Salta al contenuto

Da dove si guarda la medaglia?

Maurizio Morabito mi ha segnalato un articolo interessante  uscito sul Time in cui si affronta il tema dell’imminente Cop15 di Copenhagen da un punto di vista forse non nuovo ma di cui si sente parlare molto poco, per cui ora cercherò di darvene conto.

In vista di questo vertice siamo tutti in fermento chi per un verso chi per un altro, ma in fondo siamo solo degli osservatori. Certamente gli atteggiamenti e gli orientamenti dell’opinione pubblica hanno ed avranno il loro peso, non a caso siamo in questi giorni letteralmente martellati di messaggi mediaclimatici, ma, da quel punto di vista quel che era possibile fare è stato fatto anzi, si è fatto decisamente troppo. Ora la palla passa ai decisori politici, per usare una terminologia cara a quanti sono convinti che un accordo sulle emissioni dai tratti rigidi e stringenti sia necessario.

Il punto è che anche al netto dell’attuale difficile contingenza economica o dell’incertezza più o meno ampia che ammanta le basi scientifiche sottostanti alla necessità di trovare un’intesa, ci sono alcuni decisori che trovano giustamente non poche difficoltà a convincere i loro elettori che devono rinunciare alla possibilità di star meglio. Attenzione, non sto parlando delle economie emergenti -per meglio dire già emerse- che sarebbero chiamate a frenare il loro rateo di sviluppo, questo è un problema, ma è anche qualcosa di cui si tiene già conto in sede negoziale. Tantomeno è mia intenzione rispolverare l’infelice affermazione dell’ex presidente degli Stati Uniti, che ebbe a dire che la qualità della vita dei suoi connazionali non era negoziabile. Il problema vero è che, siano antropiche o naturali le cause del riscaldamento in corso, c’è una bella fetta di mondo che da un pianeta un po’ più caldo avrebbe solo da guadagnarci. Sto parlando della Russia, la cui gran parte del territorio è praticamente inservibile a causa del freddo. Quanti milioni di ettari di terreno coltivabile avrebbero in più? Quanti soldi potrebbero risparmiare per riscadarsi o quanti ne potrebbero guadagnare e dunque reinvestire in benessere potendo accedere alle risorse naturali che si pensa giacciano sotto la porzione di Oceano Artico di loro proprietà? Quanto potrebbero migliorare le condizioni delle popolazioni settentrionali o dell’intera nazione?

Non c’è da stupirsi se, come già accaduto per il Protocollo di Kyoto, quando in pratica pur di averli tra i firmatari è stato loro concesso di trarre benefici spettacolari dall’intesa, i negoziatori russi stiano mostrando un evidente scarso entusiasmo nei colloqui preparatori di questi giorni. Emettete quanto desiderate e vendeteci pure le quote di emissione, questi furono allora più o meno i termini del patto nei confronti dell’orso siberiano.

E ora perchè dovrebbe essere diverso? Forse perchè si ritiene che non vorranno far la parte dei cattivi di fronte ad atteggiamenti più collaborativi delle altre grandi realtà economiche del pianeta? Mi sembra un po’ poco in effetti. Senza considerare che in effetti di entusiasmo in giro non ce n’è poi molto. E’ probabile anzi che più di qualcuno prenderà la palla al balzo per fare fronte con loro. Ma, in tutta onestà, con i benefici del riscaldamento che sono reali, accertati e storicamente documentati, con il dibattito sull’origine antropica della recente fase di aumento delle temperature che è tutt’altro che chiuso e con gli effetti negativi di questo riscaldamento che ad oggi giacciono solo sui tabulati dei modelli di simulazione climatica la cui attendibilità deve ancora essere definita, si può veramente pensare di dar loro torto? Chi ha stabilito che la qualità della vita di un Cosacco vale meno di quella di un abitante delle Maldive? Mi sbaglio o la storia ha dimostrato che l’umanità se l’è passata meglio quando ha fatto un po’ più caldo piuttosto che quando il clima è stato più rigido?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inIn breveVoce dei lettori

Sii il primo a commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »