La stampa italiana è tornata al suo deserto. Dopo due pur tardivi interventi rispettivamente del Corriere della Sera e della Stampa di Torino tra sabato e domenica, seguiti al primo articolo pubblicato dal Foglio e firmato da Piero Vietti, solo il giornale di Giuliano Ferrara sta continuando a seguire l’evolversi della vicenda delle conversazioni via mail e dei dati sottratti alla UEA (University of East Anglia), apparsi sulla rete la settimana scorsa.
Sulla fonte delle informazioni c’è ancora molta incertezza, destinata forse a rimanere tale, ma, al riguardo, stiamo lavorando ad alcuni interessanti aspetti tecnici di cui vi daremo conto spero in giornata. E’ strano tuttavia il silenzio con cui si sta distinguendo il panorama informativo del nostro paese. Sempre dai commenti al blog di Piero Vietti ho scovato una interessante analogia. Gli addetti ai lavori del tempo e del clima, si sono spesso sgolati a ripetere che i fenomeni atomosferici, per quanto anomali o estremi, non sono riconducibili al mutamento climatico; se fa freddo oggi non è glaciazione, se farà caldo domani non è deriva catastrofica del clima. Sono due cose diverse tempo e clima, per scala spaziale e temporale.
Ebbene sembra che finalmente il giornalismo italiano abbia capito, comprendendo tanto a fondo il significato di questa differenza da azzardarne un impiego anche in altri contesti. E così questa tempesta mediatica che imperversa oltre confine è trattata appunto alla stregua di un fenomeno meteorologico, per nulla in grado di perturbare un clima ormai consolidato di fedele dedizione alla causa del riscaldamento globale di origine antropica. Perdonatemi il termine “causa”, ma se lo usano nelle loro mail i climatologi della UEA, credo di poterlo fare anche io, seppur con un’accezione che forse a loro non piacerebbe.
Un clima a volte un po’ pigro ma comunque sempre attento a ciò che accade al di là delle Alpi, dove sembra che tutto vada meglio che da noi, specialmente con riferimento all’impegno nella lotta al clima che cambia. Allora forse questa non è pigrizia, ma eccesso di prudenza nel trattare questioni ancora poco chiare? Chissà , magari è più probabile che si tratti di quanto abbiamo letto sul Telegraph al riguardo e più che pigrizia si tratti di inerzia, incapacità anche solamente di pensare (non proporre per carità ) un ipotetico cambiamento di rotta.
Del resto a chi interessa davvero se le basi scientifiche su cui dovrà poggiare il nostro futuro modello di società in seguito ad accordi internazionali, non sono così solide ed integre come ci vorrebbero far credere? No, meglio essere inerti, seguire la corrente verso CO2penhagen tra allegre feste colorate di verde, ed endorsement pseudo-politici, a dispetto di quanto dicono questi scettici lugubri e guastafeste.
Così, nel deserto, accanto all’oasi di cui sopra, spiccano le dune sabbiose del tempismo del Corriere della Sera, che, dopo l’azzardo dei primi giorni, scivolato via in silenzio dall’home page del sito omonimo, esce con un settimanale su cui troneggia in copertina un incerto Orso Polare in bilico su quello che più che ghiaccio marino sembra il cubetto per un Martini, tanto è piccolo e malandato. Immagine proveniente direttamente dalla raccolta personale di Al Gore che interviene addirittura di suo pugno nelle pagine interne. Il titolo è “Proviamo a salvarlo?”
Spettacolare, ma a noi chi ci salva?
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Aggiornamento:
Piero Vietti su Radio City ieri pomeriggio . Il suo intervento è alla fine del programma.
[…] L’Oasi del Foglio – Aggiornamento […]
[…] L’oasi del Foglio dal blog Climate Monitor – Leggi il blog Cambi di […]
[…] L’oasi del Foglio dal blog Climate Monitor – Leggi il blog Cambi di […]
[…] L’alba del giorno dopo. Non è mai troppo tardi, o forse sì! Climagate, il realismo di Spencer. L’oasi del Foglio (Climate Monitor). Il giallo delle email rubate «Sul clima dati falsificati» (Corriere della […]
Avevo giá scritto un piccolo e modesto articolo su:
http://daltonsminima.wordpress.com/2009/11/07/ci-saranno-tanti-orsi/
In cui parlavo proprio di quanto sta accadendo adesso con la macchina della propaganda GW che sta andando a tutto vapore.
Di solito tutti i ricercatori neutrali che si sono messi a studiare il codice dell’hockey stick (per citarne uno) sono diventati “schieratamente negazionisti”. LOL
M.G.
Qualcuno può dirmi se il code HADCRUT3 è attualmente sotto esame da parte di qualche gruppo non schieratamente negazionista, o addirittura proAGW? So che gli stanno facendo le pulci vari gruppi, ma che fanno riferimento a blogs di scettici, di cui trovate riferimenti su Bishop Hill
http://bishophill.squarespace.com/blog/2009/11/23/the-code.html
Hanno trovato cosette abbastanza gravi.
Credo sarebbe interessante sapere se c’è qualcuno “neutro” (se esiste) o comunque più distaccato, che ci sta lavorando (in pratica che possa essere più autorevole agli occhi dei proAWG).
Grazie
Questa non me l’aspettavo…
http://www.unita.it/?section=news&idNotizia=83583&start=2
Interessante. Soprattutto il fatto che non si faccia alcun accenno all’argomento topico, anzi, si rincara la dose fideistica. Del resto, se -dobbiamo dirlo- le affermazioni contestate sono a dir poco grossolane, la difesa non lo è da meno, visto il calibro scientifico dei virgolettati.
gg
Vorrei solo far notare che l’articolo e` del 31 marzo.
Comunque il risultato finale non cambia.
Chiedo venia. Resta il fideismo, cade l’affare argomento topico. Ah, resta anche la grossolaneria. Fabio, quella è la famosa mozione del marzo scorso!!!
gg
Cosa interessante…
se adesso si va sul sito del Wall Street Journal in prima pagina ci sono ben due notizie sull’argomento:
http://online.wsj.com/article/SB125902685372961609.html
e
http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704888404574547730924988354.html
Se si va sul sito del Financial Times un articolo c’è:
http://www.ft.com/cms/s/0/fd845ed0-d868-11de-b63a-00144feabdc0.html?nclick_check=1
Se si va sul sito del sole 24 ore….ho cercato un po’ ovunque e….nulla.
Domanda: chi in Italia ha investito in rinnovabili ha diritto di sapere che se partono le commissioni d’inchiesta c’è la remota possibilità che le sue azioni si deprezzino notevolmente o no?
Evidentemente no…….
Il tuo è un buon punto, anche se dubito che possa partire nulla di diverso da un fastidioso ma sterile polverone. Nè credo che i mercati del settore ne possano risentire. Certo questo non dispensa nessuno dal fare informazione, ma, tant’è. Sul Sole, sono in due a scrivere di clima, uno è un professionista e lo fa assiduamente (Pasini), l’altro è bene informato (Romeo). Ebbene, il primo tace, fermo al finto pareggio USA-Cina dell’APEC della settimana scorsa; il secondo non ha saputo far meglio che parlare di tipping points appena questa mattina. Vogliamo scommettere che hanno entrambi già pronti due post uno per il fallimento e l’altro per il successo di CO2penhagen? E’ proprio vero, questo in corso è un fenomeno atmosferico, niente a che vedere col clima pesante che si respira.
gg
Mah, io invece credo che i grossi giornali in Italia aspettino che dalle principali associazioni ambientaliste arrivino delle argomentazioni convincenti (o apparentemente ragionevoli) pro-AGW che smorzino lo scandalo in atto, in modo da poter fornire ai loro lettori ‘problema e soluzione’ e quindi fornire al lettore non addentro all’argomento l’idea di un sostanziale ‘pareggio’ al fine di mantenere lo status-quo informativo.
Altro buon punto. Allora ci sta che sia presto, perchè CRU e UEA hanno fatto oggi degli statements.
http://wattsupwiththat.com/2009/11/24/nov-24-statement-from-uea-on-the-cru-files/
gg
Il solo fatto che l’IPCC è un organo intergovernativo, fondato dall’ONU, dovrebbe far riflettere.
A me basta già questo per farmi storcere il naso, se poi ci aggiungo il resto le mie convinzioni si rafforzano.
Le oasi si vedono bene nei deserti, ancora di più risaltano in quelli dell’informazione. Peccato che il foglio non venda quanto il corrierone; certo è, che il suo direttore è un mastino, difenderà la sua oasi fino alla fine, e chissà che per una volta non piova nel deserto…
C’è stato un ottimo intervento telefonico a Radio1 di Piero Vietti qualche minuto fa. Speriamo che qualche coscienza si smuova..
Dai ragazzi non scherzate sull’orso polare.
Perche’ penso che sia quello incacchiatissimo della Amanda Byrd, la fanciulla che ormai da quasi tre anni grida ai 4 venti che l’orso stava benissimo e si divertiva un sacco sull’ice-berg quando lei ha fatto la foto.
Da quando Al lo ha fatto vedere nel suo AIT dicendo che stava affogando torme di ecologisti si sono avventati su di lui per salvarlo e non lo lasciano piu’ vivere!
Qualcuno dice che si sia anche dipinto di bruno per sgamarla (credo sia riportato in una e-mail-HadCRU).
… e perchè quella povera macchina distrutta dall’ orso che piove dal cielo? Ve lo immaginate il propietario?
Proviamo a salvare gli orsi polari da Al Gore!
Al di là dei dietro alle quinte, al di là del fatto che ci sono state delle scorrettezze (distruggere materiali richiesti in base al FOIA non è corretto, proprio no), dov’è il problema dal punto di vista della scienza?
Cioè: le domande a cui dovrebbe rispondere chi grida allo scandalo, sostenendo che il corpus delle ricerche in ambito climatologico è da buttare alle ortiche, sono, credo, le seguenti:
Quali studi peer rewieved e pubblicati sarebbero compromessi da queste corrispondenze? Quali sono le serie di dati, pubbliche, che sono state contraffatte? Quali studi correlati a quelli eventualmente compromessi sarebbero da rivedere? Se queste informazioni venissero fornite, e dopo essere state fornite e vagliate fosse in effetti possibile individuare degli errori, sarebbe un progresso utile per tutta la comunità scientifica.
E poi, soprattutto: le corrispondenze trafugate riguardano una decina di scienziati. Adesso: o questi dieci scienziati sono il vertice assoluto della piramide del complotto climatico globale, e allora possiamo anche non discuterne più, oppure, appunto, si tratta della corrispondenza di una decina di scienziati. 10: e tutti gli altri? E tutti i lavori usciti prima del 1996 (da almeno un paio di secoli a questa parte) su cui in migliaia hanno studiato, che sono stati messi alla prova, vagliati, corretti e magari anche superati?
Forse che la scorrettezza di alcuni agisce retroattivamente sul lavoro di molti?
Grazie
Rispondo a:
“Quali studi peer rewieved e pubblicati sarebbero compromessi da queste corrispondenze? Quali sono le serie di dati, pubbliche, che sono state contraffatte? Quali studi correlati a quelli eventualmente compromessi sarebbero da rivedere? ”
Due ordini di studi/dataset:
1. Studi paleoclimatici: Tutti gli studi di Briffa sui tree-rings, principalmente quelli con i dati Yamal; vedi http://www.climateaudit.org/?p=1792
Le elaborazioni di Mann et al sull’Hockey stick. Quindi ci sarebbe da verificare le conclusioni ufficiali per cui:
-le temperature del medioeval warming period sono effettivamente minori di quelle attuali
– l’hockey stick è corretto
2. I dati attuali forniti dall’HADCRUT3
Molti stanno ora analizzando il code, ora, per la prima volta, disponibile. Vedete qui per aggiornamenti e ultime scoperte.
http://bishophill.squarespace.com/
La “scienza” non è semplicemente “conoscenza”, ma è principalmente “metodo”. Anche l’uomo di fede ritiene di conoscere, anzi ritiene di conoscere in modo ASSOLUTO.
Quello che distingue lo scienziato dal famoso “teologo dell’angolo” ridicilizzato da Voltaire è il suo procedere, ovvero il metodo, in alcuni casi l’esperimento, in alcuni casi la matematica. Con un concetto non esaustivo ma almeno approssimato si usa parlare di “falsificabilià “. Quando questo metodo viene compromesso la scientificità , non la correttezza, dei risultati va a farsi benedire.
Chiunque sa come in laboratorio, a scuola gli studenti imparino a truccare i risultati per avere dei voti migliori. in fondo questi non fanno che continuare oggi quel trucchetto. Il guaio è che non fanno scienza.
Al contrario del prete indegno, i loro sacramenti non sono validi.
Punto e basta, o come si direbbe in inglese: period.