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Quello Che Non Sappiamo

Rubo titolo e argomento dal blog di Jeff Id, The Air Vent. Si tratta del commento ad un lavoro recentemente pubblicato su Science a firma, tra gli altri, di Susan Solomon. Per ora disponiamo solo dell’abstract e del commento di Jeff Id, nei prossimi giorni cercheremo di entrare nello specifico.

Il materiale disponibile ci dà comunque la possibilità di fare qualche riflessione. In primo luogo è interessante notare che il tratto fondante di questo lavoro sono una volta tanto le incertezze sulle dinamiche del clima, piuttosto che le certezze. Di per sé questa è una novità nell’approccio a questi argomenti.

Nello studio si analizza il trend della concentrazione di vapore acqueo nella stratosfera, un trend decisamente negativo dal 2000 al 2006, con diminuzione della concentrazione di questo gas dell’ordine del 10%. Di contro, pur se con dati meno “robusti” a disposizione, il ventennio 1980-2000 avrebbe visto tale concentrazione aumentare sensibilmente. Per cui, se da un lato una minore concentrazione di vapore acqueo avrebbe favorito un rallentamento (che in realtà è uno stop) del riscaldamento causato dal forcing antropico, dall’altro un suo aumento nelle ultime decadi del secolo scorso, sarebbe stato all’origine di un 30% circa del riscaldamento.

I ricercatori ammettono di non sapere perché questo accada, con buona pace del “very likely” con cui si vorrebbe assegnare una probabilità superiore al 90% alle origini interamente antropiche del riscaldamento globale. Ciò che non mi è chiaro, e spero che con la lettura dell’intero lavoro si possa arrivare a capirlo, è come mai si reputi questo fenomeno responsabile delle sole oscillazioni decadali delle temperature, escludendo così la possibilità che possa avere un ruolo importante anche nel trend di fondo. Tra l’altro, in ragione dell’incertezza che il livello di comprensione scientifica di queste oscillazioni manifesta ad esempio con il forte raffreddamento degli anni ’70 e l’altrettanto forte riscaldamento degli anni ’40, il focus del 4° rapporto IPCC è stato proprio sulle ultime decadi del secolo scorso. Ciò significa che si ritiene che il forcing antropico sia stato incisivo proprio in quel periodo. Mi sorge il dubbio che sottraendo un terzo del forcing, ossia quanto questa ricerca attribuisce al vapore acqueo stratosferico la cui causa di oscillazione è ignota e quindi non è neanche antropica, il problema AGW possa essere ridimensionato in modo significativo.

Tuttavia in questa ricerca si pone l’accento su di un’ipotesi di diminuzione del vapore acqueo stratosferico causata dalla diminuzione (anche qui trattasi di arresto) del rateo di crescita della concentrazione di metano, gas le cui molecole scindendosi danno appunto origine a molecole di vapore acqueo. Anche le ragioni di questo rallentamento (arresto) sono ignote (ricordate sempre il “very likely”). Altrettanto dubbioso è il ricorso al solito meccanismo di trattenimento del calore, diminuito in alta atmosfera a tutto beneficio degli strati più bassi. In pratica un effetto serra meno incisivo ai piani superiori che avrebbe, di recente, mantenuto freschi i piani più bassi.

Devo dire che, pur con il massimo della prudenza, mi lascia un po’ stupito il fatto che più si venga a conoscenza di aspetti complessi ed ignoti delle dinamiche del clima, più si continui a far ricorso a spiegazioni semplici che hanno ormai dimostrato tutti i loro limiti.

Leggendo queste spiegazioni, non si può evitare di ricordare che la concentrazione di vapore acqueo in alta atmosfera è stata esplorata e discussa con un approccio molto diverso e, per certi aspetti, molto più sopportato da evidenze osservative, nell’analisi di Earl Happ, il quale attribuisce a questa molecola (che ricordiamo essere in alta atmosfera quasi completamente allo stato solido più che liquido o gassoso) un importante potere riflettente della radiazione solare, più che un potere di trattenimento del calore come da teoria AGW, con conseguente variazione della radiazione incidente, diversa quantità di calore ricevuto e diversa distribuzione della massa atmosferica sul pianeta. Tale distribuzione della massa è all’orgine dei pattern troposferici e quindi anche della redistribuzione del calore (leggi oscillazioni della temperatura) sul pianeta.

Questa d’altronde non è che una mia breve riflessione. E’ sicuramente doveroso e necessario leggere questo lavoro per intero. Lo faremo insieme quanto prima.

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Published inAttualitàClimatologiaNews

3 Comments

  1. […] oppure un forcing, come ipotizzabile leggendo le considerazioni di Earl Happ linkate nella prima parte di questo post. Tuttavia al riguardo le simulazioni dimostrerebbero che il ruolo di feedback è […]

  2. Teo Georgiadis

    Sono d’accordissimo con Guido Guidi.
    Tutte le volte che, nella storia della scienza, ci si e’ trovati di fronte a una massiccia presenza di incongruenze nascenti (dovute ad un aumento della conoscenza o della precisione dei metodi di indagine) si e’ dovuto cambiare il ‘paradigma’.
    La storia della possibilita’ di spiegare, a posteriori, che e’ logico avere un lungo periodo di stasi nella crescita delle temperature con aggiustamenti ai modelli ricorda tantissimo tutte le ipotesi sulla misura dell’etere. In quel caso basto’ buttar via il bimbo con l’acqua sporca. Che non sia gia’ tempo di fare altrettanto?

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