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Non solo antropico

Le ricostruzioni della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera si basano essenzialmente sui carotaggi eseguiti in Antartide presso le stazioni di Vostok e di Dome Concordia. Con riferimento particolare all’ultimo millennio, i dati scaturiti da questi programmi di ricerca sono molto simili ed hanno fornito un’immagine in cui si nota una sostanziale assenza di variabilità nella concentrazione di questo gas nel periodo pre-industriale, con variazioni non superiori a 12ppmv1, cui ha fatto seguito un trend positivo costante. Tale aumento è attribuito quasi interamente alle emissioni derivate dalle attività antropiche, tra tutte soprattutto l’impiego di combustibili fossili.

Probabilmente dovrebbe essere tenuta in maggiore considerazione la capacità del sistema terra-atmosfera-oceani di variare la concentrazione di CO2 in funzione della temperatura e non viceversa tuttavia, indubitabilmente, le emissioni ci sono e sono anche consistenti. Sarebbe dunque proprio questo aumento così importante ad esercitare un forcing sostanzialmente esogeno al sistema in grado di rompere una presunta situazione di equilibrio. In realtà con riferimento alle dinamiche del clima, parlare di equilibrio è piuttosto azzardato, perchè il clima è stato soggetto ad una variabilità molto accentuata di tutte le sue componenti anche nell’ultimo millennio, compresa la concentrazione di gas serra.

Di questo ne abbiamo testimonianza dall’analisi di dati di prossimità diversi dai carotaggi nel ghiaccio, serie storiche di informazioni che però stentano ad essere prese in considerazione. Il riferimento è agli stomi delle piante, ovvero a quelle piccolissime aperture del tessuto foliare attraverso le quali i vegetali assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera nel processo della sintesi clorofilliana.  Lo studio di serie ben datate derivate da diversi tipi di piante di diversa provenienza geografica2 dimostra che la concentrazione di CO2 ha subito delle oscillazioni di un ordine di grandezza 2-3 volte superiore a quelle individuate dagli Ice Cores3. Da questi ultimi è infatti difficile leggere le variazioni ad alta frequenza, così come sussistono anche problemi di datazione.

Se ci si riferisce alla letteratura scientifica citata nel 4AR4 per calcolare l’impatto sul forcing radiativo imputabile alla CO2, oscillazioni dell’ordine di 34ppmv possono produrre effetti paragonabili a quelli di altre forzanti ritenute uniche responsabili delle variazioni di temperatura dell’era pre-industriale, ovvero l’attività solare e le eruzioni vulcaniche. Ma una variabilità più accentuata della concentrazione di questo gas, in epoca di assoluta mancanza di effetto antropico, è chiaro segno di capacità naturale del sistema di variare il proprio potenziale di rilascio o immagazzinamento con ampiezza superiore a quanto ritenuto possibile basandosi essenzialmente sui carotaggi nel ghiaccio. L’effettiva consistenza di questa naturale capacità dovrebbe forse essere approfondita nell’ottica di arrivare a conoscere il peso reale della forzante antropica nei modelli di simulazione climatica. Più o meno CO2 di origine naturale nell’era preindustriale -e non c’è ragione di credere che tali caratteristiche del sistema siano mutate- non è associabile con altro che con variazioni di breve periodo della temperatura di superficie e salinità degli oceani. Il contributo antropico cui si accenna in alcune ricostruzioni, come ad esempio la veloce crescita delle foreste nel XIV e nel XV secolo occorsa in seguito alla decimazione della popolazioni durante le epidemie di peste, si stima non possa essere stato responsabile di oscillazioni superiori a 2ppmv.

Le recenti variazioni in positivo della concentrazione di CO2 in atmosfera hanno ampiezza superiore, certamente a causa del contributo antropico ma forse non solo. Ne consegue che il riscaldamento globale di origine antropogenica debba necessariamente essere rianalizzato in un contesto di variabilità naturale della CO2 più accentuato di quanto fatto fin’ora.

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

9 Comments

  1. Claudio Costa

    @ Lorenzo

    ti ha già risposto Achab, aggiungo

    Chiamiamolo il “respiro” antropo e zoogenico, entra negli oceani che poi lo riemetteno quindi con il tempo cambia il rapporto degli isotopi.

    Un altra cosa cambia il rapporto degli isotopi, è il “respiro” biologico della terra che aumenta con l’aumento della temperatura, nel caso di batteri e insetti l’aumento può essere esponenziale.

  2. Lorenzo Fiori

    Meno male che esiste una certa ‘obiettività‘ nella scelta degli argomenti…

  3. @ Lorenzo
    L’obbiettivo è quello di dar conto di quello che c’è in giro…se non te ne fossi accorto è la ragione per cui esiste questo blog.
    gg

  4. Lorenzo Fiori

    Non capisco poi l’obiettvo del post quando nei mesi precedenti qui in questo lido si è sempre dichiarata una bassa sensitività climatica alla Co2 quindi una scarsa influenza della stessa come forzante energetica se paragonata invece alla blasonata forzante solare…

  5. Achab

    @Lorenzo Fiore

    Quando ho scritto meno dell’8% del totale intendevo del totale antropico, circa 9 Gton l’anno

  6. Achab

    @Lorenzo Fiore

    Non so se esistono dati. Per gli uomini si può grosso modo calcolare considerando mezzo litro di capacità polmonare, un quoziente di respirazione medio (rapporto CO2/O2) di 0.82, circa 10 respirazioni al minuto e 6 miliardi di persone. Vengono circa 0.7 Gton di carbonio l’anno (meno dell’8% del totale) che si aggiungerebbero all’atmosfera se il carbonio del corpo umano avesse origine extra-terrestre. Considerato che invece l’origine, in ultima analisi, è vegetale, l’aggiunta è probabilmente prossima allo zero, o comunque molto più piccola delll’8% calcolato prima. Stesso discorso vale per gli animali del settore zootecnico.

  7. Lorenzo Fiori

    @ Costa

    Hai dei dati per suffragare quanto sostieni oppure fai solo un discorso qualitativo difficilmente dimostrabile?

    Insomma l’emissione Antropica per combustione potrebbe essere di gran lunga superiore a quella per respirazione.

  8. Claudio Costa

    Edit

    Aggiungo che le variazioni del rapporto degli isotopi del carbonio,12C 1c considerate la prova schiacciante del ruolo antropico nell’aumento della concentrazione della CO2, sono sicuramente antropogeniche, a causa della deforestazione e della combustione, ma lo sono anche a causa della crescita demografica.

    Con la crescita demografica e zootecnica, aumentano enormemente le emissioni di CO2 antropica dalla respirazione e dalla fermentazione dei reflui sia da parte degli uomini che degli animali zootecnici.

    Queste emissioni di carbonio non alterano la concentrazione della CO2 in atmosfera, perchè sono in equilibrio con il captato, ma alterano significativamente il rapporto tra gli isotopi del carbonio in atmosfera.(ma nessuno sa quanto, da quel poco che so)
    Perchè tutto il carbonio di queste emissioni da respirazione e fermentazione ha origine vegetale quindi ha poco 13c e questo vari ail rapporto 12C/13C

  9. Claudio Costa

    Aggiungo che le variazioni degli isotopi del carbonio considerate la prova schiacciante del ruolo antropico nell’aumento della concentrazione della CO2, sono sicuramente antropogeniche, a causa della deforestazione e della combustione, ma lo sono anche a causa della crescita demografica.
    Con l acrescuta demografica e zootecnica, aumenatno emormemente le emissioni di CO2 antropica dalla respirazione e dalla fermentazione dei reflui sia degli uomini che degli animali zootecnici.

    Queste emissioni di carbonio non alterano la concentrazione della CO2 in atmosfera, perchè sono in equilibrio con il captato, ma alterano significativamente ( ma nessuno sa quanto) il rapporto tra gli isotopi del carbonio in atmosfera.
    Perchè tutto il carbonio di queste emissioni da respirazione e fermentazione ha origine vegetale quindi con poco C13

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