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Cap and Trade, calcolatrice alla mano

Per quanto il sistema di scambio sul mercato delle emissioni non sia più una novità, e per quanto non sia esattamente un esempio di successo sfolgorante, mi è dato di capire, leggendo anche i commenti su questo sito, che l’argomento susciti un rinnovato interesse. Cerchiamo allora nuovamente di approfondire la questione. Avendo scritto in passato altri articoli (qui e qui), oggi cercherò di affrontare il tema da una angolazione completamente diversa: cercheremo di costruire un piccolo sistema di scambio casalingo. Un sistema molto simpatico, credo, che consentirà a tutti noi di comprendere meglio i meccanismi del Cap and trade.

L’assunto di base di questo e degli altri miei articoli è che nel trattare questi argomenti utilizzeremo soltanto gli occhi dell’economista. Sulla validità effettiva a livello climatico di questi sistemi, vi lascio alle decine di altri articoli che vengono pubblicati su CM. Prima di passare all’esempio pratico, cominciamo a fare un po’ di chiarezza tra i vari concetti e metodi adottabili per ridurre le emissioni. In ordine decrescente di efficacia nella riduzione delle emissioni, abbiamo:

  • Messa al bando delle emissioni di CO2;
  • Carbon tax;
  • Aste sui permessi di inquinare;
  • Scambio delle emissioni sul mercato (Cap and trade, Emission trading);
  • Moral suasion;
  • Business-as-usual.

L’elenco di cui sopra, ci fa capire innanzitutto che il sistema di scambio delle emissioni sia già una soluzione intrinsecamente ed estremamente depotenziata.

Un esempio pratico

Si prenda la seguente situazione, che vede 3 aziende inquinanti alle prese con un target di riduzione delle emissioni. Questo esempio è tratto da uno degli esercizi (più difficili) presenti nel testo di Gregory Mankiw “Principi di microeconomia”1 . Vediamo di risolverlo insieme. I nomi delle aziende sono di fantasia, nel testo originale erano semplicemente A,B e C.

Tab.1 – Situazione iniziale
Azienda Livello di inquinamento Costo unitario di riduzione dell’inquinamento
Ciccio Bulloni Spa 70 20€
ACME Srl 80 25€
Nuovi Orizzonti Spa 50 10€

L’obiettivo consiste nel ridurre le emissioni a complessive 120 unità, ovvero con una riduzione pari a (70+80+50) – 120 = 80 unità di inquinamento. Una ulteriore ipotesi: il governo concede 40 permessi di inquinare a ciascuna delle aziende.

Nel primo scenario che analizzeremo, i permessi non sono scambiabili. Nel secondo scenario, invece, quegli stessi permessi dati in concessione dal governo, saranno scambiabili sul mercato delle emissioni.

Un ultimo preambolo, come potete vedere la Ciccio Bulloni Spa e la ACME Srl hanno profili di inquinamento elevati, così come i loro costi per affrontare una riduzione delle proprie emissioni. Tutto questo ci fa pensare ad industrie manifatturiere o comunque molto inquinanti. La Nuovi orizzonti Spa inquina meno e, soprattutto, deve sostenere costi molto inferiori per affrontare una riduzione delle proprie emissioni. Potrebbe trattarsi di una società di servizi, oppure di una azienda manifatturiera estremamente attenta all’ambiente. Ma questi sono ragionamenti accessori.

Scenario 1

Torniamo al nostro esercizio di microeconomia. La concessione governativa di un permesso di inquinare pari a 40 unità, significa semplicemente che tutto ciò che viene emesso sopra i 40 si paga viene sanzionato in una qualche misura (è un deterrente).

Andiamo ad aggiornare la tabella 1.

Tab.2 – Introduzione dei permessi governativi
Azienda Livello di inquinamento Costo unitario di riduzione dell’inquinamento Riduzione prevista Costo
Ciccio Bulloni Spa 70 20€ 30 unità 600€
ACME Srl 80 25€ 40 unità 1000€
Nuovi Orizzonti Spa 50 10€ 10 unità 100€

Come avevamo anticipato, la Nuovi Orizzonti Spa deve affrontare costi per la riduzione delle proprie emissioni decisamente inferiori, rispetto alle altre aziende. A conti fatti, per raggiungere l’obiettivo imposto dal governo, di complessive 120 unità di inquinamento, la nostra piccola struttura industriale di 3 aziende, deve complessivamente sostenere un costo di 1700€.

Quali riflessioni possiamo trarre da questo primo scenario? L’imposizione di un obiettivo e la concessione di permessi uguale per tutti è sicuramente una scelta poco corretta dal punto di vista morale. Con questo sistema stiamo cercando di ridurre le emissioni, ma stiamo anche andando ad aggravare notevolmente la situazione di una delle tre aziende (la ACME Srl). Di certo questo scenario non è equo. D’altronde l’intrinseca asimmetria informativa presente tra governo e attori del mercato, non consente al primo di conoscere la struttura delle emissioni di ciascuno. Questo sarebbe utile per andare a modulare i permessi a priori per ciascuna delle nostre aziende. Ciò tuttavia non è di facile realizzazione, di certo è molto più semplice individuare un target (40 nel nostro caso) di permessi uguale per tutti, da offire in concessione. Sull’efficienza di questo primo scenario, al momento non possiamo dire nulla. Per lo meno, non prima di aver analizzato lo:

Scenario 2

La situazione iniziale è esattamente la medesima del precedente scenario, possiamo quindi riferirci alla Tabella 1. La differenza sostanziale, tuttavia, consiste nella possibilità adesso di scambiare i permessi, sul mercato secondario. In altre parole, una volta concesse dal governo, le 40 unità di permesso di inquinare, possono essere contrattate e scambiate, tra le aziende.

Introduciamo adesso una nuova tabella, che ci fornisce qualche dettaglio in più sui prezzi di scambio.

Tab.3 – Prezzi di scambio
Azienda Livello di inquinamento Costo unitario di riduzione dell’inquinamento Prezzo di acquisto Prezzo di vendita
Ciccio Bulloni Spa 70 20€ [pmath size=10]<[/pmath]20€ >= 20€
ACME Srl 80 25€ [pmath size=10]<[/pmath]25€ >= 25€
Nuovi Orizzonti Spa 50 10€ [pmath size=10]<[/pmath]10€ >= 10€

E’ chiaro che, per esempio, se l’azienda Ciccio Bulloni Spa paga 20€ per la riduzione di ciascuna unità di inquinamento, potendo accedere al mercato secondario, acquisterà permessi che costino meno di quei 20€, risparmiando su un’operazione di riduzione interna delle proprie emissioni. Allo stesso modo la Ciccio Bulloni Spa non scenderà sotto i 20€ per il prezzo di vendita. E così via per le altre aziende del nostro esempio. Non dimentichiamo che ciascuna azienda ha a disposizione 40 permessi di emissioni da poter contrattare sul mercato. Chiaramente, nel momento in cui vendo uno dei miei permessi, trasferisco su un altro soggetto l’obbligo di ridurre le emissioni. Allo stesso modo, acquistando sul mercato un permesso, mi accollo io stesso l’obbligo di ridurre le emissioni, obbligo che era in capo ad un altro soggetto, immediatamente prima della transazione.

E’ il mercato, bellezza (spudorata auto-citazione, da qui)

A questo punto è venuta l’ora di complicare al massimo il nostro esempio. Abbiamo stabilito il livelli di acquisto e vendita per ciascuna azienda, adesso dobbiamo creare un mercato per lo scambio dei titoli. Abbiamo quattro ipotesi di prezzo (p):

  1. p < 10
  2. 10 < p < 20
  3. 20 < p < 25
  4. p > 25

Per il momento non approfondiamo troppo l’inclusione o l’esclusione di ciascuno degli estremi, nei vari intervalli. Verifichiamo la posizione di ciascuna azienda, in relazione ai livelli di prezzo sopra esposti.

p < 10

In questo caso tutte e tre le aziende vorranno acquistare, i permessi vengono scambiati ad un prezzo inferiore a 10€: conviene a tutti comprare i permessi, piuttosto che operare all’interno della propria azienda per ridurre le emissioni. Avremo per cui una domanda pari a 30 + 40 + 10 = 80 unità. Nessuno, tuttavia è disposto a vendere a quel prezzo. Questo è un caso estremo, con un forte squilibrio tra domanda e offerta.

10 < p < 20

Il prezzo p aumenta, la Ciccio Bulloni Spa e la ACME Srl decidono di acquistare (controllate la Tabella 3 per verificare i livelli di acquisto e vendita di ciascuna azienda). Per la Nuovi Orizzonti Spa, invece, il prezzo di acquisto è diventato troppo elevato: deciderà di non comprare, ma comincerà a vendere. Abbiamo quindi una domanda pari a 30 + 40 = 70 e una offerta di permessi pari a 40. Attenzione, perchè 40? Non dimentichiamo che i permessi dati in concessione dal governo, per essere scambiati, ammontano a 40 unità. Mentre in fase di acquisto, alle aziende serve solo la frazione necessaria al raggiungimento del loro target, in fase di vendita è possibile offrire l’intera quantità di permessi in quel momento disponibile. In questo caso, la Nuovi Orizzonti Spa ha da offrire l’intero portafoglio di 40 unità. Anche in questo caso abbiamo un certo squilibrio tra domanda e offerta, sebbene più ridotto rispetto al caso precedente.

20 < p < 25

A questo livello di prezzo, soltanto la ACME Srl ha ancora un vantaggio ad acquistare. La Ciccio Bulloni Spa e la Nuovi Orizzonti Spa invece vendono. In questo modo abbiamo una domanda pari a 40 e una offerta pari a 80 (per lo stesso motivo visto al paragrafo precedente). In questo caso abbiamo un eccesso di offerta, rispetto alle quantità domandate.

p > 25

Caso estremo. A questo punto nessuno vuole più acquistare, il prezzo è troppo alto per tutti. Al contrario, tutte le aziende hanno un vantaggio a vendere. Avremo per cui un totale di 120 permessi acquistabili sul mercato, ma nessun acquirente.

Fissiamo noi il prezzo: p*=20

Adesso che abbiamo compreso il meccanismo, verifichiamo cosa accade al sistema nel suo complesso, fissando noi stessi un prezzo ottimale per il mercato, ipotizziamo p*=20.

Essendo questo il prezzo di acquisto, prima di procedere, dobbiamo notare come 20€ renda del tutto indifferente l’azienda Ciccio Bulloni che compra per prezzi inferiori a 20€ e vende per prezzi superiori a 20€. In questo caso, e per questo specifico motivo, è l’unica azienda che non opererà sul mercato.

Riassumendo, la Ciccio Bulloni Spa non opera sul mercato e procede autonomamente a ridurre le proprie emissioni, con un costo pari a 30 unità x 20€ = 600€ (si veda la Tabella 2). La ACME Srl invece acquista 40 permessi, con p*=20, è ancora conveniente. Infine la Nuovi Orizzonti Spa trova convenienza nel vendere i propri permessi, cioè 40, sebbene vendendo tutti i suoi permessi, si trova a ridurre le emissioni per l’ammontare totale, pari a 50. Mettiamo tutto in una tabella.

Tabella 4 – Il mercato nel suo complesso
Azienda Vendita permessi Acquisto permessi Costo per la riduzione delle emissioni Costo netto Costo senza scambio dei permessi
Ciccio Bulloni Spa 0€ 0€ 600€ 600€ 600€
ACME Srl 0€ 40 x 20€ = 800€ 0€ 800€ 1000€
Nuovi Orizzonti Spa 40 x 20€ = 800€ 0€ 500€ -300€ 100€

Torniamo alla domanda iniziale: quale dei due sistemi è più efficiente? Quello senza possibilità di scambio, o quello con un mercato atto a offrire i propri permessi di emissione?

Innanzitutto calcoliamo il costo totale per lo scenario con il mercato di scambio: (600€ + 800€ – 300€) = €1100. Questo è il costo complessivo da sostenere dall’insieme delle nostre tre aziende, a fronte di un costo pari a €1700 dello scenario 1. Da notare l’aspetto interessante circa i costi pagati da ogni singola impresa. Mentre per la Ciccio Bulloni Spa (che non ha operato sul mercato) non è cambiato nulla, per le altre due aziende lo scenario si è modificato. La ACME Srl affronta costi inferiori e la Nuovi Orizzonti Spa addirittura ottiene degli utili. In poche parole, possiamo dire che il sistema di scambio dei permessi è sicuramente più efficiente per quanto riguarda la riduzione del costo complessivo. Rimangono ampi margini di dibattito sulla equità della distribuzione dei costi e dei ricavi, sebbene il secondo scenario sia sicuramente più equo rispetto al primo.

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  1. “Principles of Microeconomics”, Gregory Mankiw, 4th Edition, 2006 – Cap.10, ex. 10 []
Published inAttualitàEconomia

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