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La buona vecchia QBO fa i capricci

QBO sta per Quasi Biennal Oscillation, un regime dei venti stratosferici che oscilla tra la provenienza occidentale e quella orientale con un periodo di circa 28 mesi. Un ciclo che inizia dall’alto, con venti che soffiano in una delle ue direzioni scendendo nel tempo a quote più basse, mentre in alto vengono rimpiazzati da venti che soffiano nella direzione opposta a quella iniziale.

Premessa: nessuno sa perché. Perché cambino di direzione, perché lo facciano con questa regolarità e perché scendano di quota durante il ciclo. E’, semplicemente (ma questa parola pesa come un macigno), un altro degli innumerevoli misteri del sistema pianeta. Un altro degli innumerevoli meccanismi che, tutti insieme e chissà con quale singolo scopo o ragione, regolano il funzionamento del sistema.

The anomalous change in the QBO in 2015–2016

Beh, dopo una sessantina d’anni dalla sua scoperta, periodo nel quale si è osservata la “quasi” regolarità di questo ciclo, quest’anno, per sei mesi, l’evoluzione della QBO ha subito un rallentamento, anzi, quasi un arresto. I venti occidentali che scendevano di quota rimpiazzati al contempo da quelli orientali negli strati atmosferici superiori, invece di continuare a scendere sono tornati a salire un po’, impedendo a quelli orientali di continuare la discesa. Poi, altrettanto inspiegabilmente, il processo si è rimesso in moto.

Naturalmente, siccome la faccenda è strana, deve esserci un colpevole. Su Science Daily, dove ne sanno sempre un po’ di più, due sono le ipotesi avanzate: O è colpa di El Niño, o è colpa del climate change. Faccio una previsione: sarà colpa del climate change che fa cambiare El Niño. 😉

Qui, se vi interessa, le pagine dell’IRI da cui proviene l’immagine in testa al post.

Addendum

Certe previsioni sarebbe meglio non farle mai, sono come le dimissioni, si corre sempre il rischio che vengano accettate. Infatti, puntualmente, ecco sempre da Science Daily il lancio di un’altra pubblicazione lampo, ovvero della categoria “instant science“.

An unexpected disruption of the atmospheric quasi-biennial oscillation

In modo molto simile al paper segnalato poco più su, gli autori danno conto dell’anomalo comportamento della QBO, spiegando che la differenza starebbe nella prevalenza di trasporto di energia ad opera delle onde planetarie dell’emisfero settentrionale rispetto al trasporto di momento verticale che si ritiene sia alla base del meccanismo che ne regola l’oscillazione. Questa anomalia, scrivono, si riscontra, sebbene raramente, in alcune simulazioni climatiche, sebbene le previsioni stagionali, che sono sempre frutto di modelli climatici, non avessero dato il benché minimo segnale del presentarsi dell’anomalia neanche un mese prima che arrivasse. Quello che segue è il virgolettato che gli autori ha concesso a Science Daily:

La recente distruzione della quasi biennal oscillation, non era prevista, neanche un mese prima. Se potessimo capire a fondo perché l’andamento normale sia stato influenzato in questo modo, potremmo sviluppare una confidenza maggiore nelle nostre previsioni stagionali.

Questa inattesa distruzione del sistema climatico cambia la ciclicità della quasi biennal oscillation per sempre. E questo è importante perché si tratta di uno dei fattori che influenzerà l’inverno in arrivo.

E poi arriva la chiosa di Science Daily:

Nel corso del prossimo anno si prevede un ritorno ad un andamento più tipico, sebbene gli scienziati ritengano che la quasi biennal oscillation possa diventare più suscettibile a simili alterazioni con la tendenza del clima a scaldarsi.

Quindi, e qui scatta la sindrome dell’instant science, se in alcune rare occasioni nei modelli climatici a CO2 che tutto sanno del nostro futuro (ma non sanno cosa succederà tra un mese), si è visto qualcosa di simile, è facile che in un mondo più caldo queste anomalie possano diventare più frequenti. Della serie, non sappiamo perché ma sappiamo che andrà sempre peggio.

