Salta al contenuto

Mese: Ottobre 2013

L’allarme climatico? Questione di animazione…

Quella che vedete qui sopra è una gif animata. Sono più frame sovrapposti che aggiungono via via nuove informazioni al contenuto. Tanto per cambiare parliamo di allarme climatico, anzi, di non allarme climatico.

 

Nelle scorse settimane si è fatto un gran parlare dell’uscita della prima parte del nuovo report IPCC, l’AR5. Nella comunità climatica, almeno nella sua componente allarmista, che è anche la più affollata, le conclusioni cui è giunto il panel ONU sono state accolte come la conferma del fatto che nelle dinamiche climatiche più recenti ci sia la mano dell’uomo e che quella mano sia sempre più pesante.

 

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Breaking News: Artico, la situazione è grave, serve al più presto un’Agenzia Internazionale per fermarne lo scioglimento

Forse è arrivato il tipping point, forse la situazione è irreparabile, ma bisogna comunque tentare. Gli scienziati sono molto preoccupati, i cittadini devono rendersene conto…

4 Comments

L’insalata di rinforzo

L’insalata di rinforzo è un piatto tipico della tradizione napoletana per il Natale. Pare che ci siano diverse teorie circa l’origine del suo nome, c’è chi dice che si chiami così perché la pietanza viene via via rinforzata nei giorni che seguono la festa con quello che non si è ancora consumato, fino appunto a farlo diventare un piatto alquanto rinforzato. Altri ancora asseriscono che il nome derivi dal fatto che il piatto serviva a ‘rinforzare’ il cenone di Natale, necessariamente deboluccio in quanto a base di magro. In pratica, si sarà capito, dentro può andarci quasi tutto.

 

Ora, a pochi giorni dall’uscita dell’ennesimo film dell’orrore della premiata produzione di fiction climatiche IPCC & Co., con l’autunno che ha già fatto capire che si ricorda come far piovere e con un inverno che tutti vorrebbero sapere come sarà, poteva mancare una bella insalata di rinforzo previsionistica? Ecco qua, da Meteoweb:

 

Facebooktwitterlinkedinmail 5 Comments

La realtà oltre il giardino

Chesterton ebbe a scrivere che la vita è un’allegoria che può essere compresa solo attraverso parabole. Questa considerazione, che in fin dei conti riecheggia l’insegnamento di Gesù Cristo, è stata fatta propria da Peter Sellers nel suo penultimo film, “Otre il giardino” (1979), per la cui trama completa se credete potete andare qui.

 

Il film ci pone di fronte ad una società in cui i media creano una realtà virtuale che si sovrappone a quella reale, esautorandola. Non per nulla Chance il giardiniere cerca di cambiare canale quando i ladri fanno irruzione nella casa in cui aveva da sempre vissuto e nella quale i fatti reali entravano solo attraverso il televisore. Lo stesso Chance poi, duramente percosso dai ladri e raccolto ferito da un benefattore, diviene consigliere di illustri finanzieri, che orientano le loro speculazioni con le sue letture all’apparenza sconclusionate dei fatti di borsa che gli vengono riportati.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 14 Comments

Quando il clima fa la “Ola”

L’abbiamo conosciuta un po’ di anni fa, quell’impulso di entusiasmo collettivo che negli stadi affollati genera un’onda che si propaga attraverso tutti i settori mettendo a dura prova gli operatori televisivi ma con grande effetto scenico. E’ la ‘Ola’.

 

E’ su questa che un nuovo paper uscito sul Journal of Climate Dynamics e firmato da Marcia Glaze Wyatt e Judith A. Curry basa il ragionamento sul funzionamento di una componente del clima che troppo spesso e, soprattutto ancora una volta nel recente primo capitolo del nuovo rapporto IPCC, viene decisamente trascurata preferendo un sistema climatico geneticamente immutabile e perturbabile esclusivamente da forzanti esogene, ossia le attività umane. Si parla della variabilità naturale, di normale tendenza del sistema ad evolvere secondo regole proprie anche caratterizate da una certa ciclicità di lungo periodo.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 10 Comments

Follow the money

Fra poche righe vi proporrò una lettura,  ma prima vi spiego perché. Innanzi tutto mi sono piaciute le continue analogie marinare. Chi mi frequenta da vicino sa perché ultimamente ho questa preferenza e tanto basti.

 

Poi, naturalmente, i contenuti. Quella che leggerrete è solo la conclusione di un articolo interessante apparso su WUWT a firma di Richard F. Muller. Si parla delle scelte suicida della Germania in termini energetici e dell’effetto moltiplicato che queste hanno sugli altri paesi europei. Si parla dei costi maggiori che dovranno essere sostenuti per l’approvvigionamento energetico in un paese dall’economia comunque solida, che per le economie che solide non sono come la nostra, sono praticamente delle campane a morto. Si parla del fallimento di politiche che hanno investito quantità incommensurabili di risorse ottenendo risultati a dir poco risibili e che si propongono di moltiplicare ulteriormente gli sforzi per raggiungere obbiettivi irraggiungibili. Si parla del condizionamento politico della scienza e delle organizzazioni scientifiche. E, infine, si danno le giuste coordinate: basta seguire i soldi, quelli veri, quelli che lasciano sempre la festa prima che siano finite le bibite, e sanno sempre in quale locale della città si potrà andare a tirare l’alba nel modo giusto. Beh, mi sa che di qui in avanti saranno soldi molto meno verdi di quanto sono stati sin qui…

 

Facebooktwitterlinkedinmail 9 Comments

Un mese di meteo – Settembre 2013

IL MESE DI SETTEMBRE 2013

 

Andamento circolatorio (**)

La topografia media del livello barico di 850 hPa del mese di settembre consente di individuare come principale centro d’azione responsabile delle condizioni atmosferiche sull’area italiana un promontorio anticiclonico subtropicale da sud (omega block) che si è presentato sia nella terza decade del mese (figure sotto).
Nel contesto di tale quadro circolatorio medio si sono manifestate una serie di strutture meteorologiche a più bassa persistenza fra cui una serie di anticicloni di blocco e tre perturbazioni (tabella 1).

 

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Yellowstone al cacio e pepe

Il 24 agosto scorso, nei pressi di Fiumicino, costa laziale alle porte di Roma, è apparso come per incanto e nel bel mezzo di una rotatoria, un conetto vulcanico che alcuni a primo acchitto hanno identificato come geyser, ma che in realtà era, ed è tuttora, un vulcanetto di fango, piccolino ma interessante. Nella sua fase iniziale, a quanto pare, “sparava” getti di vapori e fango fino a 4-5 metri di altezza, poi dopo qualche giorno la sua attività si è ridimensionata ma si è allargata la sua base, tanto che tutta l’area è stata recintata e transennata, anche perché le emissioni sono ad alta percentuale di anidride carbonica, quindi potenzialmente tossiche per chi ne sta troppo vicino; sono state chiamate anche squadre di geofisici e vulcanologi. I primi risultati e i test hanno certificato l’esistenza di sacche sotterranee da cui fuoriusciva un mix di gas e fango (qui e qui su youtube).

Ma la storia non finisce qui, perché nell’ultimo mese le sorprese sempre in zona sono state altre due, una in particolar modo degna di “menzione cinematografica”: lì per lì a pochi metri di distanza dal vulcanetto di cui sopra, le fuoriuscite di gas e fango sono scaturite da un tombino; probabilmente, la pressione dei gas nel sottosuolo ha aperto nuove vie e ha trovato più facile sfruttare uno scavo artificiale per risalire in superficie. Ma la vera sorpresa, di pochi giorni fa, è stata questa (guardatevi il filmato su youtube trasmesso da Ostia Tv, e ripreso dalla Capitaneria di Porto).

 

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

La parola fine, finché dura…

E’ probabile che non duri molto, anzi, a dirla tutta, i soliti noti faranno finta di non essersene accorti. Vi starete chiedendo di cosa parlo. E’ presto detto, tra una presa di coraggio e un ripensamento sull’incertezza e sull’attendibilità delle simulazioni climatiche, tra dichiarazioni altisonanti scientificamente non sostenibili e astruse elucubraazioni climatiche degne del miglior Ugo Tognazzi di “Amici miei”, il report dell’IPCC appena pubblicato ha in effetti messo la parola fine sul collegamento tra gli eventi estremi e i cambiamenti climatici, ove con questi si intenda una modifica alle normali dinamiche indotta da cause esterne al sistema.

 

Il processo, pur lento e laborioso, era iniziato con la pubblicazione dello special report espressamente dedicato all’argomento, dove pur con scarso entuusiasmo e senza troppi clamori, era apparso chiaramente che allo stato attuale non è possibile stabilire alcun rapporto di causa-effetto tra ciò che si intende per dinamiche climatiche, tipicamente definite a scale spaziali e temporali molto ampie e quanto si misura in termini di fenomeni intensi, che prendono vita sempre in tempi brevi ed a scala temporale molto limitata. In particolare, se il livello di confidenza per la connessione tra la temperaura del pianeta che è aumentata e alcuni eventi siccitosi o di ondate di calore è accettabile, per quel che riguarda i cicloni tropicali, i tornado, le piogge alluvionali e i temporali intensi il collegamento non c’è. Il quinto report IPCC non li nomina neanche.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 7 Comments

A proposito del test dei modelli

Su Ars Technica è uscito un articolo sui modelli climatici e sul loro processo di sviluppo: “Perché fidarci dei modelli climatici? E’ una questione di scienza di base – Come i climatologi testano, ritestano e usano i loro tool di simulazione”. Essendo io un professionista di progettazione e sviluppo del software, incluso il test (in generale, la cosiddetta QA, Quality Assurance), l’articolo ha risvegliato vecchie curiosità. Per esempio, quando scoppiò il ClimateGate e parti di codice sorgente usati al Met Office vennero discussi come parte del “leak”, si commentò sulla loro scarsa qualità. In passato ho discusso sulla qualità del codice in ambito scientifico con alcuni colleghi che lavorano in centri di ricerca anche internazionali e mi hanno confermato che possono esserci grandi lacune sulla qualità dal punto di vista ingegneristico. Opinione rafforzata dall’accesso ad alcuni progetti di collaborazione tra università ed industria nel nostro paese. Ma queste sono tutte esperienze anedottiche e relative a contesti molto diversi tra loro: mi rimaneva la curiosità di vedere l’argomento trattato efficacemente da un esperto. Per questo ho letto con interesse l’articolo di Ars Technica; devo purtroppo concludere che è stato una grande delusione e vi spiegherò perché.

 

Prima di passare all’analisi dell’articolo, permettetemi di fare alcune premesse fondamentali per chi è a digiuno di alcuni concetti di base.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 6 Comments

Last minute dal Pianeta Terra: L’ISOLA CHE NON C’È

Il 24 settembre 2013 un terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito un’area occidentale del Pakistan uccidendo oltre 260 persone e lasciandone senza casa centinaia di…

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger... 3 Comments

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »