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Non solo nimby…

[photopress:Nimby_.JPG,thumb,pp_image] Tra meno di un mese sarà primavera, ne approfitteremo per tirare le somme sulla quasi-normalità di questo inverno e, tra un’analisi e l’altra dovremo anche tornare ad occuparci dei nostri giardini. Sembra tuttavia che ci sia più di qualcuno che, a dispetto della cattiva stagione, continua a curare il proprio backyard anche di questi tempi.

Sulle pagine di Climate Monitor, tra il serio ed il faceto, ci siamo già occupati della sindrome nimby qualche mese fa. Accadde in occasione della prima ondata di risalto mediatico del problema dei rifiuti campani. Inutile dire che così come nulla è cambiato (in meglio) per quel che riguarda il tema della “monnezza”, non siano stati fatti molti passi in avanti neanche per superare l’empasse in cui si trova la capacità di decidere dove, come e cosa fare per assecondare l’ineluttabile necessità di realizzare opere a basso impatto ambientale. Il problema forse nasce dal fatto che non si riesce a stabilire che cosa si debba intendere per basso impatto. Inferiori emissioni inquinanti? Certamente. Preservazione del paesaggio? Ci mancherebbe che non fosse così. Rispetto delle identità storiche e artistiche del centro delle città? Imprescindibile. Il dibattito è eternamente aperto e, puntualmente, come tutte le discussioni troppo lunghe, non conduce da nessuna parte, prova ne siano la fatica che le nuove tecnologie rinnovabili hanno ad affermarsi e la grande quantità di pagine di giornale che occupano queste dissertazioni.

E così il problema diviene etico ed ideologico, con le opinioni che si rincorrono e si confutano all’infinito e le dichiarazioni d’intenti diventano anche decisive ai fini politici ed amministrativi. Non molti sanno quali siano in effetti i risvolti ambientali dell’impiego di queste nuove tecnologie però tutti sono disposti ad esprimere la propria spesso disinformata opinione animata da ottime intenzioni. Ho letto sul best seller altamente eretico di Michael Chricton “Stato di paura” che le buone intenzioni supportate da cattive informazioni sono la ricetta del perfetto disastro. Un affermazione che mi trova assolutamente concorde, specialmente con riferimento alle problematiche ambientali. E’ tra l’altro interessante constatare come il dibattito raggiunga a volte toni apparentemente nobili ed elevati, ci si pone infatti anche la domanda se ciò che potrebbe essere utile alla salvaguardia dell’ambiente e, non dimentichiamolo, delle nostre tasche soprattutto, debba essere anche bello da vedere, per appagare al contempo anche lo spirito oltre che le necessità energetiche. Al riguardo il quotidiano “la Repubblica” ha pubblicato ieri un interessante approfondimento (purtroppo non disponibile online), con autorevoli interventi di tutti gli eschieramenti e, soprattutto, affrontando molte delle tematiche più attuali, dal tram che dovrebbe passare in centro a Firenze alle pale eoliche sulle colline del Chianti, dal massiccio impiego di pannelli al silicio per il fotovoltaico allo stoccaggio delle ecoballe (la lingua Italiana è straordinaria, ma credo che il termine “monnezza” usato precedentemente pur essendo meno politically correct renda meglio l’idea).

Ci piacerebbe che tutto questo producesse comunque qualcosa di diverso dallo scempio di risorse della costruzione di un parco eolico in Toscana con fondi UE e successivo parziale smantellamento che chiude la partita di giro dell’affare ma non produce neanche un Kw. Fortunatamente non tutte le vicende attraversano le vicissitudini dei colli del Gallo Nero. Apprendiamo infatti dalla rete e dalle pagine dell’amico Antonello Pasini che, sulla base dei dati diffusi da Terna, l’agenzia che gestisce la rete elettrica nazionale, la produzione di energia eolica, malgrado le grandi difficoltà, è consistentemente aumentata nell’ultimo anno (non per cause meteorologiche ovviamente). Sarebbe bello se questo facesse più notizia delle discussioni etico-edonistiche sul bello e utile, ma tutto non si può avere evidentemente.

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Published inAmbienteAttualitàEnergia

2 Comments

  1. max pagano

    cito dal post di Aldo:

    “Lasciamo perdere la questione napoletana, perché lì è solo un problema di camorra, di politica corrotta e di altri problemini simili.”

    beh, io penso, non me ne voglia nessuno, che una buona parte di responsabilità sta anche in decenni di incultura del cittadino, di “vedo, so, ma non dico nulla perché devo lavorare, o perché comunque mi conviene” (penso a chi faceva l’autista dei camion carichi di rifiuti tossici e nocivi che le industrie del nord smaltivano illegalmente nella provincia di Napoli e Caserta, penso a chi ha comprato a 2 lire i terreni che ha poi rivenduto al quintuplo la settimana dopo ai consorzi di smaltimento delle ecoballe, che poi “eco” non si sono rivelate tanto è vero che non si è potuto bruciarle);

    quello che manca, lì come in tutto il resto d’Italia, anche se con forme diverse, è il senso comunque di appartenenza alla collettività, ad un contesto sociale che è si costituito da individui ma che è più della semplice somma dei singoli;

    per il resto, anche io credo che la frase
    “le buone intenzioni supportate da cattive informazioni sono la ricetta del perfetto disastro”
    vada incisa a fuoco nella costituzione Italiana.

    per guido:
    ti ho mandato via mail un interessante documento reportage sulla questione rifiuti in campania…

    buona lettura.
    Max

    Ciao Max, devo dire che a queste pagine mancava decisamente il tuo contributo, perciò bentornato!
    Mi sento di sposare in toto le tue considerazioni, ma non faccio altri commenti perchè non voglio avventurarmi su una scivolosa china politica, perchè non è questo lo scopo di questo scambio di informazioni che gestiamo. Tuttavia, curiosamente, proprio in questi giorni ho dovuto (e l’ho fatto con grande piacere) documentarmi sui processi culturali e sociologici che hanno portato alla stesura del testo della nostra Costituzione. In quei processi, nell’aria che chi ce l’ha regalata respirava c’era proprio quello spirito di cui parli e, forse, insieme alla frase di cui sopra ci dovrebbero essere proprio le tue considerazioni sul senso di appartenenza alla collettività. Grazie delle tue parole.
    Guido Guidi.

  2. Aldo Meschiari

    Attenzione, caro Guido .Lasciamo perdere la questione napoletana, perché lì è solo un problema di camorra, di politica corrotta e di altri problemini simili.

    Per il resto sono d’accordo in pieno! Nessuno vuole nel suo giardino discariche, termovalorizzatori, ma neppure centrali eoliche, geotermiche o qualsiasi cosa deturpi il paesaggio. Quando poi si trova davanti alla pompa della benzina con un costo abnorme allora la colpa è dello stato. Non dimentichiamo neppure il nucleare, che comunque la si pensi, lo possiedono le principali nazioni europee! E noi compriamo l’energia nucleare da Francia e Svizzera!
    Questa frase “le buone intenzioni supportate da cattive informazioni sono la ricetta del perfetto disastro” di Chricton sarebbe da stampare a lettere di fuoco. Ma tu, caro Guido, sei stato anche troppo signore e ottimista. Spesso le informazioni corrette chi deve prendere decisioni politiche ce le ha, ma si guarda bene dall’usarle!

    Ebbene sì Aldo, siamo su un terreno scivoloso. Ciò che si vede in Campania non è che la punta dell’iceberg. Lo sapevi che a Roma zona Saxa Rubra c’è una colonia di gabbiani? Non credo. Beh, non c’è mica il mare, c’è la discarica di Malagrotta a pochi km di distanza. Avanti così. Non so se ci sia volontà di non usare le informazioni, forse è più un problema di mancato uso del cervello. Ad ogni modo qui, su Climate Monitor, nel nostro piccolo, produciamo informazioni. Chi vuole le usi.
    Guido Guidi

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