Enjoy

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

4 Comments

  1. Guido, quando ho visto questo post stavo lavorando da alcuni giorni su dati QBO a 30 e 50 hPa (dal 1948 e dal 1973, rispettivamente, e fino a luglio 2016) su cui spero di mandarti un post tra non molto.
    Ho tentato di capire se dal 2015 si vedesse qualcosa di diverso rispetto agli anni precedenti ma non mi sembra ci sia nulla di particolare; forse una diminuzione della larghezza della fase positiva (westerlies) che inizia a maggio-giugno 2015, rispetto alle fasi precedenti, ma è difficile dire qualunque cosa con un solo dato. Di sicuro noto un “allargamento” della differenza tra massimi (positivi, westerlies) e minimi (negativi, easterlies)
    nel tempo, in particolare a 30 hPa ma anche a 50 hPa, seppure meno netto.
    Avendo già fatto i conti ed essendo nella fase di scrittura del post, tutti i dati del sito di supporto a
    http://zafzaf.it/clima/cm69/cm69home.html
    sono già disponibili e possono essere consultati.

    “Purtroppo” (ma grazie per averlo fornito) seguendo il tuo link all’IRI ho appena scaricato i dati QBO su 5 livelli di pressione (da 100 a 10 hPa) e non ho idea di dove mi porteranno, quanto il sito di supporto potrà cambiare e se l’anomalia adesso si riuscirà a vedere. Ciao. Franco

  2. Franco

    Se fosse invece, indirettamente, un sostegno allo studio del Dott. C. C. TOSTI : Il Clima del Futuro? La chiave è nel passato..

    p.s. se lo sparata grossa non tiratemi le pietre. F.

  3. Donato

    Il sistema climatico non è un oscillatore armonico ideale o un orologio atomico, ma un sistema dinamico non lineare accoppiato (definizione IPCC, non mia 🙂 ) per cui quelli che noi chiamiamo periodi o cicli dovrebbero essere chiamati quasi-periodi o quasi-cicli.
    Di questo sistema dinamico non lineare abbiamo compreso (e non completamente) alcuni pezzi mentre altri li ignoriamo completamente per cui “scopriamo” continuamente cose che ci sorprendono. Il nostro problema è che vogliamo spiegare sistemi che operano per sovrapposizione di ciclicità decadali, secolari e millenarie utilizzando dati di qualche decennio: nella fattispecie della QBO sessanta anni circa.
    Nei sistemi complessi esistono dei punti in cui essi perdono stabilità, passano da una condizione di equilibrio ad un’altra per ragioni tra le più varie. Nel caso della QBO la spiegazione avanzata da Science Daily è lapalissiana: è legata al cambiamento climatico. Il cambiamento climatico è assiomaticamente caratterizzato da una variazione di ciò che consideravamo normale. Se c’è un cambiamento climatico anche la ciclicità della QBO deve cambiare perché esso è un indice del sistema climatico. Per inciso vorrei far notare che nessuno ci dice che prima dell’inizio del periodo di osservazione la QBO fosse identica a come è stata negli ultimi sessant’anni e passa.
    Il problema è, invece, un altro: il cambiamento climatico è naturale (come io propendo a credere) o indotto dall’uomo?
    E qui cominciano i problemi ed i distinguo. Per quel che mi riguarda, visto che il clima è sempre cambiato e sempre cambierà (anche noi ed il nostro status nel sistema biologico terrestre siamo frutto di un cambiamento climatico), propendo per una causa naturale e sconosciuta del cambiamento della QBO pur non escludendo a priori una causa antropica o un concorso antropico. Tutto sta, adesso, a vedere cosa succederà in futuro, se, cioè, la quasi biennalità dell’oscillazione sarà ripristinata o cambierà il quasi-periodo. Nella prima ipotesi potremo parlare di un’ aritmia passeggera, nell’altro del passaggio da uno stato di equilibrio ad un’altro. In entrambi i casi dovremo indagare le cause del cambiamento di un fenomeno di cui non conosciamo le cause: un bel rompicapo, non c’è che dire! 🙂
    Ciao, Donato.

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