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Il riassunto di Nicola Scafetta

Nicola Scafetta, ricercatore della Duke University, ha pubblicato un nuovo paper su Energy & Environment e, puntualmente, me lo ha mandato.

 

Si tratta di un lavoro che riassume quanto faticosamente studiato e pubblicato nel corso degli ultimi anni, in sostanza un resumé di quella che Nicola stesso definisce la sua teoria sui cambiamenti climatici. Gli elementi salienti di questo paper sono per molti aspetti quelli che già conosciamo, ma che per la loro intrinseca complessità penso proprio che necessitassero di un approccio più divulgativo. Esattamente quello che Nicola Scafetta ha voluto fare con questo nuovo paper. Tra gli highlights:

 

 

  • la sincronizzazione delle oscillazioni della temperatura media superficiale globale con specifiche armoniche solari, planetarie e lunari
  • la presenza di un riscaldamento di sottofondo attribuibile alle variazioni della concentrazione dei gas serra
  • la scarsa efficacia dei modelli di simulazione climatica nel riprodurre queste oscillazioni
  • l’uso di un modello empirico che tenendo conto di queste armoniche si dimostra, almeno nel breve periodo, più efficace dei modelli che sono attualmente impiegati per il redigendo prossimo report IPCC
  • l’attribuzione del 50/60% circa del riscaldamento osservato nelle ultime decadi del secolo scorso alla variabilità naturale
  • la proiezione di stazionarietà delle temperature medie superficiali globali per le prossime tre decadi circa
  • un successivo riscaldamento al 2100 compreso tra 0.3 e 1,6°C, largamente inferiore alle stime attuali
  • una sensibilità climatica al raddoppio della CO2 compresa tra 0.9 e 2.0°C con un valore centrale di 1.35°C, in linea con molte delle stime più recenti ma nettamente inferiore a quelle dell’ultimo report IPCC (FAR 2007).

 

L’oggetto del paper è evidente già dal titolo:

 

Solar and Planetary oscillation control on climate change: Hind-cast, Forecast and a Comparison with the CMIP5 GCMS.

 

Abstract

Global surface temperature records (e.g. HadCRUT4) since 1850 are characterized by climatic oscillations synchronous with specific solar, planetary and lunar harmonics superimposed on a background warming modulation. The latter is related to a long millennial solar oscillation and to changes in the chemical composition of the atmosphere (e.g. aerosol and greenhouse gases). However, current general circulation climate models, e.g. the CMIP5 GCMs, to be used in the AR5 IPCC Report in 2013, fail to reconstruct the observed climatic oscillations. As an alternate, an empirical model is proposed that uses: (1) a specific set of decadal, multidecadal, secular and millennial astronomic harmonics to simulate the observed climatic oscillations; (2) a 0.45 attenuation of the GCM ensemble mean simulations to model the anthropogenic and volcano forcing effects. The proposed empirical model outperforms the GCMs by better hindcasting
the observed 1850-2012 climatic patterns. It is found that: (1) about 50-60% of the warming observed since 1850 and since 1970 was induced by natural oscillations likely resulting from harmonic astronomical forcings that are not yet included in the GCMs; (2) a 2000-2040 approximately steady projected temperature; (3) a 2000-2100 projected warming ranging between 0.3 oC and 1.6 oC , which is significantly lower than the IPCC GCM ensemble mean projected warming of 1.1 oC to 4.1 oC ; (4) an equilibrium climate sensitivity to CO2 doubling
centered in 1.35 oC and varying between 0.9 oC and 2.0 oC.

 

Non so perché, ma ogni volta che esce qualche nuovo lavoro di Nicola Scafetta mi torna in mente la famosa discussione sulle performance dei modelli climatici e sul suo modello empirico, il quale continua ad essere più performante. Vedremo, basta avere la pazienza di aspettare o, come nel caso di Nicola, la perseveranza nel ricercare.

Tutti i suoi lavori sono disponibili sulle sue pagine web presso la Duke University, a questo link, invece, c’è il pdf di questo ultimo paper.

Buona lettura.

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Published inAttualitàClimatologia

19 Comments

  1. […] facciamo sull’immagine qui sotto, un’aggiornamento al lavoro di Nicola Scafetta di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. Si tratta di una comparazione diretta del modello astronomico/solare con i […]

  2. donato

    A conclusione (credo parziale) di questa discussione, vorrei riportare una citazione della d.ssa J. Curry.
    In una discussione su un lavoro di N. Scafetta e C. Loehle, 2011, ad un utente che le chiedeva perché ospitasse sul suo blog uno studio su cui esprimeva giudizi simili a quelli di W. Eschembach, J. Curry replicava:
    .
    “Abbiamo bisogno di indagare più a fondo per capire la variabilità naturale a scale temporali decennali e multidecadali. Analisi dei dati, teorie e modelli di simulazione sono necessari per esplorare questo campo. Data la necessità di lunghe serie temporali di osservazioni e la possibilità che alcuni meccanismi siano individuabili [nei dati] regionali, è necessario un esame dei set di dati regionali (e non solo di quelli globali). Spiegazioni convincenti dovrebbero avere capacità predittiva, anche se la verifica di previsioni a scala decennale richiederà decenni [di osservazioni].
    L’idea di base è che io considero di fondamentale importanza, non solo nel dibattito sul cambiamento climatico, ma anche nel processo decisionale, la questione di documentare, capire, ed eseguire previsioni decennali e multidecadali delle variazioni climatiche associate alla variabilità naturale. L’IPCC ha prestato poca attenzione a questo problema, anche se ci sono alcuni segnali che l’IPCC AR5 sta prendendo maggiormente sul serio queste problematiche. Così a Climate Etc., continueremo a discutere la questione dell’attribuzione e a cercare di esplorare le incognite associate alla variazione naturale del clima su scale temporali decennali e multidecadali.”
    .
    Io mi sento di sottoscrivere integralmente queste parole e sono convinto che CM darà spazio, anche nel futuro, a questo modo di intendere la climatologia. Noi abbiamo bisogno di capire e, per capire, abbiamo bisogno di ascoltare, leggere e meditare tutto ciò che circola in questo mondo “magmatico”. A tutto questo, però, dobbiamo essere capaci di applicare un principio basilare: ciò che troverà conferma nei dati futuri meriterà di essere conservato, il resto sarà oggetto di oblio.
    Ciao, Donato.

  3. Anthony continues to censor my response reported above

    The thing are getting quite funny

    I added a new comment (July 25, 2013 at 12:31 pm ) not yet posted:

    *************

    Anthony,

    why you do not want that people know what I wrote?

    Willis is writing a lot of falsehoods and non-senses.

    For example, above he wrote

    Willis Eschenbach says: July 25, 2013 at 11:45 am
    http://wattsupwiththat.com/2013/07/23/congenital-cyclomania-redux/#comment-1370927

    *******
    Well, he starts by detrending the data using a quadratic equation of the form
    A X4 + B X3 + C X2 + D X + E
    *******

    Anthony, let me know. How can the above function written by Willis be “quadratic”? It contains both a four and a third order power: X^4 and X^3.

    And in addition I never use such 4-order function.

    Who do you think to convince?

    Those who will read my papers with the purpose to understand them will easily find it out.
    Don’t you think
    ******

    Ok credo che ci sia poco da dire ancora.

    Grazie tante per I commenti. Questte cose sono complesse. Va bene che qualcuno non le capisca.
    Ma nuovi articoli stanno arrivando. A presto.

  4. About my final response to Anthony listed above that did not appear on WUWT, Anthony has finally responded by censoring it. See here

    http://wattsupwiththat.com/2013/07/23/congenital-cyclomania-redux/#comment-1370658

    He is only able to say

    ********
    [snip]

    REPLY: Don’t put words in my mouth not said Dr. Scafetta. I won’t tolerate it.

    You are welcome to compose a reply where you do not state things I have not said or written – Anthony
    *******

    Did I wrote something that he did not state or written in that statement?

    I posted it again, let see if Anthony understands.

  5. About Willis article on WUWT, something interesting is happening if you read my latest comments.

    Both Anthony and Willis are claiming that they want data, code etc. This is a surprising request from people that criticize my work by claiming to have rebutted it.

    They criticize without even knowing the data that I used!!

    Few hours ago I submitted a final response that has not yet appeared on the WUWT web-site, while comments submitted after my response are being uploaded.

    So, I am reporting my response here

    *********************************

    Anthony says: “Dr. Scaffetta, this is a simple request, one I make often of others…….”

    and I told you, every relevant information to obtain the results is already written in the paper.

    Note that Willis responded (Willis Eschenbach says:July 24, 2013 at 7:42 pm)
    that he wants
    “A link, not to the paper describing the data, but to the actual data that you used.”
    “A link, not to the paper describing the computer code, but to the actual computer code that you used.”

    So, Willis is further confirming that he criticized my work without having done any calculation. He does not have the data nor the books, nor the computer codes nor the mathematical skills to write the code and the exel files by himself to interpret my analysis.

    Therefore, his criticism is handwaving. His criticism is essentially based on his own deep ignorance on the subject.

    Anthony, do you understand that people should criticize “AFTER” having done some homework first, not before?

    So there is no need to continue this discussion with Willis.

    If he had properly studied my papers up to the point to criticize them, it is he who should provide you with the data, codes etc. If he has not studied my papers and he does not even know the data that I used, his criticism is void and his defamatory article needs to be withdraw with an apology.

    But let us see if the request is at least appropriate in the form. He wants to have the “web-link” to the data claiming that my paper does not have them.

    Well, let us see. For example I am using the HadCRUT4 surface temperature. Did I put a web-link where the data can be downloaded or not? This is Willis’ dilemma.

    Now I invite the readers of this blog to download my paper from here

    http://people.duke.edu/~ns2002/pdf/Scafetta_EE_2013.pdf

    As it is easy to see a web-link to the HadCRUT4 dataset is in page 1, footnote 1 in the bottom page.

    If you read the footnotes of my paper, they contain numerous web-links where the data can be downloaded.

    Therefore, Willis’ request further demonstrates that he has not spent any time in reading my paper. Willis is only a loudmouth and a blusterer.

    So, Anthony, you first acknowledge that Willis does not have the skills to criticized my paper and that his comments are therefore void and withdraw because not based on a re-analysis of the data (he does not even know which data I used), then you can ask me to write a guest blog to explain my paper.

  6. Guido mi ha informato della discussion qui. Aggiungo qualche commento.

    Como ho ripetuto molte volte on WUTW, l’unico modo di sapere quello che dico e’ di leggere il mio lavoro con attenzione. Willis non ha letto il lavoro neppure ha cercato di interpretarne la logica che si muove di passo dopo passo. Il modo di agire di Willis e’ tipico di chi vuole confondere le persone invece di fare capire le cose.

    La logica del mio lavoro e’ molto semplice.

    Essa parte dal fatto fisico che il sistema climatico deve essere descritto da un insieme di equazioni differenziali aventi specifiche condizioni al bordo. nel caso della terra le condizioni al bordo sono dati dai forzanti astronomici piu’ I forzanti interni (vulcani, GHG etc).

    I forzanti astronomici sono dati dal sole e dai forzanti gravitazionali ed electromagnetici che derivano dai pianeti e dalla luna.

    I forzanti gravitazionali ed electromagnetici che derivano dai pianeti e dalla luna sono complessi ma armonici.

    Il sole stesso e’ un sistema con delle condizioni al bordo che derivano dai pianeti, che sono complessi ma armonici.

    Quindi teoremi generali di matematica ci dicono che la soluzione del clima deve contenere le armoniche dei pianeti e della luna.

    Il primo punto che Willis non capisce e il punto di sopra che costituisce il fondamento matematico/fisico della mia teoria che e’ piuttosto solida.

    Il problema e vedere se l’effetto e’ osservabile o no, e questo ci e’ detto dall’analisi dei dati.

    A questo punto c’e’ l’analisi dei dati. L’analisi dei dati e la loro interpretazione e’ complessa perche’ si ha solo una serie di temperature globali e non si conoscono con precision I mechanism fisici, Tutto e’ piuttosto incerto per molte ragioni e le armoniche teoriche sono molte in principio.

    Quindi si procede con l’analisi armonica delle temperature e si scopre che ci sono dei picchi che guarda caso statisticamente corrispondono alle oscillazioni astronomiche maggiori sia in frequenza che in fase entro un errore ragionevole.

    La stessa analisi viene fatta con I dati solari, e si osserva la stessa cosa.

    Modelli armonici sono sviluppati per interpretare sia l’attivtta’ solare e poi il clima. I modelli sono testati nlla capacita’ di hindcast, cioe’ di predizione di dati non usati nella calibrazione dei modelli stessi. Poi il modelo e fatto sviluppare nel futuro.

    I passaggi di sopra sono piuttosto complessi e sono dettagliati nei miei numerosi lavori. Coloro che vogliono capirli devono studiare attentamente I lavori rifacendo I conti come li ho fatti io.

    Ora la critica di Willis e’ campata in aria. Se leggete gli ultimi commenti sia Willie che Anthony vogliono avere I dati e le equazioni e I codici che ho usato. Tuttavia, tutto questo e’ spiegato nel mei miei lavori con grande detaglio.

    Il fatto stesso che loro richiedono tali informazioni prova sostanzialmente che stanno criticando I miei calcoli senza sapere che dati ho usato, che equazioni ho usato e che codici statistici ho usato. Essezialmente mi criticano senza avere fatto alcun calcolo.

    Quindi la critica e’ chiaramente invalida. E’ solo un tentativo di diffamazione che va rispedita al mittente.

    Willis sta usando argomenti invalidi del tipo se il ciclo e’ di 60 anni (come ho usato nel mio lavoro nel 2010, ispirato dalla velocita’ baricentrica del sole ) oppure di 61 anni (come ho usato adesso inspirato dal modello delle maree di giove e saturno che sono la base del modello solare che ho proposto e usato nell’articolo).

    Su 160 anni di dati e’ irrilevante da un punto di vista pratico usare 60 oppure 61. Come dico ci sono diversi possibili cicli, ma l’esatta determinazione dei cicli non e’ possibile senza un processo fisico definitivo. Possibilmente ci sono entranbi I cicli ma I dati sono troppo pochi per determinarli statisticamente. Quindi il modello usa parametri minimalisti sulla base del modello solare che uso nell’articolo che in quell caso predice 61 anni.

    Questo modo di procedure e’ normale in scienza quado si cerca di interpretare un processo complesso, ma per Willis e’ una “dimostrazione” della falsita’ della teoria proposta. Questo no ha senso.

    Quindi, Io rimango della mia convinzione che la critica e’ invalida ed e’ un tentative di diffamazione.

    Rigurado il comment di Donato, c’e’ un solo punto che non e’ corretto. E’ quando dice che il mio metodo opera con le trasformate di Fourier. Non e’ assolutamente vero. uso l’analisi armonica, non le trasformate di Fourier.

    le trasformate di Fourier usano una base specifica di frequenze per decomporre una sequenza. Io posso cambiare la sequenza e le frequenze sono sempre le stesse. Questo set di frequence non ha valore fisico ma solo geometrico e un serie d Fourier non e’ in grado di predire il futuro come un modello armonico perche’ trasforma una serie A-B in una serie armonica del tipo A-B-A-B-A-B etc . Un modello armonico non fa questo.

    • donato

      Ringrazio N. Scafetta per la precisazione e mi scuso per l’imprecisione: a volte la sintesi mal si concilia con la precisione! 🙂
      A mia (parziale) scusante posso solo dire che l’analisi armonica è quella parte dell’analisi matematica che generalizza le serie e le trasformate di Fourier: questo, ovviamente, non giustifica il mio errore.
      Ciao, Donato.

  7. donato

    @ Maurizio Rovati
    Ti chiedo scusa per il piccolo fraintendimento: ho scritto il commento in più riprese tra un impegno e l’altro e non ho letto con attenzione la tua richiesta. Ti invito, pertanto, a considerare la mia risposta per quello che è: il commento richiesto.
    Ciao, Donato.

  8. Maurizio Rovati

    Da qualche giorno è in atto su WUWT un duro scontro tra W. Eschenbach (che ha lanciato la sfida) e N. Scafetta.
    In sostanza W.E. sostiene che N.S. abbia impostato il suo paper su un’analisi numerica fine a se stessa, arbitraria e autoreferenziale, senza basi scientifiche e senza una veste matematica in grado di autosostenere la logica di fondo.

    http://wattsupwiththat.com/2013/07/23/congenital-cyclomania-redux/

    Alla fine stanno volando gli stracci… Peccato.

    Any comment?

    • Ho letto ora. L’analisi di E. è inutilmente ironica. Qui abbiamo seguito tutto il lavoro di Nicola, da quando ha iniziato a esplorare le ciclicità astronomiche. E la prima cosa che disse e scrisse fu che non è necessario (almeno ora) conoscere i meccanismi, sono le ricostruzioni a parlare. E non penso proprio che se le sia inventate a casaccio.
      gg

    • Maurizio Rovati

      Pare che anche lì abbiano seguito dall’inizio il lavoro di Nicola, è per questo che W.E. si dimostra (forse sbagliando nel personalizzare eccessivamente) sarcastico e irriverente.
      A me interessa un commento scientifico/epistemologico depurato dalle vicende personali.

    • Maurizio, la prima cosa che m è venuta in mente leggendo il post di W.E. riguarda le diverse ciclicità che Scafetta avrebbe proposto nel tempo con i suoi lavori. In realtà, più che averne proposte di differenti, mi sembra ne abbia aggiunte, variando appena quelle individuate in precedenza. E questo lo anticipò già nel suo primo lavoro di questo filone di ricerca, quando scrisse che sarebbe stato necessario modulare meglio l’armonica del suo modello. E questo sta facendo. E’ pur vero che si tratta di variabili “tunabili”, ma bisogna vedere se quel tuning ha senso e W.E. rifiuta l’argomento a priori.
      Quanto ad aver seguito il suo lavoro, forse è il fatto che Scafetta conceda un certa percentuale di effetto antropico ad innervosire l’ambiente. Ad ogni modo, data la complessità del discorso portato avanti da Scafetta, direi che la miglior cosa che si può fare è vedere come va per il futuro. Chissà che qualcuno non si debba ricredere, e il fatto che scriva, spesso anche cose interessanti su WUWT, non costituisce una wild card.
      gg

    • donato

      Maurizio, ho avuto modo di leggere parecchia roba di N. Scafetta per cui, peccando forse in presunzione, vorrei provare a rispondere alla tua domanda. Quello che scriverò è una mia impressione personale e non vuole essere né una una difesa d’ufficio di Nicola Scafetta (non ne ha bisogno), né un’interpretazione del suo pensiero.
      Il prof. Scafetta nei suoi lavori opera con le trasformate di Fourier che, come ben sappiamo, riescono ad approssimare qualunque fenomeno periodico: basta aumentare il numero di armoniche. Dal punto di vista fisico N. Scafetta parte dal presupposto che i fenomeni naturali siano di natura ciclica e, quindi, cerca di individuare delle curve di regressione in grado di approssimare le ciclicità dei vari fenomeni naturali estrapolandole al futuro più o meno prossimo.
      La principale accusa che viene rivolta a questo modus operandi riguarda la scarsa corrispondenza tra la fisica del sistema e le equazioni che modellano lo stesso. Personalmente concordo con questo rilievo: in alcuni casi la fisica che sottende la matematica è piuttosto debole, ma ciò, quando si tratta di studiare un sistema di cui si ignora buona parte della fisica, potrebbe essere un peccato veniale. Originariamente non la pensavo in questo modo, però, mi convinse un ragionamento sviluppato dallo stesso N. Scafetta in un commento su di un blog. N. Scafetta, nella fattispecie, ha usato l’analogia delle maree terrestri. La fisica che sottende il fenomeno è enormemente complessa e, ad oggi, pur essendo compresa in buona parte, non è esprimibile con un modello matematico soddisfacente: si utilizzano delle relazioni empiriche che si basano su circa quaranta (si quaranta) parametri modulabili. In estrema sintesi l’obiettivo che si prefigge N. Scafetta, è quello di individuare un meccanismo matematico (simile a quello delle maree) in grado di simulare il comportamento di fenomeni climatici partendo dal presupposto che essi siano ciclici. In un certo senso N. Scafetta sta cercando di ripercorrere il cammino di Keplero (nel suo ultimo lavoro lo cita esplicitamente) che elaborò le sue leggi sul moto dei pianeti senza conoscere le cause fisiche (furono scoperte da Newton qualche decennio dopo l’enunciazione delle leggi di Keplero) che determinano orbite ellittiche invece che circolari.
      In alcuni casi N. Scafetta fa riferimento a delle forzanti astronomiche, ma, personalmente, la cosa mi interessa poco, ciò che mi interessa è vedere se, alla fine, la metodologia di Scafetta porterà a qualche risultato. Per adesso sembra che la sua metodologia riesca a simulare l’evoluzione del clima meglio di molti GCM. Per il passato questo è normale vista la peculiarità degli algoritmi matematici che utilizza, per il futuro, come ho scritto anche in un precedente commento a questo post, ho qualche perplessità, però, ritengo che bisogna dargli fiducia.
      Ciò che nella diatriba innescata su WUWT da W. Eschembach mi ha dato molto fastidio è il paragone tra la numerologia e il lavoro di N. Scafetta. La sua opera non è numerologia in quanto cerca, con caparbia, di individuare un modello di interpretazione di dati reali così come ogni curva di regressione, così come ogni metodo statistico (anche il metodo Montecarlo, per esempio, potrebbe sembrare un fatto numerologico, però, funziona per interpretare dati fisici contrariamente alla “legge dei grandi numeri” o ai sistemi per vincere al lotto o alla roulette che, invece, non funzionano affatto pur essendo “basati” su numeri e probabilità). N. Scafetta, in soldoni, cerca di individuare un modello matematico per schematizzare il comportamento del sistema climatico come i modellisti che elaborano i GCM con una sostanziale differenza: da una parte ci si affida a relazioni fisiche piuttosto fumose (stante l’ignoranza della fisica del sistema); dall’altro ci si affida alle sinusoidi ed alle armoniche nella speranza di imbroccare la relazione giusta.
      Per quel che mi riguarda mi auguro che da un lato o dall’altro riusciremo a trovare qualcosa che sia in grado di modellare il sistema: potrebbe darsi che, dopo il modello, riusciremo a comprendere compiutamente anche la fisica del sistema. E dopo questa blasfemia (l’ignoranza della fisica del sistema) che renderà furiosi coloro che credono di averla compresa in toto, o a meno di dettagli 🙂 ,chiudo il mio commento nella speranza di essere riuscito a rispondere almeno in parte alle tue domande.
      Ciao, Donato.

    • maurizio rovati

      Ciao Donato, grazie della risposta. Personalmente cerco di astenermi da ogni valutazione almeno fintanto che non sarò in grado di farmi un’idea, in qualche modo a me congeniale.

      Tutto sommato le cose che hai espresso mi sono già abbastanza chiare e le condivido.

      Comunque voglio sottolineare che non ho fatto nessuna domanda ma ho chiesto solo se qualcuno avesse dei commenti da fare, a meno che tu non pensassi che le domande fossero implicite in tale richiesta, il che non è.

      La faccenda dell’approccio empirico alle maree, comunque, era emersa anche nel dibattito su WUWT.

      Spero che altri possano intervenire.

  9. luigi Mariani

    Come già detto da Donato l’articolo è lungo (giustamente) e solo oggi sono quasi riuscito a concluderne la lettura (mi mancano le conclusioni che leggerò questa sera in metro).
    Che dire: trovo la teoria illustrata dal professor Scafetta nel suo articolo affascinante e convincente, almeno sul piano empirico. In sostanza il 50-60% della variabilità attuale del clima sarebbe da attribuire all’azione del sole mentre l’effetto della variazioni di composizione atmosferica antropogeniche e non (CO2, metano, eruzioni vulcaniche, ecc.) sarebbe ridimensionato al 40-50% di quello considerato negli attuali GCM e sarebbe comunque significativo, dando luogo ad un trend di lungo periodo.
    In un tale contesto AMO risponderebbe linearmente all’attività solare ed i cambi di fase dell’attività solare stessa (che la serie ACRIM di figura 15 evidenzia in modo assai efficace) potrebbero agire sulla circolazione anulare delle medie latitudini (responsabile degli scambi energetici latitudinali) ed essere visti come fattori d’innesco delle fasi a NAO fortemente positivo.
    Fra i vantaggi di un tale approccio colgo il fatto che il modello fenomenologico proposto (equazione 7) ha capacità predittiva e a differenza dei GCM descrive la stasi delle temperature oggi in atto.
    Osservo infine che dal punto di vista epistemologico lo schema interpretativo del professor Scafetta ha il grande vantaggio di conciliare le diverse correnti di pensiero scientifico che oggi fanno una fatica enorme ad adattarsi al “pensiero unico” imposto da IPCC e che fa’ della demonizzazione della CO2, mattone della vita sul nostro pianeta, il proprio elemento fondante.
    Ora mi domando come fare per corroborare una tale teoria e divulgarla correttamente all’opinione pubblica. Forse potrebbe essere utile coinvolgere ricercatori che operano sulla parte circolatoria atmosferica, in quanto i due meccanismi chiave responsabili dell’equilibrio energetico planetario sono effetto sera e circolazione e inoltre penso che per inserire il modello del professor Scafetta in un modello previsionale GCM like occorra avere anche uno schema meccanicistico di dettaglio.
    Penso anche che a livello divulgativo sarebbe oltremodo utile poter produrre delle previsioni decadali da emettere con regolarità, sull’esempio di quanto viene fatto dall’UK Meteoffice. Su questo potrebbe forse essere d’aiuto Climatemonitor.
    Grazie ancora al professor Scafetta per il suo impegno.
    Luigi

  10. donato

    Come al solito il prof. Scafetta riesce sempre a sorprenderci! Il paper è molto interessante, ma anche piuttosto lungo e complesso per cui è necessario un po’ di tempo per comprenderne i dettagli. Molto intrigante mi è parsa l’idea di “modulare” gli output dei GCM con la variabilità armonica naturale: l’ensemble riesce a replicare anche la stasi nelle temperature registrata dagli strumenti negli ultimi quindici anni. Non è cosa da poco! Se il modello così creato riuscisse a prevedere con simile precisione anche l’evoluzione futura sarebbe veramente un’ottima cosa. Ho l’impressione, però, che per il futuro le cose siano un po’ diverse. Altra cosa piuttosto interessante mi è parsa la quantificazione della sensibilità climatica (se non ho interpretato male dovrebbe essere legata al parametro rcp).
    Si tratta, comunque, di impressioni dovute ad una scorsa molto superficiale dello studio. Come ho già detto è necessario approfondire meglio l’intera questione 🙂 .
    Credo che, a breve, ritornerò sull’argomento.
    Ciao, Donato.

