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Tag: Nuvolosità

Groenlandia, molto più sole che aumento della temperatura

Giro più o meno quotidiano nella blogosfera climatica, atterraggio sul blog di Judith Curry, fonte alquanto inesauribile di notizie interessanti, tra cui una rubrica in…

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Al di là del cielo ci sono le nubi

Da un articolo apparso su Science Daily un paio di giorni fa: Le temperature globali sono gradualmente aumentate nel periodo di misurazione strumentale a causa…

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Molte nubi sulle certezze del clima

Nel nostro post di ieri abbiamo fatto una breve anticipazione sul contenuto del topic di oggi, il bilancio radiativo. Però, dato che siamo in tema…

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Spiragli di luce sul clima

Domenica scorsa abbiamo goduto dell’ironia di una delle ultime vignette di Josh in tema di clima. Ad appena un paio di giorni di distanza, non potevo certo immaginare che il protagonista della vignetta potesse diventare quell’unico cervellone in camice bianco che sbircia timidamente a lato della ‘meravigliosa macchina del clima’, dove ci sono i cursori di controllo dell’attività solare, mentre tutti gli altri suoi compari fissano rapiti il bottoncino della CO2.

 

Già, perché, con buona pace di quanti la ricerca sul clima hanno deciso di farla al buio, ovvero ignorando quasi del tutto l’influenza che su di esso può avere il comportamento della nostra stella, per fortuna c’è qualcuno che ogni tanto apre uno spiraglio di luce.

 

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Interazione oceano-atmosfera, piccoli vortici grandi cambiamenti

Il sistema climatico, nella sua enorme complessità, esiste perché l’energia che riceviamo dalla nostra stella non giunge sul pianeta in modo uniforme, ma piuttosto in eccesso alle latitudini equatoriali e in difetto su quelle polari. Deve quindi essere continuamente redistribuita. Questo lavoro è compiuto dall’atmosfera e dagli oceani, tra le cui superfici di contatto, inoltre, avviene uno scambio continuo di energia attraverso meccanismi che coprono tutta la scala spaziale, da quella più vasta, dei grandi sistemi barici a quella più piccola, della microcircolazione locale.

 

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La coperta si accorcia

Un paio di anni fa Roy Spencer, che lavora insieme a John Christy sui dati delle temperature rilevate dai satelliti, ha pubblicato un libro con un titolo piuttosto significativo:

The great global warming blunder

Blunder significa “abbaglio”, ma anche svista o errore. Il comune denominatore del suo libro è semplice: nel gridare all’allarme per un clima che si disferebbe a causa delle attività umane, essenzialmente emissioni di CO2, la gran parte della comunità scientifica ha confuso la causa con l’effetto. Infatti nell’introduzione, salvo poi sviluppare il concetto molto più approfonditamente nel corpo del libro, egli asserisce che per giustificare, ovvero causare, una buona parte se non tutto l’aumento che le temperature medie superficiali hanno subito nelle ultime decadi del secolo scorso, sarebbe sufficiente una diminuzione dell’ordine dell’1-2% della copertura nuvolosa a livello globale.

Le nubi di fatto schermano i raggi solari. Se così non fosse non ci sarebbero fior di avveniristici e utopici progetti di generazione forzata della nuvolosità o di ancor più utopici specchi orbitanti per mitigare gli effetti del global warming antropico, in quella che chiamano geoingegneria ma è più che altro la caricatura delle gesta di Archimede Pitagorico.

Beh, sul Journal of Climate è uscito qualche tempo fa un paper con questo titolo:

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Analisi spettrale della copertura nuvolosa nei dati HISTALP

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Per un errore di editing (mio) il post è uscito con la mia firma e non con quella dell’autore reale. Ora ho corretto. Chiedo venia.

gg

[/info]

In seguito ad un post su CM, anche io ho scoperto l’esistenza del dataset HISTALP, una collaborazione tra istituti di nazioni che gravitano attorno alle Alpi e coordinata dal Servizio Meteorologico Austriaco (ZAMG). Il database ha richiesto una intensa attività di coordinamento per ottenere e omogenizzare dati ottenuti da soggetti diversi, spesso nemici, con tecniche diverse, ad ore diverse, con strumenti non omogenei. È sufficiente pensare alle due guerre mondiali e, più recentemente, alle vicissitudini della ex Iugoslavia per immaginare le difficoltà, anche di carattere politico, che si sono dovute superare per avere, oggi, un insieme di dati meteorologici omogeneo che comprende la Greater Alpin Region (GAR), sia nelle zone di maggiore elevazione che in quelle, più basse, con maggiore densità di stazioni meteo e di osservazioni estese nel tempo.

I dati disponibili sono divisi in quattro zone geografiche (NE,SE,NW,SW) e due zone distinte per altezza delle stazioni (ALPIN, per le altezze maggiori) e LOW (altezze minori), comme appare nell’immagine sotto, presa dal sito di HISTALP:

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Nubi e raggi cosmici: luci stroboscopiche

Come nelle discoteche (forse di qualche anno fa, ahimè si vede che non frequento…) le luci attorno all’ipotesi di Svensmark sull’influenza che i raggi cosmici…

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Raggi cosmici e nubi basse: luci e ombre.

Dal blog di Judith Curry la notizia della imminente pubblicazione di un altro lavoro che affronta il tema del collegamento tra i flussi di raggi…

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La Terra è una trottola, ma se si scalda è sempre colpa del tuo SUV.

Perdonatemi il titolo privo di senso, non me ne veniva uno migliore per descrivere l’ultimo volo pindarico della scienza del clima. Esce sul Journal of…

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Il potenziometro del clima – Aggiornamento

Il prof Agostino Mathis, di cui abbiamo recentemente ospitato un intervento, mi ha segnalato un articolo uscito su Science il 14 ottobre scorso, chiedendomi di…

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Comunicazione cellulare

E’ uscito su Nature un lavoro molto interessante sulle formazioni nuvolose a carattere covettivo di tipo organizzato, per intenderci quelle vaste strutture a nido d’ape…

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