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Scienza o scienzocrazia?

Il titolo potrebbe sembrare forte, ma il dibattito in corso in questi giorni, soprattutto negli Stati Uniti è di grande rilevanza e potrebbe arrivare a condizionare le nostre scelte di base, il senso stesso della società umana nel prossimo futuro. L’oggetto della discussione è la proposta da parte dell’agenzia federale per la protezione ambientale (EPA) di dichiarare il biossido di carbonio (CO2) ed altri cinque gas minori come sostanze inquinanti, ovvero, citando testualmente, nocivi per la salute umana.

Questo commento non è intenso come un’apologia dell’anidride carbonica, talmente è paradossale scrivere in difesa dell’essenza stessa della vita. Piuttosto mi interessa capire se un intervento pesante della scienza climatica, quella attualmente dominante nel panorama culturale e para-ambientalista, possa essere visto come una “presa del potere” e a che cosa ciò possa condurre se questo tentativo dovesse aver successo e diffondersi.

Il prof. Roger Pielke, che non credo abbia bisogno di presentazione, è stato piuttosto esplicito in proposito nel suo recente intervento del 15 maggio. Pielke scrive: “L’EPA, espandendo la sua autorità al fine di poter regolare il clima, avrà anche un potere enorme nel regolare molti aspetti della società, se non tutti. Questa presa del potere, usando la “scienza” come strumento, è talmente seria che necessita di essere comunicata e dibattuta nella maniera più larga possibile“.

Poiché ogni nostra attività, dal mangiare al tenere al freddo il cibo, dallo scaldare la casa in inverno ad andare al mare per le vacanze, dal ricevere le cure necessarie in caso di malattia a tirar su un figlio appena nato, dall’illuminare e scacciare il buio alla conquista dello spazio, insomma, in una parola vivere, ha un impatto in CO2, tutto potrebbe essere regolato per legge. Magari, per cominciare, i primi balzelli saranno messi sui trasporti, sulla carne e sull’energia. Ma se la nostra vita è quello che è adesso, tutto dipende dall’ampia disponibilità di energia. A qualcuno tale facilità nel reperire l’energia può anche non piacere, ma se tu non ci vuoi rinunciare, è arrivato il momento di far sentire la tua voce.

La proposta di abbattere dell’80% le emissioni di CO2 negli USA da qui al 2050, tenuto conto dell’aumento della popolazione, significa che per quella data un americano medio dovrebbe tornare ad un livello che non si vedeva dall’arrivo dei Padri Pellegrini. In forma meno romantica ma certamente più pragmatica significherebbe costruire e rendere operative entro il 2020 circa un migliaio di centrali nucleari. Siccome oltreoceano più che i sentimenti ha spesso avuto la meglio la praticità, sappiamo anche che tale proposta è puramente simbolica e serve solo a soffiare sul fuoco dell’AGW, perchè, in realtà, sin qui è stato trovato un accordo di massima largamente meno ambizioso.

Sinceramente, non sono contrario che qualcuno persegua tali obiettivi ma, se devo farlo anch’io, prima vorrei dire la mia. La proposta dell’EPA si fonda essenzialmente su alcuni rapporti recenti dell’IPCC e del CCSP (Climate Change Science Programm), cioè, secondo l’EPA, su quanto di meglio il “consenso” scientifico abbia potuto creare. La loro proposta è stata quindi sottoposta alla revisione di un gruppo di individui che, casualmente, sono gli stessi che hanno scritto quei rapporti. Per essere più chiari: un ristretto gruppo di scienziati scrive un paio di rapporti, tra cui l’IPCC-AR4, e poi revisiona la proposta dell’EPA che su quei rapporti è basata. Qualcuno di voi ci vede un palese conflitto d’interessi?

Pielke sembra infuriato per questo e cita nome per nome quel gruppo d’individui e scrive: “La proposta dell’EPA è l’atto finale di uno sforzo durato diversi anni da parte di un piccolo gruppo di scienziati del clima atto a usare la propria posizione come autori principali all’IPCC, al CCSP e all’NRC per promuovere un’agenda politica. Adesso che il loro sforzo ha raggiunto il livello dove si decide la politica federale, è urgente che ci sia una commissione indipendente di scienziati che possa valutare e verificare il processo che ha portato alla proposta dell’EPA e la scienza che sta alla base di tutto questo processo“.

Solo pochi giorni fa si discuteva con Guido ed altri di che cosa possa rappresentare un intervento diretto della scienza nelle scelte politiche. Non che ci sia molta scienza nella società attuale, tutt’altro, ma quando la scienza va oltre il suo ruolo informativo, di cui si sente la mancanza in molti campi, ed entra impropriamente nel processo che porta a regolare aspetti fondamentali della vita di ciascuno di noi, quando insomma si scivola nella “scienzocrazia”, ecco che un campanello d’allarme, a difesa della libertà di scelta, comincia a tintinnare.

L’aspetto paradossale di tutto ciò è che quel gruppo di cui sopra afferma che fa tutto questo per il bene del pianeta e, dunque, di tutti noi. A parte che non sento la necessità che qualcuno decida che cosa è bene per me ed il pianeta, ciò che è bene è deciso sulla base di modelli numerici con comprovata mancanza di skill, di abilità predittiva. Per dirla altrimenti, un gruppo di studiosi ci assicura che il loro modello prevede questa e quella catastrofe ad andare al 2100, se si continuerà con un certo ritmo di sviluppo e consumo. Se invece si attueranno alcune misure di contenimento, pestilenze e carestie saranno minimizzate e, quindi, avrò un guadagno al netto dei costi. Tutto bello, tutto seducente. C’è un piccolo dettaglio però: la simulazione per il 2100 è frutto di un’ipotesi incompleta, non verificabile, e che non ha alcun legame, neanche lontano, con la realtà passata e presente.

Insomma, ti convinco che la realtà futura sarà come prevede la mia ipotesi para-scientifica (il modello numerico), con tutti i disastri possibili e immaginabili; poi ti faccio una nuova simulazione con meno CO2 e ti dico: “Hai visto? Così ci saranno molti meno disastri!

Questo non ha molto della scienza, forse solo al livello larvale, eppure vogliono che tu cambi modo di vita. Non che tutto quello che noi umanità facciamo sia difendibile, ma intraprendere la strada proposta vorrebbe dire affidarsi a pochi illusionisti fondamentalisti.

Io voglio prender a cuore la richiesta di Pielke e contribuire affinché si apra un dibattito franco su questioni così di base. Come dicevo non sono per niente contrario che qualcuno faccia scelte molto radicali. Potrebbero anche cercarsi un pezzo di terra e cominciare una nuova avventura senza carbonio. Poi magari il loro esempio convincerà molti a tornare indietro di qualche centinaio di anni. Di certo, però, non vorrei che questa idee siano calate dall’alto e, per adesso, mi sento profondamente legato alla cultura democratica e liberale1.

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  1. Paolo Mezzasalma lavora all’ARPA EMR nella Sala Operativa Meteo per le Previsioni e la Verifica. Il suo escursus professionale inizia con la meteorologia a mesoscala e la radar meteorologia e prosegue con la modellistica ad area limitata []
Published inAmbienteAttualitàClimatologiaVoce dei lettori

77 Comments

  1. Luca Galati

    Pacifici ? Non mi sembra sia questo il caso e non certo o non solo per mia puntigliosità…comunque vada come vada; a questo però punto comincio a chiedermi se per caso abbia sbagliato laurea e se questo è il prezzo da pagare per una vita da scienziato, ovvero litigare in continuo per affermare e difendere una propria posizione: ma chi me lo fa fare? ho forse problemi di autostima per accanirmi contro l’uno o contro l’altro? ho bisogno di un ritorno visibilità e fama? è la frustrazione di non essere nessuno o di non ricoprire alcun ruolo di prestigio e di responsabilità che spinge a cercare gloria, fama e stima in una carriera in ambito scientifico piuttosto che mossi da reali intenti di miglioramenti alla conoscenza o al progresso? è la vanità umana che spinge a tutto ciò come diceva Arthur Schopenauer?

  2. Luca Galati

    Penso si sia capito: io volevo solo far riflettere su ciò che è per me la vera ‘democrazia’ ovvero la divisione dei compiti e delle responsabilità: sebbene certamente tutti abbiano il diritto, anzi sarebbe meglio dire il bisogno di dire la loro, l’atteggiamento secondo me più serio, umile e responsabile è quello di fidarsi e di dare la parola agli esperti del campo che certo non stanno li per caso. Non rispettare tale gerarchia vuol dire non riconoscere l’efficienza della società e calpestare la dignità dei lavoratori.
    Similmente l’essere etichettato già in partenza ‘membro dell’IPCC’ che si vuole far sembrare un organo più politico che scientifico non mi pare rispettoso della persona-scienziato che viene già messo in partenza su un piano di quasi disonestà e corruzione professionale. Tutto lì.

    • Lorenzo

      …ora…calpestare la dignità dei lavoratori….mi sembra esagerato 🙂

      sinceramente, Galati, non ho ben capito perchè hai così alzato i toni della questione: dalle tue parole è come se chi critica la teoria dell’ AGW desse implicitamente dell’imbecille a coloro che la sostengono, ma casomai è vero il contrario…

      e poi umiltà, fiducia…non stai parlando di scienza…stai parlando di religione: l’umiltà è davanti al dio in cui riponiamo la nostra fede 🙂

      la scienza è fatta di pacifici scontri…

    • Mi sembra che ti manchi qualche tassello. L’IPCC è un organo politico, non scientifico. Prima di tutto perchè non fa ricerca ma raccoglie ricerca (e questo lo trovi sul sito ufficiale), poi perchè, dopo la raccolta, provvede a stilare dei report in duplice formato. Quello più voluminoso (che arriva però per ultimo) riporta quanto raccolto, quello più piccolo, Summary for Policy Makers, fornisce le indicazioni ai decisori. Il punto è che mentre in quello più voluminoso ci sono i contributi di una larga messe di studiosi, che come dici tu, parlano ognuno per il proprio settore di applicazione, il secondo è compilato dai membri del Bureau, che sono di nomina politica in quanto scelti dai governi in esso rappresentati. Il negoziato per la stesura finale è fatto in stretta collaborazione con il mondo politico. Sinceramente, non ci trovo nulla di male o di strano, semplicemente, si dovrebbe dire chiaramente che quel documento NON rappresenta il consenso scientifico di molti, ma gli intendimenti politici di pochi. Al riguardo ti consiglio di leggere questo http://limes.espresso.repubblica.it/indexec81.html?p=351
      E’ un’analisi piuttosto chiara di come funziona il Panel.
      gg

  3. Giorgio Stecconi

    @ Luca Galati

    Sig. Galati, se farai lo scienziato non sarai servo di nessuno. Se farai il tuo lavoro per dimostrare che hai ragione tu non renderai buon servizio a nessuno. Continua a difendere le tue idee ma ogni sera pensa: ho sbagliato? Se la risposta è no vai avanti, se la risposta è sì fallo sapere a tutti. Aspetterò i tuoi commenti, non per abbatterli ma perché sono un curioso inguaribile e mi piace ascoltare le ragioni di tutti.
    Ps. Un grande fisico quale A. Einstein lavorava all’ufficio brevetti…titoli 0 intelligenza 100. E per fortuna il miglior laboratorio del mondo rimane il cervello umano, usiamolo!

  4. admin

    Galati, la esorto a trovare un linguaggio più consono. E non mi riferisco al termine “sputtanato”, ma il concetto successivo. Ci faccia capire dove e come si è fatto credere che lei sia “servo dell’IPCC”. Forse non se n’è accorto, ma non siamo al bar. Mentre lei è studente e , in modo preventivo, difende la sua reputazione, la richiamo all’attenzione, perchè qui dentro, invece, ci sono tanti professionisti che la reputazione la devono salvaguardare qui e adesso. CM è uno strumento democratico: non abusatene.

    L’Amministratore

  5. Luca Galati

    @ Stecconi

    Ho paura che non ci siamo capiti: io difendo il mio status-quo di studente e forse di futuro dottore: non vorrei trovarmi tra qualche anno già ‘sputtanato’ come ‘servo dell’IPCC’ come qui più volte si vuole far credere.
    Credo sia un mio assoluto diritto far valere il mio status e difendere la mia futura reputazione.

    Ci pensi a chi sono i veri insultatori e pensi anche alle tendenze dell’animo umano adulto nel non riconoscere valore e dignità alle critiche degli studenti ai superiori che molto spesso d’alto della loro posizione si sentono orgogliosamente intoccabili e infallibili.

    Cordialmente
    LG

  6. @ Pellegrini

    Non so a cosa si riferisca di preciso Meteogeek, tuttavia la vicenda di M&M direi che è paradigmatica e ormai risaputa. In effetti risale a qualche annetto fa, ormai, e questo va detto. Dopo la loro battaglia, in effetti anche i reviewer più ostici ora li guardano con il dovuto rispetto.

    A proposito di quelle che lei chiama panzane. Stiamo lavorando per circostanziare alcuni avvenimenti, così da saziare la sua sete di gossip. Posso dire inoltre che abbiamo casi che, purtroppo, non possiamo citare al momento, perchè non abbiamo la autorizzazione. Onestamente io con queste persone ci parlo, e non mi sembra che raccontino panzane. Ah, queste persone non sono climatologi, ma operano in altri ambiti scientifici, a riprova, semmai, che le panzane sono trasversali.

    C. Gravina

  7. Giovanni Pellegrini

    A me pare che il duo McIntyre e McKitrick pubblichi i suoi onesti articoli, e che pure vengano pubblicati i loro commenti…certo che se uno ogni volta che gli respingono un articolo grida al complotto…e poi… francamente…speravo che McIntyre non lo si tirasse in ballo, confidavo nell’apparizione di qualche altro nome, che sono certo arriverà, visto che la documentazione è in preparazione.

    Cordiali Saluti

  8. Abbiate pazienza, a breve la produrremo anche noi un po’ di documentazione, così tanto per raccontare panzane.
    Ciò detto, confesso che una volta tanto stare dalla parte dei cattivi è pure divertente….:-)
    gg

  9. MeteoGeek

    Sì, davvero una panzana! Provi a dirlo a McIntyre se la chiusura delle riviste nei suoi confronti è una panzana. Fortunatamente in quel caso è tutto documentato, così almeno le persone dubbiose come lei possono, in modo sano, togliersi ogni ragionevole dubbio.

    Credo che l’ambiente scientifico sia uguale a tutti gli altri: con momenti alti e momenti bassi, come in qualsiasi officina metalmeccanica o supermercato di periferia.

    M.G.

  10. Giovanni Pellegrini

    @lorenzo

    Ah beh…se l’ha letto su metro…

    Ovviamente mi baso sulla mia esperienza… ma anche su una comunità scientifica molto allargata, di migliaia di scienziati, non ho mai sentito questa teorie di censure e complotti…non all’INFM, non all’INFN, non al CNR… non a congressi internazionali…Ripeto, il mondo scientifico non è fatto di verginelle, sarà più facile pubblicare alcuni risultati, più difficile per altri, più facile o più difficile ottenere fondi…ecc. ecc. Ma questa storia dell’oscuramento degli articoli non mainstream è, con rispetto parlando, una panzana. Ovviamente vedersi trombato il proprio articolo non fa comunque piacere a nessuno.

    Cordiali Saluti

  11. Giorgio Stecconi

    @Luca Galati

    Caro amico e quasi dottore, nel mio campo, che non è la climatologia, mi sono fatto 11 anni di università tra laurea specialità dottorato ma questo non mi da il diritto di insultare chi parla di argomenti inerenti il mio lavoro senza avere il mio curriculum…rifletta e quando diventarà un docente se lo ricordi perché gli studenti che avrà davanti di titoli non ne avranno neanche mezzo

  12. Lorenzo

    @ Pellegrini

    come ammetti, l’esperienza tua e dei tuoi collaboratori, che non pongo certo in dubbio, è limitata al tuo campo di azione. Estendere considerazioni derivanti da questa esperienza a tutto il mondo scientifico, continua ad essere un atto di fede.

    Da parte mia, mi baso su testimonianze che vengono da più parti e certamente non solo limitata al tema AGW. Leggevo proprio l’altro ieri su “metro” di un prof di Roma, di cui purtroppo non ricordo il nome, che denunciava senza mezzi termini il silenzio sull’inquinamento da elettrosmog delle onde wireless. O nel campo della scienza medica americana, per esempio, vedi Duesberg.

    Inoltre, anche senza testimonianze, dato l’isteria politica-mondiale sulla CO2, avrei scommesso di mio su tutto ciò che invece importanti scienziati da tutto il mondo ci denunciano.

  13. Achab

    @Paolo Mezzasalma

    Amen 🙂

  14. Caro Achab,
    ma a lei che uno agisca semplicemente per controbattere a così palesi falsità / esagerazioni/ iperboli, non le passa proprio per la testa?
    Poi se qualcuno vuole anche impormi il suo stile di vita, lì diventa una questione di democrazia, di interessi generali e personali ed ecco fuori il mio articolo.

    Che il mondo, fisicamente, sia lo stesso lo sappiamo benissimo, ma la sua percezione è diversa dalla mia, non dobbiamo mica andare sull’ovvio. E se lei continua a negare che alcuni non fanno un gioco politico, non credo che valga la pena di continuare nella discussione, abbiamo due punti di vista diversi e amen

  15. Achab

    @Paolo Mezzasalma

    Interesse puo’ essere non voler modificare uno stile di vita, non veder penalizzata la propia attività lavorativa, non essere disposti a modificare un modo di pensare, non essere disposti a rimettere in gioco alcune “certezze” in cui si crede, non essere disposti a porsi alcuni problemi piu’ grandi di quanto singolarmente accettabile, non voler mettere in gioco il futuro delle generazioni prossime, non voler rischiare, etc. Sarebbe possibile continuare, è più questione di fantasia che di altro. E’ giusto e naturale che si agisca di conseguenza, ovviamente presuppongo in modo onesto, per cercare di affermarsi; il bilanciamento di interessi e diritti contrapposti, variabili nel tempo, è il motore delle nostre società.

    Anche se penso che le possa sembrare incredibile, io e lei viviamo nello stesso mondo. Non basta non credere che il ben preciso gruppo di persone a cui si riferisce Pielke (non genericamente “alcuni” come scrive lei) faccia un gioco politico violentando la scienza per essere in un mondo diverso. Neanche le sue affermazioni, immagino volutamente paradossali, su cosa rischiamo che ci venga regolamentato per legge mi fanno credere che lei viva in mondo diverso dal mio. Nel mio mondo, e di certo anche in quello suo che crede diverso, la verità scientifica prima o poi prevale.

  16. Caro Achab,
    sembra che lei dimentichi quello che ha scritto:
    “Quando una qualche risultanza scientifica cozza contro interessi di qualcuno (singolo o gruppo che sia), questi si premurerà di attaccare la scienza che ha portato a quelle conclusioni.”

    Qui non è questione di connotazione negativa o positiva della parola “interessi”. Si vorrebbe capire quello che intendeva nel contesto in discussione. E’ possibile ottenere una spiegazione?

    Se poi lei è convinto che non esista un’agenda politica di alcuni, probabilmente viviamo in due mondi paralleli. Nel mio ci sono para-ambientalisti che usano para-scienza per scopi politici. Ci sono anche ambientalisti e scienziati senza prefissi.

  17. Achab

    @Paolo Mezzasalma

    Anche se la parola “interesse” ha in alcuni casi una connotazione negativa, non sempre questa connotazione è appropiata. E’ una parola comune neii discorsi socilogici, economici e politici e non ha nulla di offensivo in sè. Credo che se questo ci sia stato un fraintendimento visto che azzarda l’ipotesi di “parole al vento”.

    Non condivido quanto detto da Stecocni che lei cita, dimentica le modalità di elezione dei membri e la durata della carica. Inoltre non fa giustizia della consolidata tradizione di imparzialità del mondo anglosassone, compreso propio della Corte Suprema degli Stati Uniti. Questa visione di così alti livelli di politicizzazione è molto italiana. Comunque, non basta una nomina di un Presidente per considerare politica un’intera organizzazione o organo. In Italia magari si pensa subito alla RAI, ma sono molte altre le nomine governative che non fanno di una organizzazione un organo politico.

    Mi può far piacere che a nome del Governatore dello Stato New York si inviti l’EPA ad intervenire, ma non è un obbligo e comunque la parola finale resta (giustamente) al legislatore. Propio in questi giorni il Presidente Obama ha deciso di intervenire personalmente sulla riduzione delle emissione delle auto. Piaccia o meno, l’EPA è un organo tecnico a cui può appoggiarsi il legislatore. E’ così ovunque, anche da noi.

    Per rispondere alla sua domanda sulla contraddizione, Pielke presuppone un gioco politico (“promuovere un’agenda politica”) da parte di un gruppo di climatologi e chiede (a chi? al Presidente? al Congresso?) che si faccia una verifica su questo. Richiesta legittima, ma per essere accolta deve convincere chi è deputato a decidere; ed è un gioco squisitamente politico e non scientifico. Per quanto riguarda me, non sono convinto del presupposto di Pielke.

  18. Luca Galati

    Va bene, mi automodero.

    Saluti
    LG

  19. @ Luca
    Come sai non sono in grado di dare un consiglio tecnico, però posso darne uno generico ma parimenti utile. Qualunque cosa tu decida di fare, non sarebbe male tentare di cercare il dialogo con chi la pensa in modo diverso da te, perchè sia statuito il diritto alle opinioni, anche in una mezzo di comunicazione tutto sommato informale come la blogosfera. Se così fosse, potresti accorgerti che Paolo (al quale ovviamente mi associo) non ha implorato le tue scuse (delle quali ovviamente non sa che farsene), ma le ha chieste per rispetto di chi sta frequentando questa discussione, perchè, essendo abituato proprio allo scambio di opinioni, sa che trascendere non è mai utile. Da quel che dici riguardo al tuo corso di studi, per il quale ti faccio i miei migliori auguri, deduco che tu sia anche abbastanza giovane. Segui il mio consiglio, il mondo reale non funziona a suon di insulti. Aggiungo solo un altro piccolo particolare. Se non fossi stato personalmente coinvolto nella discussione, ma questa fosse avvenuta solo tra “esterni” alla redazione di questo blog, avrei già chiuso i commenti ed eliminato il problema alla radice. Dato che che sono stato chiamato in causa, questo sarebbe stato un abuso nei tuoi confronti. Tuttavia, continuare su questa linea è invece un tuo abuso nei confronti di chi frequenta il blog, a vario titolo. Per cui, se mi perdoni l’uso sfinente del termine, non abusare della libertà che per principio si vuol concedere su queste pagine, perchè questo è lesivo della libertà di chi lo gestisce e di chi lo legge.
    Ciò detto, dato che certamente possiedi gli strumenti per farlo, rivolgo a te lo stesso invito che faccio a tutti quelli che hanno veramente qualcosa da dire. Scrivi un post ed io lo pubblicherò, perchè i lettori possano valutare le tue opinioni come (giustamente) tu fai con gli altri autori.
    gg

  20. teodoro georgiadis

    @Pellegrini

    “Non si tratta certo di fede ma di esperienza personale, mia e di chi lavora con me. E ripeto, un buon lavoro, scientificamente solido, VIENE PUBBLICATO. Può essere respinto anche una, due, tre volte, ma alla fine verrà pubblicato su una rivista valida.”

    Guardi che se da’ una occhiata un po’ approfondita in internet, e non voglio entrare nel merito del fatto che esista oppure no una censura, scoprira’ che ci sono fior di personaggi che denunciano quantomeno stranezze comportamentali da parte degli editor di riviste.

  21. teodoro georgiadis

    @ Galati

    Caro Galati non dica cosi’. Il punto e’ che lei fa una divisione molto netta tra il meteorologo ed il climatologo. Oggi forse i nuovi piani di studio operano in questo modo, questo pero’ non e’ vero, e non era, in generale.
    Io suggerisco sempre di affrontare il problema cosi’: studiare la fisica dell’atmosfera, poi sicuramente specializzarsi in un settore, ma senza dimenticare che l’origine e’ comune ma sopratutto ‘vicina’. Quindi facciamoli pure questi 3 anni ma confrontiamoci sulla scienza e non sui distinguo.
    Poi, scienziatoni, nell’accezione un po’ sfottente del termine, lo siamo tutti: e’ un meccanismo di difesa del nostro settore che si deve sempre confrontare con l’hard science, ed e’ anche il nostro problema.
    Cordialmente
    teo

  22. Luca Galati

    Volevo chiedere a questi signori che implorano le scuse personali un’ultima cosa:
    visto che mi stò per laureare in FAT mi consigliate di fare il dottorato in Climatologia giusto per saperne qualcosina in più in fatto Clima, ma venir inevitabilmente sbeffeggiato dal primo meteorologo di turno con il simpatico appellativo di ‘scienziatone’, come letto qui su questo blog, oppure andare a fare direttamente il Meteorologo e aprire bocca a 360 gradi anche sulla Climatologia visto che tanto è la stessa cosa risparmiandomi anche altri 3 anni di studio disperato?

    Cordialmente
    LG

  23. Giovanni Pellegrini

    @Lorenzo

    Non si tratta certo di fede ma di esperienza personale, mia e di chi lavora con me. E ripeto, un buon lavoro, scientificamente solido, VIENE PUBBLICATO. Può essere respinto anche una, due, tre volte, ma alla fine verrà pubblicato su una rivista valida. L’impact factor della rivista ha poi un’importanza relativa. Ci sono articolo su riviste con impact factor 2 o 3, citati migliaia di volte e con enorme impatto. Ripeto ancora una cosa che ho già detto: grossi gruppi di ricerca, anche in un campo di ricerca poco politicizzato come la fisica dello stato solido (il mio campo), hanno più facilità a pubblicare… ma nessun buon articolo viene perennemente rifiutato, ed alla fine trova la sua strada. Con tutti i difetti del peer-review, che non è di certo perfetto, la rappresentazione che ne viene fatta qui è fortemente fuorviante.

    Cordiali Saluti

  24. Lorenzo

    @ Pellegrini

    la mia è sicuramente un’affermazione netta e come tale non sempre verificata, ovviamente. Ma non è più campata in aria della tua fede in una scienza scevra da condizionamenti di vario tipo, economici e politici in primis. La scienza non è un’entità astratta, ma è fatta dagli uomini. E sappiamo tutti come si comportano gli uomini.

  25. Teo Georgiadis

    …chiaramente potete sempre dire che non sono un ‘buon’ climatologo visto che mi bocciano i lavori. A proposito di quello, si pensa con Mariani (appena abbiamo un attimo di respiro) di produrre la documentazione. Come correttamente colto in un post,ci sono alcuni problemi, non nostri, legati alla divulgazione della corrispondenza che stiamo cercando di risolvere. Cercheremo anche che la cosa risulti utile in generale e non si traduca in un dibattito sterile o in una specie di ‘rivincita’ professionale.

  26. Teo Georgiadis

    E’, a mio modesto avviso, abbastanza incredibile come abbia attecchito a molti livelli questa faccenda del ‘climatologo’.
    Io stesso sono in parte colpevole perche’ tendo per taglio culturale a considerare aspiranti alla definizione di climatologo quelli che hanno una laurea in Fisica dell’atmosfera (laurea che riassume sempre sia la meteo che il clima perche’ alla base delle loro definizioni ci sta solo il fattore temporale, anche se sono d’accordo che ‘si puo’ fare di piu”).
    In realta’ cosi’ facendo escludo una consistente fetta di persone che provengono dalle discipline geografiche (questa fetta e’ preponderante negli altri paesi) e quelli che provengono dalla geologia.
    Curiosamente moltissimi dei personaggi che ci parlano di climatologia alla TV non provengono dalla fisica dell’atmosfera, ma con diritto ne parlano, e sembra a buon diritto perche’ nessuno si e’ mai lamentato.
    Come ho detto qualche volta, io mi occupo di partizione dell’energia solare alla superficie in flussi di calore: se qualcuno cortesemente mi volesse dire quale e’ la mia etichetta ne sarei lieto; Caserini nel suo libro ha detto che non sono un climatologo, chi alza la mano perche’ e’ d’accordo?

  27. @Achab,
    OK, lei parlava d’interessi in generale, suoi e miei e di chiunque.
    Vogliamo mettere sostanza alle sue affermazioni? Quali sono i miei e quali i suoi interessi? O erano parole al vento?

    Sul secondo punto del suo secondo intervento, Giorgio Stecconi ha dato un’altra lettura della faccenda.
    In questo articolo poi
    http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5gFfOn9fGm50O9nEQAVTgGHUiK_pwD988OG100

    è opinione di chi parla che “EPA urged to act on climate, not wait for Congress” e che “While we also hope that Congress enacts comprehensive federal climate change legislation, we believe EPA can act now under the existing Clean Air Act without waiting for such legislation.”
    Prima di dire che Pielke sia in errore, lui che con l’EPA ci ha lavorato, ce ne passa, a mia modesta opinione.
    Non mi ha ancora risposto su un punto preciso, se lei vede una qualche contraddizione che una proposta dell’EPA sia controllata da chi ha ispirato quella proposta.
    Attendo.

    Sulla terza parte del suo commento, penso di aver risposto in precedenza.

  28. Galati scrive:
    “…il Climatolgo propriamente detto è colui che fa ricerca in campo climatico e non meteorologico…”

    Se volesse mettere più dettagli a questa affermazione così da poter immaginare che cosa voglia dire, magari potrei rispondere.
    Inoltre, nel mio commento precedente ho già provato a spiegare chi è il “suo” climatologo. Se mi dice quale parte non ha compreso, posso provare a spiegarglielo di nuovo.

    Infine, prima di continuare la discussione, dopo tutti quei pregevoli epiteti che mi / ci ha regalato, le sembra fuori luogo chiedere scusa?

  29. Convengo con te che finchè non ci libereremo di tutti questi paletti su chi ha diritto a parlare e chi no, su chi fa questo per quella o per quell’altra ragione o su chi ha torto o ragione non caveremo un ragno dal buco.
    Gli strumenti di informazione come la rete e questo blog hanno fatto fare alla partecipazione alla conoscenza un passo in avanti spaventoso. Approfittiamo di questo e usiamoli, nel rispetto delle reciproche opinioni. Attaccarsi non serve a nulla, se non a scadere nella più sterile ed ideologica contrapposizione.
    gg

  30. @ Galati

    A quanto pare, oltre ad essere affetto dalla “sindrome dell’accademico” (rubo le parole a Meteogeek), lei è pure affetto dalla sindrome dell’ultima parola a tutti i costi.

    @ Pellegrini

    La verità sta sempre nel mezzo, quindi le affermazioni nette (se non utilizzate in quanto iperboli) solitamente non sono di questo mondo. Ciò detto, ignora numerosi casi documentati (e non solo in campo climatologico) di peer review “fallati” a causa di allineamenti/non allineamenti e quant’altro. Ce ne sono davvero tanti, basta fare qualche ricerca con Google e ne saltano fuori un vivavio.

    C. Gravina

  31. Luca Galati

    Converrete com me però che il Climatolgo propriamente detto è colui che fa ricerca in campo climatico e non meteorologico e chi fa questo è sicuramente professionalmente più informato in fatto di clima di un meteorologo che invece si occupa di previsione a breve scadenza: in sostanza se ho il mal di pancia continuo vado dal gastroenterologo non dal semplice medico di famiglia; mi sembra una cosa di assoluto buon senso.

    Quanto al fatto che divago e vado fuori tema o finisco con le mie argomentazioni ideologiche, l’argomento del post è in linea con la filosofia di fondo del blog e quindi non ha bisogno di ulteriori commenti; tra tutti però l’ultimo di Giovanni Pellegrini appare molto saggio. Che ne pensate? Bisognerebbe solo dimostrare che le riviste non sono asservite alla politica bensì solo al marketing, ma anche su questo il buon senso ci aiuta.

  32. Carissimo Luca,
    sento il dovere di riempire i puntini di sospensione (ho letto da qualche parte che sono come le malattie esantematiche, si fanno in genere alle elementari e poi non più). L’ignorante qui dentro sono certamente io. Venti anni passati a studiare queste cose ed a lavorare per tradurle in fatti in tutta evidenza non sono un titolo e non danno titolo. In linea perfetta con il mainstream, se abbandonassi la mia professione non sarei buono neanche (come direbbe Totò) per la cassetta con le sigarette americane. Stando così le cose, devo necessariamente fare appello ad un consiglio ricevuto parecchio tempo fa dalla persona più cara che ho: ricordati che nessuno ha due cervelli, perciò impara ad usare il tuo.
    Così è caro Luca, cerco di usarlo e, a giudicare dal fatto che i tuoi interventi non entrano mai nel merito ma sparano nel mucchio, comincio a pensare che qualche volta mi riesca anche bene, altrimenti più che far rumore parteciperesti con concretezza alla discussione.
    Qui finisce la storia, qui, se non ti spiace ricomincia la discussione.
    gg

  33. Sgombriamo il campo da alcuni miti.
    Il climatologo…questa figura un tempo quasi sconosciuta e adesso così di moda…tanto prestigiosa che ormai tanti si auto-attribuiscono il patentino.
    Qui in Italia, come è stato già detto, il corso di laurea o il Phd in climatologia non esistevano, almeno fino a non molto tempo fa. Chi voleva occuparsi di atmosfera aveva unicamente la possibilità di scegliere fisica. E negli anni ottanta Bologna era l’unica insieme a Roma (se non sbaglio) che offriva la possibilità di scegliere tra le materie complementari Fisica dell’Atmosfera, ripeto…complementari.
    Quindi, molti di quelli che oggi si auto-definiscono climatologi sono fisici proprio come me. E se io ho studiato fisica dell’atmosfera e quell’altro fisica dei sistemi non lineari e complessi, questo non ci rende di per sé diversi. La laurea è unica e, come qualcuno soleva dire, è così perché un fisico deve avere la capacità di studiare e comprendere il mondo…tutto!
    Ovvio che ci siano diversi gradi d’intelligenza anche tra i fisici, ma non è che l’auto-incensato climatologo è per forza più intelligente. Io, di sicuro, sono nella parte bassa della categoria.
    Quando qualcuno come Galati, dalla critica ai fatti, dura e sferzante, passa all’attacco ad hominem ha solo esaurito gli argomenti ideologici e pensa di avere qualche punto riducendomi a semplice meteorologo. Non sa di cosa parla e quindi è scusabile.
    E poi è un film già rivisto che porta solo disonore a chi lo gira.
    La climatologia, come c’insegna il prof. Mariani, è una scienza inter-disciplinare mentre quelli che si auto-appellano climatologi, o sono ritenuti tali da Galati, sono per lo più fisici modellisti. E la cosa non sminuisce la figura, tutt’altro!
    Alcuni di questi, non so perché, hanno la tendenza a confondere la simulazione prodotta da un’ipotesi incompleta e non verificabile (più che altro gia bella e falsificata) con la realtà passata e futuribile.

  34. Giordano Monti afferma che io “derubrico a parascienza quella branca della ricerca scientifica che: studia il comportamento del clima e della circolazione, indaga le risposte del sistema al cambiamento delle forzanti (antropiche o naturali che siano), e lo fa avvalendosi (anche) dei più avanzati GCM…”

    Innanzitutto, dalle parole di Monti “più avanzati CGM” sembrerebbe che per il solo fatto che i modelli siano “avanzati” allora di per sé siano intrinsecamente buoni. La sequenza logica a me sfugge e se Monti intendeva buoni, che si usi quell’aggettivo!

    Andando alla sostanza, ovviamente io non ce l’ho con chi studia o con gli strumenti adoperati per lo studio del clima e delle sue variazioni.
    Il problema nasce quando chi sa, o dovrebbe sapere, quali sono i limiti sia della teoria sia degli strumenti (gli AOCGM), fa quell’operazione che in inglese si definisce “overselling” e crede e fa credere che ci sono buone certezze sia nell’attribuzione di quanto osservato sia nella previsione dei cambiamenti futuri.
    I modelli climatici sono IPOTESI che raccolgono le nostre attuali conoscenze e tanta buona dose di congetture e come tali (ipotesi incomplete e non verificabili) non DEVONO essere usati per fare previsioni al 2100.
    Quindi il mio attacco frontale non è indirizzato a chi studia o ai modelli ma a quegli studiosi che vanno professando certezze che non possono esistere.
    Qualcuno potrebbe dire “ma meglio questo che niente, qualcosa di vero in fondo ci sarà“. E’ una filosofia che rifiuto, pre-scientifica, ma, soprattutto, il sistema è tale che alla fine potrebbe essere completamente diverso rispetto alla previsione. L’intento dei modelli climatici è quello di testare l’impatto di una certa ipotesi all’interno di come è stato ipotizzato il sistema climatico, cioè a dire con un’ipotesi, il modello, testo un’altra ipotesi, quella che voglio studiare. Ed ipotesi +ipotesi non diventano scienza per magia. E’ uno strumento che cerca di far avanzare la nostra comprensione, che in termini tecnici si definisce “sensivity study”. Strumento utile, forse anche l’unico, ma lì ci si ferma.

  35. Giovanni Pellegrini

    “Peccato che per pubblicare è necessario essere allineati col mainstream”

    Un’affermazione piuttosto netta…quanto veramente campata per aria…Nessuna rivista, piccola o grande che sia, ha interesse a respingere lavori validi eo rivoluzionari, sarebbe tirarsi la zappa sui piedi, anche perché poi quel lavoro lo pubblicherebbe qualcun altro, aumentado il prestigio della sua, di pubblicazione…ma al di la dei comments di Georgiadis e Mariani respinti da nature (e qui sarebbe interessante vedere la corrispondenza, ma immagino non si possa per questioni di privacy), i lavori buoni si pubblicano, se la scienza è solida, indipendentemente dalle conclusioni. L’ambiente scientifico è fondamentalmente, solidamente, largamente onesto. Il problema casomai è quando i risultati scientifici pestano i piedi dei politici.

  36. Luca Galati

    @ Lorenzo

    Se la mettiamo sul fronte della laurea in fisica non tutti su questo portale sono laureati, dalle informazioni che ho in mio possesso…

  37. MeteoGeek

    Forse ho capito come si chiama la sindrome che affligge alcuni: accademia.

    Guidi e tutti gli altri su questo sito sono titolatissimi per discutere di questi argomenti. Anche io sarei titolatissimo, perchè seppur non accademico e nemmeno preparato, posso sempre liberamente esprimere la mia opinione. Nel momento in cui i serristi ci imporranno di ridurre le nostre emissioni, di mangiare solo verdura, di uccidere tutto il bestiame e quando aboliranno il diritto di opinione, allora ne riparleremo. Fino a quel momento, credo, ognuno può dire quello che vuole. Certo è che non pretendo che la mia opinione faccia accademia. Ma al mondo reale dell’accademia… sì insomma, ci siamo capiti.

    🙂

    M.G.

  38. Lorenzo

    @ Angelo

    l’ottimismo è il sale della vita, no? 🙂

    Le tue affermazioni sulla geopolitica del caucaso sono verissime e di fatto le rinnovabili servirebbero anche a questo. Il sole, il vento, il calore della Terra sono di tutti e sono dappertutto, non ci sarebbero più tensioni politiche per questioni energetiche. Del resto l’energia è ricchezza, se tutti fossero ricchi, non ci sarebbe bisogno di fare le guerre.

    Ciao alla prossima 😉

  39. Ben vengano le regole, infatti gli ingegneri fanno i ponti, non pontificano. Non si capisce perchè alcuni climatologi debbano invece poterlo fare. 🙂
    gg

  40. Lorenzo

    @Galati

    Un metereologo è a tutti gli effetti un laureato in fisica, per cui conosce anche la fisica teorica, esattamente come il climatologo. Tant’è vero che in Italia fino ad una decina di anni fa non esisteva neanche un indirizzo universitario specifico per meteorologia, i meteorologi erano fisici che spesso proseguivano la preparazione nel corpo dell’Aereonautica (Guidi mi corregga se sbaglio). Conseguentemente il meteoman ha tutti tutti gli strumenti scientifici per poter ragionare di clima e dunque poter criticare certe posizioni.

    Come mi sembra accennasse Georgiadis, spesso l’etichetta di climatologo viene figuratamente concessa se hai pubblicato articoli in tale ambito in prestigiose riviste. Peccato che per pubblicare è necessario essere allineati col mainstream, ed ecco come magicamente tutti i climatologi condividono la tesi dell’ AGW. Del resto tu parli di dottorato, ma il dottorato cos’altro è se non attività di ricerca?

    Inoltre non mi è chiaro perchè pur non avendo nozioni specifiche non si possa criticare una certa teoria. Abbiamo tutti capacità di ragionamento, per fortuna. Se le cose stessero così, tu stesso dovresti evitare di pronunciarti sia in un senso che nell’altro: non puoi criticare la teoria AGW, ma neanche difenderla, poichè le due cose sono due facce della stessa medaglia e tu non sei un climatologo e non conosci gli strumenti scientifici per giudicare. Non puoi sapere chi ha ragione e chi ha torto. E se tutti seguissero questo principio, i blog sarebbero vuoti, nessuno parlerebbe di niente eccetto che del ristrettissimo ambito in cui altri gli fanno credere di essere esperto.

  41. Angelo

    @Lorenzo

    Prendila come semplice battuta: Sei un inguaribile ottimista!
    🙂

    Sul rinnovabile, era ed è ancora giusto, andare fino in fondo. Ribadisco, seriamente fino in fondo! Terminato tutto il rinnovabile possibile poi, o parallelamente, ci si sposta su altre tecnologie sperimentali o altre ottimizzazioni sperimentali di sistema.

    Sul metano (meglio chiamarlo “gas naturale” come giustamente tu fai), importantissimo settore, ho l’impressione che più che il problema di esaurimento risorse avremo problemi di tipo strategico. Se si interpretano le politiche internazionali nelle regioni caucasiche alla luce dell’enorme business della fornitura all’Europa del metano, credo che si capirebbero tante cose.

    Ciao Lorenzo

  42. Luca Galati

    Climatologo si diventa con un dottorato specifico: gli strumenti tecnico-matematici del meteorologo e del climatologo non sono gli stessi: molte conoscenze della climatologia vengono direttamente dalla ‘fisica teorica’.
    Mi sembra ovvio che chi si occupa di Climatologia avrà fatto da un certo punto in poi un percorso più o meno diverso da quello del Meteorologo acquisendo nozioni sempre più specifiche.

    Comunque nei miei precedenti commenti ho solamente espresso qual è l’etica che si respira in ambito universitario; poi immagino che la laurea l’abbiate presa anche voi, quindi penso che queste cose le sappiate già.
    Del resto a me in ambito universitario non me ne fanno passare nemmeno una: non vedo quindi perché le regole del gioco non debbano valere un po’ per tutti allo stesso modo.

    Distinti Saluti
    LG

  43. Lorenzo

    @ Angelo

    bene, vedo che la mia e la tua visione sono comuni. Condivido appieno le preoccupazioni riguardo una mancanza di pianificazione nazionale del sistema energetico. Tutto dipende dall’energia, ma la gente spesso non se ne rende conto, perchè finora è andato più o meno tutto liscio. Prego che i nodi non vengano al pettine tutti insieme. Su un solo punto dissento: non credo che l’isteria CO2 provocherà alcun danno a riguardo. Uno spreco di preziose risorse purtroppo sì, ma non penso proprio che si abbandonerà improvvisamente la tecnologia consolidata solo per il panico da biossido di carbonio.

    @ Mezzasalma

    è vero, sono fiducioso ed ottimista riguardo alle potenzialità delle tecnologie rinnovabili. Troppo? Forse, solo il tempo ci darà la risposta, però aggiungo che a tale fiducia fa da controaltare una totale sfiducia nella volontà e nella capacità politica, sia a livello mondiale, che italiano in particolare. La ringrazio per il link, detto per inciso anch’io credo molto nel gas naturale a breve termine e nel periodo di transizione, ma ripeto che nel 2050 non sarà più tanto conveniente, considerato anche che, con il progressivo disfruttamento del petrolio, la richiesta diverrà enorme, così come il suo consumo, con l’ ulteriore conseguenza che le riserve si esauriranno molto più rapidamente.

    @ Galati

    mi ha sempre divertito come alcuni affermino che un meteorologo non possa discutere di climatologia. A tal proposito vorrei sapere come si diventa climatologo. Per quanto ne so, la preparazione universitaria non prevede una formazione specifica per climatologi, i quali seguono lo stesso percorso di formazione in fisica generale, fisica dell’atmosfera e modellistica ambientale, esattamente come i meteorologi. In Italia come all’estero.

  44. Luca Galati

    Fate un pò voi.

  45. @ Galati

    1) le lezioni di vita ce le risparmi, almeno questo…
    2) non so se accontentarmi e chiuderla qui per sempre con questa faccenda del cambiamento climatico, almeno eviterei di leggere commenti sconcertanti come il suo.

    Claudio Gravina

  46. @ Luca
    Complimenti, sei riuscito a riportare la discussione sui toni propri della libertà di scambio delle informazioni. Per parte mia, torno a ribadire di non avere mulini e, se proprio vuoi saperlo, con il mestiere che faccio avrei molta più visibilità se mi mettessi a strepitare allerta climatiche a destra ed a manca. Al riguardo comunque vedrò di passare a ritirare il patentino che mi autorizzi a parlare appena possibile. Nel frattempo, se vorrai evitare di scadere nelle considerazioni personali farai a tutti i lettori una bella cortesia. Non so quale sia la tua professione, per cui non posso obbiettare sulla tua di professionalità, nè lo farei, per principio. Quanto alla profonda slealtà l’insulto è così palesemente gratuito e generico da non meritare risposta. Ti consiglio comunque di prepararci uno striscione, può sempre tornare utile.
    gg

  47. Luca Galati

    Nessun Climatologo si è mai permesso di guidicare a priori, ovvero al di là dei risultati prodotti, l’operato di un Meteorologo: il fatto che invere il contrario accada piuttosto facilmente è senza dubbio segno, a mio avviso, di scarsa professionalità nonchè profonda slealtà.

  48. Luca Galati

    Bene, riguardo alle incertezze e ai dubbi che la scienza dovrebbe dispensare se qualcuno ritiene che Terra e Sole invece stiano fermi piuttosto che l’una si muova attorno all’altro si faccia avanti, vedremo di apprezzare anche questo bellissimo dubbio…

    La discussione ha evidentemente preso la piega del sofismo e del tirare acqua al proprio mulino; di certo quello che mi chiedo è:
    Che interessi ha o hanno i meteorologi a discutere tanto animosamente di Clima ovvero di un campo non prettamente personale al punto da fare una crociata contro i professionisti del settore con toni spesso accesi e denigratori? Insoddisfazione personale del proprio lavoro? Ricerca del successo e di visibilità? Protagonismo?
    Suvvia il lavoro lo avete, c’è chi il lavoro non c’è l’ha e dubita, pur studiando in questo campo, di riuscire a trovarlo; che volete di più? Accontentatevi e abbiate rispetto della divisione dei ruoli.

  49. Sinceramente non credo che assegnando a questo o quell’indirizzo di ricerca il bollino di scientificità si arrivi molto lontano. Quel che Paolo ha scritto ed anche ripetuto nel suo commento è questo (non esprimo giudizi di merito): Con la ricerca in una determinata direzione individuo un potenziale problema, poi chiedo ad uno di quelli che ha lavorato con me di controllare il mio lavoro, lui lo fa e rincara la dose. Forte di questo “consenso” sollecito decisioni politiche, per supportare le quali uso le stesse informazioni provenienti dalle stesse fonti che hanno dato inizio al processo. Siccome la decisione politica tarda ad arrivare riunisco lo stesso gruppo in un organo “tecnico” che fornisca le basi legislative.
    Ripeto, senza giudizi di merito, se hanno ragione sono un gruppo di illuminati, se non hanno ragione lo sapremo soltanto a cose fatte. Nel frattempo tutti quelli che possono ne traggono beneficio, politico, economico e professionale. Tutti gli altri stanno a guardare ma hanno fiducia nelle imprese salvifiche degli illuminati.Vedremo.
    gg

  50. giordano monti

    Mi sembra che il ragionevole ed equilibrato commento di Achab, specie il primo, chiarisca ogni cosa.

    Aggiungo una sola nota. Derubricare a para-scienza quella branca della ricerca scientifica che: studia il comportamento del clima e della circolazione, indaga le risposte del sistema al cambiamento delle forzanti (antropiche o naturali che siano), e lo fa avvalendosi (anche) dei più avanzati GCM, beh, se questa è para-scienza…
    Anche perchè, cari signori, se questa è para scienza, allora, (faccio solo un esempio) sono para scientifiche anche le ricerche, che invece a voi piacciono, dove si indica essere il sole la causa della variabilità del clima, o, no?
    Sarebbe bello sentire cosa ne pensano le persone che in questo campo per davvero ci lavorano, ad esempio di personaggi come Antonio Navarra, di cui questo blog ha recentemente ospitato un intervista.
    Buona giornata e buon lavoro.

  51. Giorgio Stecconi

    …un piccolo memento, gli alti magistrati della corte suprema americana vengono nominati direttamente del presidente degli stati uniti.
    La corte suprema è quindi più un organo politico che un organo giudiziario. Alcuni potrebbero obiettare che la grande maggioranza dei magistrati è stata nominata dal presidente Bush e quindi la decisione in questione è stata presa in libertà di coscienza e di giudizio. Bhè, per chi cososce un pochino gli stati uniti la risposta è ben diversa. Lo stato e le istituzioni fanno quadrato intorno al loro presidente e alla sue decisioni, in modo particolare durante i primi passi del mandato presidenziale. Ripeto, è una sentenza politica, in questo caso scienzocratica, utile a fino politici e legislativi, è il cuneo che l’amministrazione userà per un progetto di legge quadro… così la chiameremmo da noi.
    La mission dell’EPA…? L’agenzia nasce nel 1970 con la mission di monitorare la salubrità dell’aria dell’acqua e dell’ambiente.
    LA mission del nuovo direttore….? Eccola dalla pagina dell’ EPA http://www.epa.gov:

    Administrator Lisa Jackson

    Contact Us Search: All EPA This Area

    You are here: EPA Home Administrator Lisa Jackson Biography

    ——————————————————————————–

    Biography
    As EPA’s Administrator, Lisa P. Jackson leads a staff of approximately 18,000 professionals dedicated to protecting the public health and environment of all Americans. She was nominated to lead the Agency by President Barack Obama on December 15, 2008 and confirmed by the Senate on January 23, 2009. She is the first African American to serve in that position.

    Administrator Jackson lists among her priorities reducing greenhouse gas emissions, improving air quality, managing chemical risks, cleaning up hazardous waste sites, and protecting America’s water.

    Letto qual’è la prima priorità….

  52. Achab

    @Paolo Mezzasalma

    mi scuso per la poca chiarezza del mio discorso. Non era riferito a lei personalmente quando parlavo di interessi ma genericamente ai singoli individui o gruppi all’interno della società, lei e me e chiunque altro nel nostro piccolo compresi ovviamente.

    Riguardo alla Corte Suprema, non ha affatto deciso in base ad alcuna scienza o para-scienza ma in base alle leggi degli Stati Uniti. Si è limitata a dire che è nei compiti dell’EPA occuparsi di questo argomento in base alla mission dell’Agenzia e del Clean Air Act a cui fa riferimento; non ha prefigurato alcuna conclusione di alcun genere. Ho citato la storia giudiziaria solo per spiegare il perchè solo ora si è avuta una “presa in carico” del problema da parte dell’EPA, le era semplicemente stato impedito. Pielke sbaglia grossolanamente se dice che “L’EPA, espandendo la sua autorità al fine di poter regolare il clima […]”. Non è stato espanso nulla, è quanto era già previsto nella legge americana ed era stato ignorato. Questo è il significato di una sentenza di una Corte Suprema.

    Non credo di essere io a mischiare la politica e la scienza bensì chi sostiene che non è vera scienza e che è il frutto della pressione di un gruppo di interesse (climatologi o altri che siano) o chi ipotizza una possibile “presa del potere” da parte degli scienziati (o un gruppo di essi) o chi cerca di discreditare la scienza ipotizzando delle finalità politiche che le sono estranee. E’ qui che vengono mischiati i piani; io mi attengo alla scienza, o para-scienza secondo lei.

  53. Giorgio Stecconi

    La scienza tutto è tranne che dispensatrice di certezze, la scienza è fucina di dubbi di ipotesi di tesi sempre migliorate se non superate, un pò come le previsioni del tempo. Per le certezze immutabili ci sono solo le ideologie…..

  54. @Achab,
    anche lei mi pare che confonda scelte politiche o filosofiche con i risultati scientifici.
    I risultati scientifici non sono contrari a qualcuno, anche se ammetto che ad un gruppo consolidato possano non piacere, ma, come dicevo prima, la scienza produce conoscenza e quindi non vedo a cosa possa essere contraria se non all’ignoranza.
    Dire come fa lei che le proposte di cui si parla vanno contro i miei interessi è, a dir poco, un po’ presuntuoso da parte sua.
    Mi dice per favore quali sono i miei interessi oltre quelli di cui ho già parlato? O se faccio parte di un gruppo consolidato con interessi che farà il favore di specificare?

    Riguardo poi la sentenza della corte suprema, la cosa non fa che peggiorare quanto ho già detto. La corte suprema non ha deciso in base alla verità rivelata ma, molto più terra terra, in base a quelle risultanze modellistiche di cui stiamo trattando, propugnate più o meno sempre dalle stesse persone.
    Qui continua a sfuggire che il tutto è basato su para-scienza, su ipotesi che, secondo la definizione classica, non sono scienza.
    Alla fine, credo di aver sbagliato il titolo che avrebbe dovuto recitare così:
    “Scienza o para-scienzocrazia?”

    Inoltre, come già detto, la proposta dell’EPA è stata oggetto di controllo, di revisione, ed è inutile parlare di controllo del controllore senza fine.
    Questa è la prassi!
    Ma se il controllore è quello che ha ispirato l’oggetto del controllo, anche in questo caso c’è un problema di democrazia.
    Sono solo io a vedere la contraddizione così palese?
    Per finire, se Roger Pielke pensa che siamo ad un livello ormai molto alto, dove il consulente principale dell’autorità pubblica è diventato pedina di un gruppetto, ho la sensazione che possa essere così come dice lui, piuttosto che come dice lei qui dall’Italia. Ma in questo caso, rimane l’incertezza…

  55. @Luca Galati
    il suo concetto di previsione meteo è completamente diverso dal mio.
    Il mio compito non è togliere le incertezze per domani, è quello di stimare le incertezze, altro che!
    Torno poi a ripetere, la scienza non costruisce certezze, costruisce conoscenza e dubbi sempre nuovi. Questo mi pare l’abc.
    Io non ho fatto delle certezze la filosofia della mia vita o del mio lavoro e se questo, invece, è il suo caso, la cosa riguarda lei.
    Poi, lo straordinario sviluppo della nostra società è stato dovuto alla facile reperibilità dell’energia e quindi al carbone prima e al petrolio dopo.

  56. Achab

    Sono molti e delicati i punti toccati da questo post. Non posso certo iniziare dicendo “sarò breve” 😀

    L’allarme creato dalla supposta invadenza della scienza nella politica tipicamente viene chiamato in causa quando i risultati a cui giunge non piacciono. Quando una qualche risultanza scientifica cozza contro interessi di qualcuno (singolo o gruppo che sia), questi si premurerà di attaccare la scienza che ha portato a quelle conclusioni. Non credo sia il caso di riportare precedenti casi in cui questo è già stato visto e neanche quando al contrario si fa ovvio affidamento sulla scienza.

    Tutto ciò mi sembra chiaro e accettabile, è la normale dinamica di una società democratica. Quello che non mi sembra, invece, accetabile è chiamare in causa la democrazia stessa. Una società è un coacervo di interessi e/o diritti a volte contrapposti. La funzione del Governo e delle leggi (e non solo) è quella di mediare fra essi in vista di un obiettivo dell’intero Paese. E’ normale che alcuni diritti vengano “compressi” o alcuni interessi penalizzati, accade quotidianamente.

    In tutto ciò la scienza (nel suo complesso) non è parte in causa nè ha alcun potere decisionale; non lo sono nemmeno gli organismi tecnici a cui il Governo si affida per avere consulenza. E’ il caso dell’EPA. L’EPA è un organismo tecnico sottoposto al controllo del Congresso e del Presidente. Non pende iniziative, lavora esclusivamente su mandato, le sue decisioni non sono vincolanti per il Presidente o per il Congresso. Definisce l’eventuale rischio ed emana, se richiesto, il regolamento tecnico.

    L’EPA per anni (dal 1999 per l’esattezza) si è rifiutata di intervenire sostenendo che i gas serra non rientravano nella definizine del Clean Air Act a cui è vincolata. Si lasciò coinvolgere in una causa legale intentata da vari Stati (Massachussetts primo firmatario), fin quando nell’Aprile 2007 una sentenza della Corte Suprema non ha affermato in forma definitiva che i gas serra sono da considerare inquinanti a norma del Clean Air Act e che l’EPA era obbligata a definirne l’eventuale rischio per “la salute umana o il benessere” (sottolineo “o il benessere”) secondo la mission dell’Agenzia. Quindi l’EPA due anni fa è stata costretta dalla Corte Suprema a definire e motivare il rischio. Ma come detto prima, era il Presidente, Bush all’epoca, a dover dare mandato all’Agenzia, cosa che si è guardato bene dal fare contravvenendo alla sentenza della Corte Suprema. Ora l’ha fatto Obama e il 17 Aprile l’EPA rende pubblico un preliminare dove si afferma che ci sono ragionevoli motivi per credere che in effetti i gas serra rappresentano un rischio. Nessuna regolamentazione, nessuna decisione di intervento, nessuna proibizione, nessuna limitazione di alcunchè; saranno il Presidente o il Congresso a decidere in che modo intervenire, eventualmente, se lo ritengono, con l’ausilio del’EPA.

    Su questo punto si è speculato parecchio nei media che hanno spesso omesso la seconda parte della definizione di rischio, quella che ho sottolineato, lasciando quindi credere che l’EPA considera i gas serra dannosi per la salute umana alla stregua di altri “veleni”. Ovviamente non è così, è solo l’ennesimo caso di notizie malamente riportate da giornalisti poco informati, se non peggio.

    Dubito che verrà mai creata una “commissione indipendente” per controllare il lavoro dell’EPA. Essendo l’EPA chiamato come organismo di consulenza tecnica, non ha molto senso che contestualmente si chiami il controllore del consulente. Altrimenti chi controlla il controllore del consulente? Un’altro controllore del controllore? Io chiamo un consulente di cui mi fido, se non mi fido o lo cambio o non tengo in conto le sue indicazioni. E’ nel potere del Presidente e del Congresso, nelle cui mani è il potere della decisione ultima, farlo.

    Un’ultima osservazione sul catastrofismo del ritorno all’età della pietra per emettere meno CO2 di alcuni settori estremi, fa il paio con l’estremismo dell’altro lato che finiremo tutti arrostiti se continuiamo ad emettere …
    Più ragionevolmente, possiamo considerare che gli sprechi (energia prodotta e consumata senza trarne beneficio) ammontano a cifre dell’ordine del 20-30%; che almeno una parte può di certo essere prodotta da fonti rinnovabili; che alcuni cambiamenti di stile di vita e organizzazione della società (ad esempio nei trasporti, rifiuti, etc.) sono all’ordine del giorno a prescindere dall’AGW. Considerato tutto questo non vedo uno stravolgimento colossale del nostro tenore di vita in una società fortemente decarbonizzata.
    Il problema lo vedo piuttosto sui costi economici e sulla strada da percorrere per conseguire l’obiettivo. Attualmente ho l’impressione che si vada un pò a tentoni.

  57. Luca Galati

    @ Morabito

    Quelli che lei chiama paradigmi consolidati sono le certezze o pilastri o principi su cui poggia la scienza stessa: anche quando si va oltre certi paradigmi coinsolidati se ne affermano degli altri, ma mai in antitesi totale con i precedenti; si ricordi infatti che la scienza è ‘cumulativa’ ed è per questo che produce risulati brillanti, mentre invece fare polemica o andare sempre controcorrente no.

  58. @Luca Galati:

    “la scienza come costruttrice e dispensatrice di certezze e principi universali”

    e io che pensavo che il progresso venisse da coloro capaci di andare oltre i paradigmi consolidati?

  59. Angelo

    @Lorenzo
    Guarda, per breve intendo qualche anno.
    Allo stato attuale per fare gli studi e preparare la documentazione per una piccola centrale da fonte rinnovabile ci vogliono da 1 a 2 anni. Per farsela autorizzare un tempo analogo perché seppur in teoria le linee guida e altre tonnellate di carte parlino di mesi, quando si va a fare qualcosa c’è sempre qualcuno che deve allungare i tempi per contestare l’iter autorizzativo, oppure perché proprio lì si riproduce un pesce particolare che, accidenti, solo da pochi mesi ha ripreso a riprodursi generosamente in quella zona, anzichè un “rapace rarissimo e ormai estinto dalla zona”, oppure semplicemente perché quell’opera non gli va!
    Quindi breve termine, potrei battezzare essere un periodo da 1 a 5 anni (anche se conosco casi di autorizzazioni in 8 anni per piccole centrali da fonte rinnovabile che avevano limitatissimi problemi di impatto).

    La pianificazione dello sviluppo e il consolidamento di nuove soluzioni si fa in 20-30 anni.

    Ma con la mutevolezza attuale degli scenari energetici siamo già ad un ritardo a dir poco inquietante.

    Il mio timore è che con questa recrudescenza del talebanismo antiCO2 si inneschi una nuova fase in cui si abbandona la tecnologia “consolidata” e si iniziano ad inseguire nuove soluzioni a priori senza alcun aggancio pratico, per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano al momento del bisogno.

    Forse sto sbagliando, ma non ho buoni motivi per rallegrarmi…

  60. Luca Galati

    @ Mezzasalma

    Mi scusi, ma lei fa ‘previsioni meteo’ per pura speculazione ‘gnoseologica’ oppure per togliere l’incertezza ovvero i ‘dubbi’ nella previsione empirica del ‘tempo di domani’?

    A me pare che lo straordinario sviluppo della nostra società lo dobbiamo alla scienza come costruttrice e dispensatrice di certezze e principi universali: è una cosa che la distingue ad esempio dalla filosofia ovvero dalla semplice opinione: non trova?

  61. Luca Galati:
    nel mio post, verso l’inizio, è ben specificato che l’oggetto del mio intervento non riguarda la sostanza inquinante CO2. Per questo motivo la sua precisazione che “si faccia sterile polemica” è fuori luogo. Io parlo di tutt’altro.
    Se poi, per inciso, faccio capire che cosa rappresenti per me la CO2, non si deve stravolgere il senso del mio commento e portarlo dove non è!
    L’atteggiamento dell’IPCC e affiliati, come li ha definiti lei, non è “coerente” ma prepotente.
    Si può far finta quanto si vuole che non ci sia un’altra posizione. La richiesta di Pielke che ci sia una commissione indipendente da chi ha scritto i rapporti, che valuti la proposta dell’EPA, mi pare che sia una richiesta minima che non comprendo come possa non essere appoggiata anche da parte sua. Indipendentemente dal fatto che lei possa pensare che sia utile o meno, questo è il modo di procedere, non vedo alternativa. Lei ha qualcosa in contrario che si faccia così come è suggerito?

    Infine la scienza non deve dare risposte certe. Il fine della scienza è la conoscenza, non la risposta ai dubbi. Le dico che quando sento parlare di certezze, ben più di un campanello di allarme comincia a suonare nella mia testa.

    Lorenzo:
    probabilmente lei ha ragione sul fatto che io ignori le potenzialità del rinnovabile.
    Ho solo la sensazione, giusto questo, che lei sia molto, troppo, ottimista. Ho visto tante volte previsioni di nuove energie a buon prezzo e pronte ormai all’uso e ancora non arrivate. Mi sono fatto l’opinione che il rinnovabile sarà soltanto un risposta molto parziale, ma parlo da ignorante e in questo caso mi sono solo limitato a riportare le opinioni di un esperto (di parte http://www.questar.com/news/2009_news/UVUSpeech.pdf) del settore energia che, fra l’altro, crede molto nell’utilità del metano. Quello era solo un termine di paragone pronto all’uso. Vedo che la discussione è andata avanti dopo che Guido ha segnalato l’ottimo commento di Angelo pubblicato il 13 maggio.

    Giordano Monti:
    qui non si tratta di conoscere già in anticipo il pensiero dell’autore. Qui si sta parlando di scienza, che è qualcosa di molto ben definito. Quello che si dice comunemente sull’impatto del biossido di carbonio, da qui al 2100, è para-scienza, qualcosa di molto diverso, e si va, se vuole, anche al di là dell’invadenza della scienza nelle decisioni politiche.
    Se poi lei vede tale invadenza nei divieti e prescrizioni già in atto allora, in questo caso, mi sento di dire che c’è l’intervento dell’autorità pubblica affinché certe nostre libertà personali non siano calpestate: la libertà di non fumare il fumo altrui, la libertà di non essere investito da un ubriaco al volante o da uno che va troppo veloce, anche perché poi la società si deve fare carico delle spese sanitarie.
    Quando la scienza fornisce un contribuito per l’emanazione di un divieto, come è nel caso di sostanze nocive, innanzitutto ci dovrebbero essere degli studi che hanno passato tutto una procedura di verifica, poi la politica decide che nessuno limiti la tua libertà di non ricevere quella data sostanza oltre una certa concentrazione.
    Quello che si vuole fare adesso è controllare quanta carne mangio, quante volte vado al mare, se vado in Australia o in Patagonia e, se ci permette, questa è proprio una questione di democrazia.
    Che poi un ristretto gruppo se la fa e se la canta, ecco che si mina proprio dalle fondamenta il contratto che l’individuo ha stipulato con l’autorità pubblica.
    Ci può essere un problema di risorse, di distribuzione, di ripensare anche l’approvvigionamento energetico. Ma si lasci stare il clima, almeno finché qualcuno ne avrà capito qualcosa.
    Come ho già detto, il cuore della discussione è: devo affidare la mia vita ad un gruppo così ristretto e con queste premesse?

  62. Lorenzo

    @ Angelo

    sono sostanzialmente d’accordo con quello scrivi. Non si può cambiare dall’oggi al domani. Infatti, criticando un passaggio dell’articolo, tutto ciò di cui ho scritto era in riferimento alla data menzionata del 2050.

    Però una precisazione, cosa intendi per breve termine? 10-20-30 anni? Perchè bisogna mettersi d’accordo anche su questo. E poi quali sono i tuoi timori esattamente? Uno spreco di denaro pubblico causato dal puntare in maniera decisa sulle rinnovabili in una fase ancora prematura?

    Se non dovessi aver letto precedenti miei commenti ad altri articoli, preciso che sono un iperscettico riguardo all’ideologia CO2.

  63. Angelo

    @Lorenzo
    Scrivi:
    “…tutti da sviluppare, tutti da testare, ma non sono tecnologie impossibili o futuristiche. Sono attuabili.”
    Sulla attuabilità nessuno ha dubbi, son pure sinceramente convinto che alcuni dei sistemi che tu citi potrebbero prendere piede e contribuire fattivamente al “Nuovo sistema elettrico” che darà spazio al mini rinnovabile, alla forse conveniente cogenerazione di piccola taglia ecc…integrandoli ai grandi impianti necessari ad una efficiente ed affidabile gestione di un grande sistema elettrico.

    Però quello che scrivo ha un senso che va oltre alla mera funzionalità. Mi spiego. Se io fossi un politico che deve ragionare a lungo termine (già qui sono scivolato in una contraddizione palese) io farei sempre dei distinguo tra l’immediato ed il futuribile o futuribile a medio termine.

    Non si può fare politica infrastrutturale pianificando a breve termine su soluzioni non consolidate! Sarebbe uno sperpero indicibile, o comunque a grande rischio, del danaro pubblico. E intanto il tempo se ne va!

    Occorre quindi potenziare l’attuale con “tecnologia consolidata” e parallelamente finanziare ricerche sulle “tecnologie sperimentali” a lungo termine.

    Il mio grande timore è che la nuova fase antiCO2 non possa che generare altri grandi errori!

  64. (continua…) Climate Change, or The Medicalization of Our Society

    Il tentativo e’ di imporre “ordine” usando gli strumenti del momento, e al momento lo strumento preferito e’ il cambiamento climatico. Il quale, ovviamente, capitera’ e fara’ del male nel futuro, cosi’ come i malanni dei poveri concitadini del Dr Knock li avrebbero, a suo dire, uccisi tutti

  65. @giordano monti: mi permetto di dissentire. Il punto E’ la liberta’ personale.

    Perche’ il problema delle emissioni di CO2 e’ stato cooptato tempo fa da chi vuole cambiare la societa’ secondo i suoi gusti. Altrimenti le continue crociate censorie contro chi non crede al “serrismo” non si spiegherebbero.