  11. Caro Filippo

    le domande che poni sono importanti. Ma ra risposta credo sia nel mio lavoro.

    Quando tu parli di incertezze c’e ne sono di tue tipi.

    1) l’incertezza dovuta a possibili bias sistematici. Ad esempio le temperature degli ultimi 60 anni potrebbero essere sovrastimate sistematicamente a causa del calore urbano che e’ ogettivamente essere difficile da correggere. Quindi il riscaldamento globale potrebbero essere un po’ meno intense. Questa e’ la ragione per cui dico nell’articolo che le proiezioni che propongo vanno interpretate come limiti massimi.

    2) l’incertezza dovuta a rumore che potrebbe falsificare I pattern a scale decennali e multidecennali che nell”articolo idetintifico come dovuti a cicli astronomici. Tu ti domandi qual e’ la confidenza che abbiamo in questi pattern oscillanti di cui parlo nell’articolo.

    La domanda e’ importante ma la risposta e’ nella figura 6 dell’articolo.

    La figura 6 mosta l’analisi spettrale di tre records: la temperature globale, la temperature dell’emisfero nord e quella dell’emisfero sud. Come puoi vedere dal grafico le tre analisi spettrali mostrano piu’ o meno gli stessi picchi di frequenza. Non in modo “infinitamente” preciso ovviamente, ma la coerenza spettrale e’ piuttosto buona in modo particolare quando confronto l’emisfero nord e l’emisfero sud, che sono statisticamente indipendenti.

    La probabilita’ di trovare due serie temporali statisticamente indipendenti come le temperature dell’emisfero nord e dell’emisfero sud con gli stessi picchi di frequenza e’ estremamente bassa se le due sequenze non sono accoppiate fisicamente in un qualche modo. Quindi la coerenza spettrale dimostra che I pattern decennali e multidecennali sono “fisici” e non dovuti a rumore random.

    Detto questo, io non ritengo che le serie di temperature siano “infinitivamente” precise, ma l’analisi, per come e ‘ fatta, stabilishe con ottima confidenza che I pottern oscillanti sono sufficientemente fisici da essere modellati e riconosciuti come cicli coerenti a cicli astronomici.

    Spero che questo risponda alla tua domanda.

  12. Filippo Turturici

    Sarebbe possibile rivolgere una domanda diretta all’autore?
    Vorrei infatti conoscere la sua opinione sul fatto di basarsi (e dunque calibrare i propri modelli) su dati che potremmo definire non sufficientemente “precisi”. Infatti, se guardiamo alcuni studi sull’incertezza associata alla misura della temperatura media terrestre, avremmo un valore di (approssimato) ±0.5°C. Il che significherebbe, a rigore dalla teoria della misura, la compatibilitá delle misure lí mostrate tranne che per alcuni estremi; rimarrebbero peró indistinguibili le medie decadali. Si potrebbe obiettare che i massimi degli ultimi 15 anni rimarrebbero distinti e superiori ai minimi dei secoli XIX e XX (fino agli anni ’60-’70, si direbbe); ma, allo stesso tempo, si potrebbe facilmente replicare che tali massimi restrebbero compatibili con quelli registrati nei 150 anni precedenti.
    Non voglio con questo negare lo scioglimento dei ghiacci ed altri fenomeni reali e macroscopici: sia chiaro. Tuttavia, vorrei far presente che stiamo parlando di:
    a) una misura poco utile, quale l’anomalia della temperatura media, finché restiamo all’interno dell’intervallo di incertezza;
    b) un sistema che non appare essere stabile, anche senza un contributo sensibile delle attivitá umane; ad esempio, nell’ultima metá del XIX secolo si perdono in pochi anni oltre 1°C di temperatura media globale, stando agli estremi rilevati ed accettati.
    Insomma, i dati di base sono realmente utili a comprendere e predire con un simile dettaglio le anomalie termiche globali, e dunque la distribuzione del calore sulla superficie terrestre?

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