Salta al contenuto

Sarà la testa fra le nuvole

Ha ragione chi sostiene che chi si occupa o si è occupato di meteorologia non dovrebbe parlare di clima. Cioè, non è proprio così, se trattasi di meteorologo allineato al mainstream può parlare, anzi, la sua presunta (?) conoscenza di base nel settore torna utile per sostenere le tesi più alla moda. Se invece detto meteorologo fa fatica ad allinearsi, ecco che la suddetta conoscenza di base si rivela inadeguata e non giustifica il diritto alla parola.

Un pò scherzando, un pò no, quando mi capita di prendere atto di aver detto o fatto una stupidaggine mi trincero sempre dietro alla deformazione professionale. Può essere affidabile uno con la testa tra le nuvole? Con gli argomenti che dibattiamo sempre qui su CM non cambia la musica: vuoi mettere la sana concentrazione e solidità di contenuti di chi mangia pane e serie storiche in tale quantità da dover far ricorso a computer sempre più potenti per gestirle, rispetto a chi razzola tra volgari piovaschi e capricciosi colpi di vento?

Sarà, ma questa faccenda della competenza continua a convincermi poco. Forse perchè, anche in questo come nel caso del clima, sono incompetente. Però ho il piacere di essere in buona compagnia e, guarda caso, tra le fila degli sventurati che parlano perchè non sanno quello che fanno, c’è un sacco di gente che fa il mio mestiere. Sarà l’abitudine a scontrarsi con l’impredicibilità intrinseca di alcune dinamiche atmosferiche, sarà la verifica pressochè quotidiana dei propri errori, sarà la necessità di affrontare temi pratici e ricchi di risvolti operativi, ma a parecchi meteorologi di professione la faccenda del dibattito concluso, della scienza ormai definita sui temi del riscaldamento globale proprio non va giù.

Dal punto di vista dei senzienti siamo dei minus habens, ce lo ricordano a chiare note ogni volta che possono o che ritengono sia necessario. Tanto che di questo si è convinta anche una discreta folla di di religiosi divulgatori di professione, i quali, avendo avuto la fortuna di abbeverarsi alla fonte della saggezza, ormai ebbri di isteria climatica, non ne voglio proprio sapere di posare il fiasco e smetterla di torturarci quotidianamente con i moniti della catastrofe imminente. Weathermen dunque numerosi ma comunque pochi in valore assoluto, per cui gli esperti veri ed i torturatori di cui sopra stiano sereni, ci estingueremo senza che alcuna associazione di salvaguardia delle specie lanci il benchè minimo allarme. Fino ad allora però, viva la faccia, continuiamo a cospirare. Ahi, il riferimento ai carbonari mi farà perdere altri punti, il vocabolo è pericolosamente associabile alle emissioni di anidride carbonica e finirò con l’essere costretto a pagare un tot a parola, un pò come i francesi che finalmente hanno la loro agognata carbon tax.

Ma dicevamo i cospiratori. Negli ultimi giorni ne ho scovati altri due, umili addetti alle previsioni del tempo, gente che raccoglie però migliaia di click ogni volta che si concede ai lettori, ma il numero, si sa, non fa la qualità. Curioso, credo di aver sentito dire esattamente l’opposto sul consenso scientifico o “consensus scholarum” come dicono quelli bravi. Infatti altrettanto curiosamente, l’unica disciplina che gode dell’immunità e rigetta il dubbio in ragione appunto del consenso sembra sia proprio quella del clima. Il primo di questi dubbiosi è Matt Rogers, della Capital Weather Gang. Il nome del gruppo sembra bizzarro ma forse non lo è, dato che lavorano per il Washington Post, non esattamente un giornaletto di provincia. In questo articolo sul sito del Post, dopo aver specificato (o dovuto specificare fate un pò voi) di parlare a puro titolo personale per non tirar dentro la polemica i suoi colleghi e datori di lavoro, Rogers snocciola dieci buoni motivi per i quali fa fatica a mandar giù la faccenda del riscaldamento globale antropogenico.

Uragani sempre più forti e frequenti che non arrivano, Niño stile 1998 che dovrebbe imperversare e invece latita, incertezza nel bilancio della criosfera e nei trend di temperatura sulle zone polari, simulazioni che non simulano buona parte dei forcing naturali, anidride carbonica elevata (o abbassata?) ingiustamente al ruolo di gas velenoso, temperatura media globale che ha smesso di crescere, forcing solare del tutto ignorato, fenomeni atmosferici estremi che hanno poco o nulla a che fare con il clima e che invece ne indicherebbero la deriva catastrofica. A tutto questo si aggiungono l’annientamento del dissenso ed il leggittimo dubbio che questa isteria climatica possa fare la fine di quegli allarmi globali che l’hanno preceduta, la SARS, il millenium bug e quant’altro. Questi i dubbi del primo dei due che, pur con qualche riserva, trovo assolutamente condivisibili.

L’altro lavora ad AccuWeather, si chiama Joe Bastardi e va ancora meno per il sottile: “il riscaldamento globale di origine antropica è un castello di carte che va in fumo”. Questa la sua opinione, supportata, egli dice, dal fatto che le temperature dell’ultimo decennio hanno disatteso le proiezioni degli scenari IPCC e che l’energia disponibile per lo sviluppo di cicloni tropicali piuttosto che aumentare è andata diminuendo.

Insomma, il lavoro di quanti si dedicano con costanza alla ricerca sul clima è prezioso, va incoraggiato, difeso e preservato, tuttavia, se vengono sollevati dei dubbi questi non possono essere ignorati semplicemente affermando che c’è consenso e diversamente si tratterebbe di una sorta di follia collettiva, perchè, allo stesso tempo non lo è quella di chi, vivendo e lavorando nello stesso ambiente, continua a desiderare che tutte le incertezze di cui sopra vengano chiarite. Anche se lo fa sapere soltanto tirando fuori ogni tanto la testa dalle nuvole.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàClimatologiaNews

3 Comments

  1. Alessandro

    Concordo pienamente con quanto sostenuto da Guidi.

    Trovo infatti assolutamente encomiabile il fatto che questo Blog, composto da un’autorevole redazione di persone esperte e competenti, ci inviti con serie argomentazioni a riflettere su alcuni fenomeni naturali e ci faccia considerare gli stessi da un punto di vista alquanto diverso da quello che va attualmente per la maggiore, che peraltro non è ancora scientificamente dimostrato essere quello universalmente giusto.

    Direi quindi che è molto meglio una testa sapiente e pensante tra le nuvole che qualche altra testa di diversa natura che invece ne stia totalmente al di fuori…

  2. Luca Galati

    Che difesa, manca solo il passante incrociato di spalle sotto le gambe…

    • A quello ci pensa la natura Luca, basta aver pazienza 🙂
      gg

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »