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Tag: Divulgazione scientifica

Diverse forme di “libero pensiero”

Mi capita tra le mani un articolo di Fedora Quattrocchi, che così si definisce sul suo profilo Twitter: dirigente di ricerca INGV, resp. unità geochimica fluidi, stoccaggio geologico e geotermia ma parlo e penso a titolo personale. L’articolo è uscito su un blog che si chiama liberipensierieoltre, la cui sommaria descrizione, quella che dovrebbe catturare l’attenzione dei lettori è la seguente: Un blog plurale e pluralista, propositivo e di aiuto. Senza fronzoli, nè velleità se non di dire la propria, schiettamente, pacatamente.

 

Si tratta di una cronaca dell’audizione tenutasi presso il Parlamento Europeo sul futuro energetico e climatico del pianeta, audizione alla quale pare4 fossero assenti in blocco i parlamentari italiani, ca va sans dire. Su questa assenza, ma soprattutto sull’inconsistenza delle argomentazioni dell’audizione, la Quattrocchi basa la propria critica, sostenendo a gran voce la necessità di implementare senza indugio le tecniche di CCS (Carbon Capture and Storage) per abbattere drasticamente e rapidamente le emissioni.

 

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Il triangolo? Non l’avevo considerato!

Qualche settimana fa Wired ha pubblicato un’interessante intervista a due divulgatori scientifici sul tema della comunicazione in scienza. Il tema principale, come si desume dal titolo, è relativo allo stereotipo dello scienziato incarnato da personaggi di film e telefilm di successo.

Ma i due intervistati accennano ad altri punti interessanti sui rapporti tra scienza, comunicazione e platea di ascoltatori. Il contesto dell’intervista è quello della scienza “speculativa”: in particolare, si fa riferimento alle teorie cosmologiche e della fisica delle particelle, quelle che stanno un po’ al confine con il paradossale e la fantascienza, ma direi che le considerazioni espresse valgono in generale per qualsiasi campo scientifico.

 

Uno dei temi è stato affrontato più volte su CM: il fatto che, grazie alla pervasività del web, il grande pubblico ha accesso non solo alla conoscenza scientifica già consolidata, ma anche al dibattito in corso, per così dire “in tempo reale”; più precisamente, anche a bozze di articoli che non sono ancora stati sottomessi alla peer review. In ambito climatologico, più volte i redattori di CM hanno proposto o segnalato discussioni proprio di questo tipo e sono state registrate diverse
opinioni sull’opportunità di questa grande circolazione di informazioni.

 

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Anatomia di una notizia seria e di come la stessa sia stata deformata da una testata di divulgazione scientifica

di Luigi Mariani

Il caffè arabica (Coffea arabica L.) costituisce il 62% circa della produzione mondale di caffè, il resto essendo rappresentato dal suo parente prossimo caffè robusta (Coffea canephora Pierre ex A.Froehner). Della produzione mondiale di arabica l’85% è di origine sudamericana (di cui Brasile=39%, Columbia=18%) mentre solo il 10% è di origine africana ed il 5% di origine asiatica (info qui). Il centro genetico del caffè arabica si colloca sugli altipiani dell’Africa equatoriale orientale (soprattutto Etiopia e Kenya), ove è ancor oggi diffuso il progenitore selvatico delle varietà coltivate.

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Mirror posting: TwentyEightGate – il mio scoop giornalistico che ha fatto il giro del mondo

di Maurizio Morabito

Breve excursus sul TwentyEightGate, il mio ultimo..ahem..secondo voglio dire “scoop” che ha fatto il giro del mondo essendo un bello (e legale!) sgambetto al bulletto chiamato BBC.

È uno “scoop” importante abbastanza da aver portato quasi 21mila visitatori su questo blog [Omnologos] in un giorno solo (13 Novembre).

In poche parole: la BBC ha combattuto per cinque anni contro un pensionato (il blogger Tony Newbery ad Harmless Sky) per impedirgli di ottenere una lista di nomi di partecipanti a un seminario sul cambiamento climatico, tenuto il 26 gennaio 2006. Io ho trovato quella lista (in maniera perfettamente legale, già su internet) e ne ho facilitato la lettura.

Maurizio 1 – BBC 0. In altre parole, Gente Comune 1 – Bulletti 0.

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Domande difficili, risposte altrettanto difficili, ovvero, assenti.

Ci abbiamo provato. Abbiamo lanciato un appello. Opinionisti, esperti, specializzati in incursioni da altre branche della scienza. Niente da fare, ai quesiti posti ai seri professionisti che hanno sgomitato sulle pagine dei giornali in occasione degli eventi in Liguria e Toscana nessuno si è degnato di rispondere.

Forse allora non sono così le tante le prove del cambiamento (ovviamente in peggio) del regime delle piogge e della frequenza e intensità degli eventi estremi in Italia. Forse sono ancora inferiori le prove che questo cambiamento sia attribuibile ad una modifica delle dinamiche del clima di origine antropica. Allora dobbiamo immaginare che affermarlo con tanta sicurezza non sia esattamente una buona pratica di divulgazione scientifica. Nè lo è di divulgazione in senso più generico. Semplicemente parlare con scarsa cognizione di causa non è una buona pratica.

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Non siamo noi ad essere razzisti, sono loro che sono napoletani

Il sito comunista “pane e rose” riporta una gustosa e didattica discussione avvenuta qualche giorno fa durante la conferenza dell’Associazione per l’Avanzamento della Scienza che…

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