    La “scienzocrazia” infatti e’ la versione piu’ recente della medicalizzazione della societa’, di cui si puo’ trovare gia’ traccia nel romanzo di Jules Romains, “Il Dr. Knock o il Trionfo della Medicina” del 1923. Ne parlo qui sul mio blog climatico in inglese (continua…)

  66. Lorenzo

    Ho dato solo adesso una rapida occhiata all’ interessantissimo articolo sull’elettricità e mi riprometto di rileggerlo con più attenzione.

    So bene che una cosa è un protipo funzionante, una cosa è ingegnerizzare, collaudare, implementare una nuova tecnologia in un sistema già esistente. Eppure concetti come stoccaggio tramite produzione di idrogeno nei momenti di sovraproduzione, stoccaggio tramite aria compressa, generazione distribuita per un vero libero mercato, ma soprattutto la cosidetta smart grid, una rete intelligente che ridistribuisca in maniera efficiente l’energia su tutto il territorio, sono tutti nuovi, tutti da sviluppare, tutti da testare, ma non sono tecnologie impossibili o futuristiche. Sono attuabili. Con molto studio. Molto lavoro. Molti errori. Molte correzioni da apportare ed eventualmente nuove strade da seguire. E molti soldi. Ma da qui al 2050 di tempo ce n’è 🙂 se c’è la volontà.

    Inoltre non vedo grande scelta, perchè per definizione tutto ciò che non è rinnovabile prima o poi finirà, uranio compreso. A meno di non pensare al nucleare di quarta generazione autofertilizzante, o alla fusione fredda che da piccole quantità di materia ricava energie spaventose; ma queste sì che sono tecnologie futuristiche ed al momento inattuabili.

    Per ritornare un pò più “in topic”, aggiungo che a mio parere una riduzione drastica di emissioni di CO2 sarà comunque inevitabile entro il 2050. Non credo che il petrolio sarà economicamente conveniente per oltre una ventina di anni da adesso (e dunque saremo intorno al 2030), il gas naturale andrà avanti un pò di più, ma per la metà di questo secolo anch’esso non sarà poi tanto conveniente (considerato anche il progressivo disfruttamento del petrolio). Se davvero vogliamo continuare ad emettere CO2 oltre il 2050 credo che dovremo tornare al buon vecchio carbone, in modo da cercare di surriscaldare il pianeta per evitare la prossima èra glaciale 😉

  67. @ Galati

    Se in un testo di legge venisse inserito “CO2 come inquinante”, mi perdoni, ma l’unico significato che si potrebbe dare sarebbe quello. Magari potrà entrare in gioco l’interpretazione giuridica, ma di certo non il mio nè il suo ragionamento di buon senso. Il punto di partenza è quello: la CO2 è un inquinante. Altrimenti a che serve sancire dei principi all’interno delle leggi?

  68. E’ ovvio che l’out out delle centrali nucleari è paradossale, in quanto non c’è dubbio che il futuro debba necessariamente vedere una diversificazione delle fonti energetiche, ma con questo il clima ha poco a che fare, il problema è soprattutto di ordine pratico. Circa la possibilità che si raggiungano dei costi di produzione paragonabili a quelli delle fonti fossili, è certamente una buona notizia, ma risolve solo in parte il problema. Al riguardo vi inviterei a rileggere questo post http://www.climatemonitor.it/?p=2495, dal quale si capisce che il discorso non è facile come sembra.
    Colgo l’occasione anche per rispondere a Giordano. Quelli cui hai fatto riferimento sono esempi calzanti che riguardano norme nazionali o recepite come tali in quanto riconosciute utili. I provvedimenti trans-nazionali di mitigazione del clima spesso non lo sono. Forse non è un attentato alla libertà, ma di certo è una curiosa interpretazione della cessione di sovranità.
    gg

  69. giordano monti

    il punto non è se la nostra libertà è in pericolo, il punto è se dobbiamo, o non dobbiamo, limitare le emissioni di CO2 per non alterare in modo troppo sfavorevole il clima. Il pensiero di chi scrive in questo blog è noto e dunque, seguendolo, ne deriva che ogni azione intrapresa per emettere meno GHG è inutile, ma, per favore, lasciamo stare la cultura democratica e liberale.
    La scienza si intromette da un bel pezzo nella nostra vita e non per questo ogni giorno gridiamo all’attacco alla democrazia!
    La scienza ci dice che fumando viene il cancro, da qui il ragionevole divieto di fumo nei luoghi pubblici. I divieti e le imposizioni sono ovunque: dai limiti di velocità sulle strade (un attentato alla libertà?) ai limiti nell’uso di certe sostanze nell’industria alimentare, a certi pesticidi… insomma
    di esempi ce ne sono infinità.

  70. Lorenzo

    Mi piace molto il tema portato da questo articolo e mi trovo d’accordo su molte considerazioni, tuttavia non condivido affatto questo passaggio:

    “La proposta di abbattere dell’80% le emissioni di CO2 negli USA da qui al 2050, tenuto conto dell’aumento della popolazione, significa che per quella data un americano medio dovrebbe tornare ad un livello che non si vedeva dall’arrivo dei Padri Pellegrini….significherebbe costruire e rendere operative entro il 2020 circa un migliaio di centrali nucleari”

    Sembra che l’autore ignori completamente il contributo, nonchè le potenzialità incredibili, che possono provenire dalle fonti di energia rinnovabile.

    Chi non lavora nell’ambiente probabilmente non si può rendere conto degli enormi progressi che si compiono costantemente in questo campo, eppure la grid parity per il fotovoltaico è quasi una realtà e lo sarà sicuramente entro il 2012 per il sud Italia; al tasso attuale di diminuzione dei costi di produzione, entro il 2020 nelle aree desertiche del sud est degli stati uniti si raggiunerà un costo di produzione di circa 5 cent/KWh, ovvero perfettamente in linea con i costi da fonti fossili, di poco superiore solo per quanto riguarda il carbone (3 cent/KWh). Per non parlare dell’eolico, già quasi competitivo a grande scala, o addirittura dell’eolico d’alta quota, ancora tutto da sviluppare, ma che già promette costi alla produzione inferiori a qualsiasi altro.

    Ecco perchè descrivere un aut aut insuperabile fra 1000 centrali nucleari ed il non raggiungimento di una riduzione dell’80% di CO2 entro il 2050 mi sembra una visione molto parziale della realtà, tenuto conto anche dell’enorme distanza che ci separa da questo termine, si corre il rischio di incappare nello stesso errore di chi pretende di prevedere la temperatura media globale fra 90 anni.

  71. Luca Galati

    Quanto alla ‘scientocrazia’ la scienza esiste per dare risposte certe e non semplici opinioni a problemi concreti di interesse tecnico, sociale e economico.
    Per cui secondo me ben venga la ‘scientocrazia’: chi si occupa di scienza e va contro questo principio secondo me va contro la coerenza delle proprie scelte.

  72. Luca Galati

    Mi sembra però che a volte si faccia più sterile polemica che reale critica: chiunque dotato di senso critico e sano buon senso saprebbe attribuire il giusto significato all’espressione della “C02 come inquinante”: non inquinante al pari delle sostanza nocive per la salute umana, ma inquinante nel senso di ‘gas climalterante’.
    Quello dell’IPCC e affiliati è un’attegiamento coerente con la loro visione del problema climatico come questo blog è coerente con la sua propria ideologia, questo dovremmo cominciare a capirlo: non v’è nulla di strano, ma solo logica conseguenza delle proprie posizioni.
    LG

  73. Giorgio Stecconi

    Non si può che concordare con l’analisi fatta da Paolo Mezzasalma.
    L’approccio dell EPA è quantomeno parascientifico, ma forse è addirittura parapolitico. Mi spiego meglio.
    La mossa dell’agenzia americana può essere propedeutica all’emanazione, da parte dell’amministrazione e del parlamento americani,di leggi ad hoc sulla limitazione della produzione di CO2…terribile inquinante ambientale. E’ nello stile degli USA mettere gli uomini giusti, e cioè legati all’amministrazione del momento, ai posti giusti.
    E’ capitato anche l’altro ieri per il CDC, il centro americano di controllo delle malattie, il direttore ha dato una visione dell’ epidemia di H1N1 diversa da quella della casa bianca…risultato? A casa! E dal 15 giugno nuovo direttore.

    Comunque questo fatto che la CO2 è stata considerata un terribile inquinante potrebbe avere i suoi lati positivi…ad esempio se il prossimo inverno in un teatro affollato si registrasse un aumento dei valori di CO2 dovuto al troppo respirare degli spettatori potremmo chiedere i danni al gestore che ci ha esposto a un grave rischio per la salute.

    Aspetto quindi un nuovo cartello nei locali chiusi : ” E’ vietato fumare e respirare troppo in fretta…”

  74. Luigi Chilin

    Buonasera ,ho da poco visto il servizio su Report che invitava in sostanza a fare a meno di alimentarsi con carne sia bovina, suina e pollame con argomenti che spaziavano dal global warming,all’inquinamento delle acque,al compassionevole per i poveri animali, quanto è bello bio e come ti organizzo una azienda agricola da 300 ettari a ciclo chiuso con mucche che vivono fino a 14 anni,ovviamente pagando poco più del supermercato con servizio a casa fatto dal fattore con macchina funzionante a metano e avanti di questo passo con professori universitari a spiegare che se diventiamo vegetariani ne guadagna l’ambiente ecc, insomma non mi dilungo ma come lei dice all’inizio l’attacco al nostro modo di vita è iniziato e guarda caso sul problema carne.
    Segnalo questo e spero altri lo facciano e diventi argomento di dibattito al quale non potrò dare apporti specifici(sarebbe interessante un intervento del prof.Luigi Mariani, ho letto con interesse il suo intervento al convegno del 03/03/09) ma avendo in passato lavorato nel settore energia con un migliaio di MW in cle termoelettriche sono sempre molto attento a quello che i catastrofisti di turno vorrebbero mettere in atto.
    Mi piacerebbe conoscere quante persone potrebbero vivere con i prodotti della fattoria bio da 300 ettari e quante con uno standard convenzionale sulla stessa superfice.
    Cordiali saluti
    Luigi

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