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Tag: Heartland Institute

NASA e Global Warming, il rapporto epistolare continua

Nel marzo scorso abbiamo parlato della lettera che un certo numero di ex-collaboratori della NASA e del GISS ha scritto al direttore dell’agenzia lamentando l’eccesso di ‘supporto’ a ipotesi non corroborate da adeguato livello di conoscenza scientifica. In sostanza, hanno chiesto di smetterla di far proclami circa i futuri sconquassi che il riscaldamento globale e i presunti cambiamenti climatici da esso derivati dovrebbero generare.

In questi giorni si sta svolgendo a Chicago la settima conferenza dell’Heartland Institute sui cambiamenti Climatici. Non è un segreto che questo evento sia ormai diventato una annuale adunata degli scettici in ordine al dibattito sulle origini delle recenti evoluzioni del clima.

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Grazie Gleick!

E’ passata quasi una settimana dal tanto clamoroso quanto imbarazzante caso dei documenti sottratti (e uno falsificato sembrerebbe) dallo Heartland Institute. L’artefice ormai lo conosce il mondo intero, in quanto alla fine ha deciso di fare outing: è il celebre (ex) scienziato Peter Gleick. Nel perfetto stile moderno, di parole ne sono già state scritte a profusione. Noi oggi cercheremo di fare il punto della situazione e proveremo a mettere sul tavolo qualche riflessione in più.

Come è stato possibile il verificarsi di un evento come il “Fakegate”? Uno scandalo che, probabilmente, è il secondo peggior atto di autolesionismo da parte degli ambientalisti, dopo la tristemente famosa pubblicità dei bambini che saltavano in aria, perchè non allineati col pensero ambientalista (ve la ricordate? Se non erro uscì nel periodo del summit di Copenhagen).

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Scienza, ipocrisia e autogol – Aggiornamento

Come volevasi dimostrare. Il subbuglio della blogosfera climatica riguardo la pubblicazione dei documenti appartenenti all’Heartland Institute si è rivelato per quello che è: il più grosso autogol della storia.

Peter Gleick, esimio scienziato, co-fondatore del Pacificic Institute, indefesso sostenitore della teoria della fine del mondo da cambiamenti climatici ha confessato di essere l’autore della frode ai danni dell’HI, pur evitando di fare alcun riferimento al documento più scottante, quello che minerebbe pesantemente la reputazione dell’istituto ma che è ormai assodato che sia un falso. Eppure non è un segreto che la sua confessione si sia resa necessaria perchè le tracce lasciate sul documento in questione portavano proprio a lui ed al Pacific Institute, l’organizzazione della quale è co-fondatore. Nella loro lista di ‘donors’ del 2009, tra l’altro, figurano molti enti pubblici ma anche molte, moltissime fondazioni private, proprio come per i ‘donors’ dell’HI che lui evidentemente intendeva sputtanare. Chissà se i suoi finanziatori sono d’accordo con questo impiego del loro denaro. Chissà se gli enti pubblici, cioè i contribuenti, approvano che si faccia uso delle risorse che rendono disponibili per screditare il lavoro altrui. Non è forse questo quel che Gleick voleva dimostrare con i documenti che ha trafugato e reso pubblici? Oppure chissà se lo approvano i suoi finanziatori privati. Forse sì, diranno quelli bravi, perchè sono privati buoni e la pecunia in questo caso non olet, anzi, profuma. Ed abbonda, tanto che ora partiranno certamente le campagne per sostenere la battaglia legale del reo confesso, per ricomprargli la camicia, perché si può star certi che gliela toglieranno. Nessuno però potrà ricomprargli una reputazione scientifica. Eh, sì, ha fatto proprio un bel lavoro.

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