ignorano la realtà  della scienza. Nel settore della salute pubblica Reiter ne individua meno di una dozzina, definendoli essenzialmente non-scienziati, ancorchè autori di quella parte del 4° Rapporto IPCC che ha affrontanto questi temi. Nessuno spazio per il dissenso, ignorato, bollato come mero scetticismo o ritenuto essere al soldo delle industrie petrolifere. Però anche Reiter ha i suoi dubbi, e li esprime così: “Può darsi che le attività  umane stiano influenzando il clima globale, ma una prospettiva reale sul problema deve essere basata sulla scienza, non sulla politica”.

Veniamo ora al parere di Narain, secondo il quale i cambiamenti climatici stanno già  portando una modifica in negativo della diffusione di queste patologie, in particolare attraverso l’aumento della frequenza ed intensità  degli eventi atmosferici estremi, in generale causando distruzione e peggiorando ulteriormente le condizioni igieniche e sanitarie delle popolazioni, creando così terreno fertile per l’accrescimento della popolazione degli insetti.

Data la certezza (per Narain) del cambiamento climatico in atto, date le previsioni di ulteriore inarrestabile aumento della temperatura diffuse dal Panel Intergovernativo delle NU, che tra le altre cose prevedono anche una ulteriore intensificazione della violenza degli eventi estremi, egli si dice convinto che gli effetti negativi sulla salute delle popolazioni saranno ancora più marcati nel prossimo futuro.

A conferma di questa sua convinzione Narain porta tutta una serie di eventi la cui occorrenza avrebbe già  avuto il pregio -si fa per dire- di peggiorare una situazione già  molto difficile. Tra questi eventi però, forse per dare enfasi al suo ragionamento o forse per errore, Narain cita anche lo Tsunami del 2004, dimenticando di specificare che si è trattato di un evento sismico e non meteorologico.

Pur vero che l’assoluta fiducia che egli dimostra in principio sulle proiezioni di evoluzione del clima, tende a venir meno verso la fine del suo scritto, in quanto egli stesso denuncia lo scarso livello di comprensione scientifica del legame tra le variazioni del clima e le patologie in argomento, chiedendo che si possa accedere a sistemi di proiezione più accurati, specialmente dal punto di vista spaziale, ovvero che riescano a fornire informazioni almeno su scala regionale piuttosto che meramente globale o emisferica.

Per la vertità  Narain evita anche di far notare che tanto l’IPCC, quanto l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, al di là  di una generica previsione di aumento dei fenomeni estremi in ragione dell’aumento di temperatura per accrescimento dell’energia disponibile (concetto questo tutt’altro che scontato), non hanno sin qui preso alcuna posizione in ordine ai trend della frequenza di occorrenza e dell’intensità  degli stessi. Tale trend infatti, se esiste, è attualmente giudicato impossibile da definire, per assenza di informazioni o per la ciclicità  cui eventi estremi quali ad esempio i cicloni tropicali sembrano essere soggetti.

In definitiva sembra che in questo caso, le basi scientifiche del collegamento tra riscaldamento globale e diffusione delle patologie trasmesse da insetti siano un po’ deboli e comunque poggino ancora una volta sul sottosviluppo delle zone interessate piuttosto che denotare un reale rapporto di causa effetto. Verrebbe da aggiungere inoltre che rappresenta un ulteriore azzardo portare l’occorrenza dei fenomeni atmosferici quale esempio della deriva pericolosa del clima, come molte altre volte abbiamo già  cercato di chiarire su queste pagine.

Insomma lascio a voi il giudizio su queste argomentazioni, perché, specie su questo argomento ci mancano decisamente i numeri per dire la nostra. Qui su CM non siamo scienziati, alcuni ne abbiamo ospitati e ci siamo confrontati con loro. Di altri cerchiamo di leggere, capire e, quando possibile, approfondire, come in questo caso. Oggettivamente il parere di Reiter sembra piuttosto condivisibile, mentre quello di Narain, pur contenendo degli spunti interessanti, strizza un po’ l’occhio alla propaganda della catastrofe climatica. No, non direi che si possa dire che il dibattito sia chiuso.

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  1. World Health Organization []
Published inAmbienteAttualitàNews

7 Comments

  1. […] CM in “Clima e insetti” e in “Al Gore e la febbre emorragica” le zone adatte allo sviluppo degli insetti pungitori […]

  2. […] il problema è stato circoscritto, in barba alle oscillazioni di temperatura (ne abbiamo parlato qui  e qui ). La malnutrizione è un problema di oggi, non di domani, e nessuno lo sa meglio di loro. […]

  3. alessandrobarbolini

    il clima muta continuamente ,il nostro pianeta é vitale dalle viscere al cielo..lasciamo perdere le letture approfondite le varie tesi tutte rispettabilissime nulla da obiettare,ma siamo concreti,in secoli millenni e milioni di anni,di deserti e ghiacciai se ne sono sagomati e addirittura si sono mossi continenti…un tempo (REMOTO PER NOI COMUNI MORTALI)cerano le fiere del ghiaccio sul tamigi..le ere calde e fredde si sono sempre alternate..é ovvio che noi vorremmo sperimentare nell,arco dei nostri anni climi da media ma i tempi biblici del globo sono piu lungimiranti

  4. Alessandro

    Gentile Sig. Barbolini, qualora non Le fosse noto, La infomo che la climatologia è la scienza che si occupa dello studio del clima ovvero, scientificamente parlando, delle “condizioni medie del clima durante un certo periodo di tempo”; è una branca delle scienze dell’atmosfera.

    Il discutere di questi fenomeni naturali, pertanto, non appare essere cosa così ovvia come Lei crede: ci sono fior di scienziati che studiano in maniera approfondita questi eventi e c’è anche una considerevole quantità di letteratura scientifica in proposito.

    • alessandrobarbolini

      in fatti ,un certo periodo di tempo,ma non tutto dalla notte dei tempi…questo é il problema…si studia il clima come che il nostro pianeta avesse solo 1000 anni di vita…questa è purtroppo una scomoda-comoda verita..il clima andrebbbe meditato interpretato nel suo miliardario insieme aspetto trascurabile per ovvie mancanze di dati ufficiosi,a parte il carotaggio

  5. alessandrobarbolini

    io proprio non vi capisco…in verita non capisco tutti quelli che parlano di CAMBIAMENTI CLIMATICI…ma ancora l,essere umano non ha capito che il CLIMA é sempre cambiato e sempre cambiera…di in se non ce nulla di nuovo,ovvero da quando QUALCUNO,miliardi di anni fa ha creato sto pianeta..ma bastaaa,siete patetici non se ne puo piu,capisco che ci sia una miriade di persone che ci campa scrivendo ,profetizzando su questo tema,ma che ci continuate a dire da 25 anni che il clima sta cambiando ,tutte le generazioni passate l,anno sperimentato,mi meraviglio pure di lei GUIDI che perde tutta la giornata su un blog a cercare di capire cose che sono OVVIE….ma per favore!!!!!!!!!!cordiali cambiamenti climatici SALUTI

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