Salta al contenuto

Il Sole e le variazioni decadali nelle temperature terrestri

Il Sole, il nostro motore (quasi) immobile al centro del Sistema Solare. Argomento spinoso, dibattuto, deriso e sminuito da alcuni, elevato a Deus Ex Machina da altri. Il Sole ha un ruolo nei cambiamenti climatici terrestri? La risposta è affermativa e abbastanza chiara a tutti quando si tratti di considerare tempi lunghi, lunghissimi (ere geologiche). Cosa accade, però, se cerchiamo traccia del Sole anche nei cambiamenti climatici su scala di breve termine, per esempio su scala decennale?

Succede che si apre una sorta di vaso di Pandora, un tutti contro tutti a livello scientifico. Il motivo è presto detto, si osservi la seguente nota tabella:

Fonte IPCC

L’IPCC relega la forzante solare ad un ruolo meno che marginale nel contesto delle forzanti ad oggi conosciute. Tale affermazione parrebbe essere una pietra tombale per quanto concerne il capitolo Sole. Ogniqualvolta qualche ricercatore rispolveri la forzante solare, lo abbiamo visto negli ultimi anni, gli viene opposta quella tabella. Oggi vi è una serie di studi che cerca di scoprire la reale quota parte di cambiamento climatico attribuibile al Sole, in questa sede analizzeremo l’ultimo in ordine cronologico, a firma di Nicola Scafetta.

Un centro di gravità permanente

Il Sole è un motore immobile solo nelle semplificazioni atte a spiegare facilmente il funzionamento del nostro sistema solare. Sappiamo infatti (c’è tanta fisica e matematica dietro) che essendo parte di un sistema più complesso (i pianeti, le altre stelle più o meno lontane) il Sole reagisce dinamicamente a queste sollecitazioni. Ovviamente stiamo parlando della forza di gravità.

Immaginate di giocare a girotondo con un bambino di corporatura esile. Con molta probabilità, prendendolo per le braccia e facendolo roteare attorno a voi non vi sposterà dal punto in cui siete. Ipotizzate adesso di poter far roteare attorno a voi due bambini, uno più leggero e uno molto più pesante. Molto difficilmente riuscirete a mantenere la vostra posizione e anche voi, piano piano, vi sposterete dalla posizione iniziale. Attenzione: quella qui descritta non è la forza di gravità, ma è un esempio molto utile per visualizzare mentalmente quanto accade quando mettiamo in relazione 1, 2, n corpi nel vuoto cosmico. Per i lettori più precisi dovremmo anche parlare di moto angolare e di tanti altri aspetti che però in questo contesto possiamo mettere da parte.

In realtà il sistema solare non necessariamente ruota attorno al Sole, tutti insieme ruotano intorno al cosiddetto Centro di massa del sistema solare (Center of  Mass in the Solar System, CMSS). Attualmente il CMSS è al di fuori del nostro Sole (dal 2000 al 2100 si calcola che il CMSS si troverà al di fuori del Sole per il 67% del tempo).

Questo meccanismo, ovvero la distanza del Sole dal CMSS e la sua velocità relativa rispetto al CMSS,  si suppone che possa influenzare l’attività solare1 . Esiste una segnatura di questo fenomeno nell’andamento dell’attività solare e, perchè no, nell’andamento delle temperature terrestri? Scafetta e altri sostengono che sia possibile rintracciare queste variazioni nell’andamento termico medio globale.

Tratto da Scafetta, 2009

Andando a rapportare gli indici di cui sopra alle variazioni di temperatura del nostro pianeta, otteniamo quanto segue:

Tratto da Scafetta, 2009

Confronto tra le densità spettrali della temperatura globale e del CMSS

Se quanto sopra venisse confermato, allora Scafetta avrebbe trovato il legame tra ciò che modula l’attività solare, la sua velocità e il clima terrestre

Analizzando i dati è anche emerso che il ciclo di 60 anni del CMSS corrisponde perfettamente al ciclo della Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO), con un lag di 5 anni. Lo stesso Scafetta, a onor di scientificità, si chiede se sia una correlazione vera o se sia una coincidenza, magari introdotta tramite qualche involontario artificio matematico. In attesa di conoscere gli algoritmi utilizzati, noi di CM ci poniamo in una posizione neutra, sebbene i dati utilizzati non siano frutto di ricostruzioni proxy e quindi non dovrebbero soffrire degli innumerevoli bias che invece riscontriamo quotidianamente in tante altre ricostruzioni.

Total Solar Irradiance, una ricostruzione da rifare?

Nel precedente paragrafo abbiamo riassunto il primo dei punti focali messi in luce da Scafetta, il secondo riguarda l’indice che riporta le misurazioni della radiazione solare. L’argomento è estremamente tecnico, quanto emerge è che le ricostruzioni fin qui utilizzate potrebbero non essere corrette. Esse infatti si fondano sull’utilizzo di particolari algoritmi che consentono di ottenere i dati proxy per la serie in questione. Scafetta ha scoperto che utilizzando alcune misurazioni strumentali, piuttosto che altre, cambia l’esito finale. Le ricostruzioni attualmente in nostro possesso ci parlano di una TSI stabile dal 1980. Utilizzando altre serie di dati (non incluse nella precedente ricostruzione) emerge invece una TSI crescente negli ultimi decenni.

Questo è un aspetto sicuramente non marginale se infatti, come sempre più scienziati stanno confermando, il clima terrestre è influenzato dal Sole anche su scala temporale di breve termine, ciò vuol dire che una variazione dell’attività solare, tra un ciclo e l’altro, può determinare dei riflessi sul clima terrestre.

Modelli climatici globali limiti e prospettive

Nell’ultima parte della trattazione, Scafetta affronta il discorso relativo ai modelli matematici per la simulazione del clima terrestre (Global Climate Model, GCM). Secondo l’autore (ma ne abbiamo discusso ampiamente anche su CM) i GCM sono sicuramente strumenti necessari per il progresso della conoscenza scientifica, tuttavia soffrono di notevoli limiti. In particolar modo, gli attuali GCM, secondo Scafetta, sottostimano di svariati ordini di grandezza la forzante solare e conseguentemente tutti i feedback (le retroazioni) ad esso legate. Il discorso è molto ampio, spesso abbiamo messo in luce come sia rischioso definire politiche economiche su scala globale, basandosi esclusivamente sulle proiezioni fornite da modelli matematici oggettivamente limitati.

Scafetta propone un modello fenomenologico (in altre parole “Un approccio olistico“, argomento trattato dal Prof. Mazzarella, citato nel lavoro di Scafetta, che CM ha avuto l’onore di ospitare sulle proprie pagine) che comprenda anche il Sole, partendo dai dati empirici. Dal momento che un modello dettagliato che leghi il Sole al clima terrestre ancora non esiste, la soluzione sicuramente pragmatica è quella di inserire le osservazioni.

Un nuovo approccio, un nuovo risultato

A questo punto possiamo tirare le somme di quanto detto: da un lato prendiamo la TSI corretta, dall’altro lato consideriamo anche la teoria del centro di massa del sistema solare (che sulla Terra influenza la lunghezza del giorno, in inglese Length of the Day, LOD), mettiamo tutto insieme all’interno del modello fenomenologico e cosa otteniamo?

Il risultato è quantomeno sorprendente: Scafetta dimostra che il suo modello può ricostruire centinaia di anni di eventi climatici terrestri, con un dettaglio ad oggi difficilmente pensabile. Uno dei principali problemi degli attuali modelli climatici consiste proprio nella difficoltà a simulare il clima passato, a meno di forti condizionamenti. Scafetta però dimostra che se si tenesse conto nella maniera dovuta della forzante solare, ecco che emergerebbe il clima passato. E tanto fa il suo modello fenomenologico.

Andando a scomporre l’attuale riscaldamento globale, emerge che ben il 65% è attualmente spiegabile attraverso la forzante solare le sue retroazioni sul sistema climatico terrestre. Vi è poi anche spazio per retroazioni, al momento da indagare accuramente, legate alle forzanti astronomiche (ne abbiamo parlato, appunto il CMSS e la LOD).

Altrettanto importante è l’individuazione, tramite il modello, di cicli pari a 60,30,20 e 10 anni. E’ importante sottolineare il ciclo decennale, in quanto siamo nel campo degli influssi di breve periodo, quando si è sempre esclusa una segnatura del Sole al di fuori del lungo-lunghissimo termine. A livello di temperature che peso hanno questi cicli? La stima attraverso il modello fenomenologico parla di una variazione pari a 0.40°C – 0.45°C per il ciclo di 60 anni. Questo ciclo naturale spiega completamente il riscaldamento registrato nel periodo 1910-1945 e spiegherebbe per il 70% quello occorso tra il 1975 e il 2002.

Nel suo studio, Scafetta utilizza il nuovo modello per emettere una previsione sull’andamento climatico dei prossimi decenni. Coerentemente a quanto spesso detto qui su CM, preferiamo non parlare di previsioni climatiche di lungo termine, lasciamo che il lettore si crei autonomamente un giudizio.

Qui potete assistere alla conferenza tenuta da Scafetta, durante la quale ha presentato il suo modello fenomenologico. La trattazione è in inglese e ha una durata superiore ai 60 minuti, tuttavia è assolutamente importante per comprendere i meccanismi di questa nuova ricerca. Seguendo questo link, invece, potrete scaricare le slide della conferenza.

Nicola Scafetta è laureato in fisica presso l’Università di Pisa ed è Philosophy Doctor, sempre in fisica, presso la University of North Texas. Al momento detiene più di 40 studi pubblicati e che hanno passato la revisione critica.

Mi siano concesse alcune considerazioni, in chiusura. L’ipotesi proposta dal Dott. Scafetta è estremamente affascinante e per molti aspetti convincente. Dimentichiamo per un momento la questione se questo studio sia valido o meno, quello che rimane è la chiara e netta rappresentazione di una scienza che ha ancora molto da scoprire e da studiare. Quello che rimane è un quadro incompiuto: è come se ci trovassimo di fronte alla rappresentazione pittorica di un frutto, su una tela completamente bianca. Farà parte di una natura morta, o quel frutto sarà ancora sull’albero? Io credo che i frutti di questa materia e della ricerca vadano ancora colti nella quasi totalità. Abbiamo appena accennato lo schizzo iniziale. Tuttavia lo schizzo iniziale non è affatto sufficiente per dire cosa apparirà sulla tela e, fuor di metafora, aver appena compreso i meccanismi generali del nostro clima non è sufficiente per programmare politiche sociali ed economiche per i prossimi 150 anni, ma questa è decisamente un’altra storia.

Reblog this post [with Zemanta]
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. Jose, 1965; Fairbridge and Shirley, 1987; Landscheidt, 1988, 1999; Charvatova and Stvrevstik, 2004; Wilson et al., 2008; Scafetta, 2009 []
Published inAttualitàClimatologia

52 Comments

  1. […] conferma della propria competenza rimorchiata dal bigoilista n. 1,  i soliti hanno continuato a puntare su Nicola Scafetta che s’era già procurato un brutto incidente con […]

  2. Cioè Claudio, fammi capire 5 post = 1 ban? Per carità, ognuno fa quello che vuole a casa sua, però mi sembra strana come politica.

    Ho letto, con un po’ di coraggio, tutto il dibattito scaturito e onestamente mi sembra che stiano spaccando il capello in quattro a Scafetta.
    CG

  3. Claudio Costa

    http://www.climalteranti.it/2009/11/12/purtroppo-i-negazionisti-climatici-continuano-ad-avere-torto-1/#comment-18865

    Su climalteranti è partita una critica a Scafetta che però ha replicato, Siccome sono stato bannato perchè ho superato i 5 post ( regola assurda) continuo dove non ci sono queste regole.

    Riprendo il primo post di Scafetta

    Dice: “Infatti, un aumento di temperatura degli oceani li rende meno capaci di assorbire la CO2 atmosferica e nello stesso tempo sulla terra ferma c’è una maggiore produzione di CO2. Questo avviene a causa dell’accelerazione dei processi di decadimento dei prodotti biologici dovuto alla crescita dell’attività batterica che e’ dovuta: 1) all’aumento della temperatura; 2) al fatto che il ritiro dei ghiacciai ha liberato piu’ superficie terrestre dove questi processi batterici avvengono”

    Quindi parla di emissioni naturali da oceani e da decadimento dei prodotti biologici, dovuti ad un aumento della temperatura e ad un aumento della sostanza organica disponibile per i batteri, perché liberata dai ghiacci. Trovo che 20 post per accusare Scafetta di aver confuso ghiacci e permafrost quando era stato chiarissimo siano davvero troppi.

    @ GP e Gabrielli

    “Tra un’era glaciale ed un interglaciale ci sono 4-7°C di differenza e si osserva un aumento della co2 atmosferica di circa 80 ppm nell’arco di alcune migliaia di anni un trend me… ben inferiore ai 2ppm/anno attuali, durante l’optimum olocenico abbiamo avuto un massimo di radiazione solare alle alte latitudini dell’emisfero nord e nonostante ciò nei dati ad alta risoluzione della co2 si osservano fluttuazioni modeste nella concentrazione atmosferica perchè questo meccanismo dovrebbe essere significativo dal minimo di Maunder ad oggi? E’ un possibile meccanismo di feedback futuro ma non vedo motivo di considerarlo significativo rispetto all’immisione diretta di co2 almeno fino a che il riscaldamento del permafrost non esca nettamente al di fuori della variabilità climatica osservata nel corso del pleistocene.”

    Mah! se guardo questo grafico

    http://www.nature.com/nature/journal/v453/n7193/fig_tab/nature06949_F2.html

    esempio 9,
    – l’oscillazione della CO2 è da 300 ppm a 180 ppm, il delta è di 120ppm,
    – se guardo le anomalie termiche l’oscillazione è da -9 a +3, il delta è di 12 ° C cioè ad ogni grado di riscaldamento c’è un aumento di 10 ppm di CO2 però c’è il misterioso lag di 1000 anni, le velocità di crescita sono lente ma + – uguali.
    Se ad ogni grado corrisponde una crescita di 10 ppm il riscaldamento degli ultimi 250 anni di 1,7° C dovrebbe aver dato un’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica di:
    – 17 ppm solo per cause naturali (anche in questo caso le velocità di crescita sono uguali se pur diverse dai dati delle ice core)
    – quindi su 100 ppm di crescita degli ultimi 250 anni il 17% dovrebbe essere naturale. (conti fatti a spanne per carità)
    Non è lontano da ciò che dice Scafetta che cito:

    “Inoltre, se solo 10% oppure 20% della crescita di CO2 sin dal 1750 e’ da attribuire a fattori naturali, cioè solari (cosa che si può dimostrare con i conti), sono le attribuzioni dell’ IPCC che sono del tutto sbagliate perché il clima avrebbe un potente feedback positivo alle variazioni solari attraverso il CO2 che implicherebbe che l’effetto dell’attività solare sul clima e’ stato severamente sottostimato”

    Penso però che questo lo sappiate tutti, ma il problema è molto complesso e riguarda la stima della lifetime della CO2 atmosferica ( che partecipa agli scambi) Il nocciolo è lì!
    Se fosse 100 anni come dice Hansen, negli ultimi 100 anni la CO2 antropica si è accumulata, si dice più del doppio rispetto al corrispettivo dei 100 ppm della crescita. Quindi si afferma che la l’aumento della CO2 in atmosefra è tutto antropogenico, e vale lo stesso discorso per il CH4 e che metaà circa di questo aumento si stato riassorbito.
    Ma potrebbe non essere così, perché il rapporto isotopico potrebbe essere interpretato diversamente, ela lifetime essere molto diversa da 100 anni, e questo potrebbe variare enormemente le stime di crescita dei gas in atmosfera, come già detto precedentemente, sia per la CO2 ma soprattutto per il metano.

  4. Claudio Costa

    La video conferenza non si apre più.
    L’hanno cancellata?
    Qualcuno l’ha salvata?

  5. […] effetti basta sapere dove guardare. Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un’analisi  dell’ultimo lavoro di Nicola Scafetta, fisico nostrano d’esportazione che lavora […]

  6. steph

    Siccome Costa mi ha tirato in ballo, vorrei solo chiarire un paio di punti.
    Punto 1: io non ha mai detto che la tesi di Scafetta non sta in piedi, non sono nessuno per poter asserire ciò: rispondevo a qualcun altro incollando il virgolettato suo. Ma ovviamente, sulla base di quel che leggo, so e vedo/sento, dico che *sembrerebbe* proprio così e quindi sposo l’asserzione. La differenza può sembrare minima e insignificante, ma invece non lo è. Mi aggiorno.

    Punto 2: la mia risposta si riferiva ai lavori di Scafetta 2009 e Scafetta e Willson 2009 (e ai rimandi a suoi lavori precedenti), non certo alla teoria planetaria. Che non conosco e che, peraltro, attendo impazientemente di vedere pubblicata.

    • Claudio Costa

      Scusa Steph, è sempre antipatico riportare le frasi scritte in altri contesti e che potrebbero essere fraintese, confermo che il virgolettato era di un certo Antonio (non sono molti gli Antonio esperti di clima).
      Hai letto la replica di Scafetta a Schmidt?
      A me sembra che Schmidt faccia una brutta figura la replica di Scafetta finisce così:

      “Ci sono diversi errori in Benestad Schmidt 2009….Mi chiedo solo perché i revisori non hanno verificato le numerose dichiarazioni fuorvianti e gli errori. Sarebbe triste se il motivo fosse perché qualcuno confonde una teoria scientifica, come la “teoria del riscaldamento globale di origine antropica” per una ideologia che deve essere difesa a tutti i costi”

  7. Claudio Costa

    @ Claudio Gravina

    “A onor del vero altri gruppi di ricerca seguono il discorso LOD e TSI su strade diverse da quelle di Scafetta, con risultati piuttosto simili.”

    Molto interessante hai dei link?

    • Costa, nulla che lei già non abbia nel suo sconfinato archivio di link. Sono studi vecchi, meno vecchi e recenti, molti si trovano anche nella bibliografia utilizzata da Scafetta.

      Sono molto contento che questo articolo susciti ancora interesse, ma non ero pronto, lo ammetto, dopo un mese a riprendere in mano di nuovo tutto il materiale. Provvederò.

      CG

  8. Luca Galati

    Ovviamente i conti non tornano nemmeno perchè come vediamo dal grafico l’oscillazione del centro di massa del sistema solare ha una frequenza di circa 3 volte in 50 anni, ma nessun satellite in orbita dagli anni 60′ ha mai misurato una variazione della costante solare di ben 25watt fermandosi invece a variazioni di appena lo 0,1%.

    Altra cosa forse ancor più clamorosa ai miei occhi è che il trend di queste variazioni è, come si vede bene dai grafici, praticamente piatto mentre la temperatura del pianeta è globalmente in ascesa da più di un secolo.
    Un pò strano.

    Che mi dice Gravina?

    • Le dico, su due piedi perchè l’articolo l’ho scritto un mese fa e non ho memoria precisa della presentazione di Scafetta, che mi pare di ricordare un grafico con un trend in aumento della TSI. Andrò a ricontrollare non appena avrò tempo, ma la novità di Scafetta, a sua detta, è appunto aver trovato una serie di dati con un trend in aumento. In particolare vorrei sottolineare come questo sia apparso il punto nodale della teoria di Scafetta, ovvero aver utilizzato dei dati e non altri. Vero è che anche le ricostruzioni “ufficiali” utilizzano alcuni dati e non altri. Questo è il punto, come ha fatto notare Costa tramite le parole del noto forumista Steph. Se la serie ACRIM sia o meno effettivamente ed utilmente utilizzabile a questi scopi.

      E’ un bivio per tutta una serie di ragionamenti. A onor del vero altri gruppi di ricerca seguono il discorso LOD e TSI su strade diverse da quelle di Scafetta, con risultati piuttosto simili.

      CG

    • Claudio Costa

      La correlazione TSI e T° di Scafetta è questa

      http://www.friendsofscience.org/assets/documents/FOS%20Essay/ScafettaWestSunvsTemp%20Adj.jpg

      Sull’altro grafico forse ti può essere utile questa spiegazione con Giove e saturno allineati

      http://noconsensus.wordpress.com/2009/08/11/century-to-decade-climate-change-created-by-planetary-motion/

      si parla di “plot of the power spectrum of global temps ” cioè di densità spettrale

      http://en.wikipedia.org/wiki/Spectral_density

      la densità spettrale identifica periodicità, e le periodicità T° e sole sono clamorosamente correlate.

  9. Luca Galati

    Il problema dello ‘spettro della temperatura’ nasce dal fatto che fisicamente parlando la temperatura non ha una scomposizione in frequenza…

    • Le ribadisco che è stata una mia “crasi” eccessiva, non è lo spettro delle temperature, bensì lo spettro della serie storica delle temperature. C’è una differenza, direi, abissale e mi dispiace aver ingenerato la confusione, probabilmente scrivendo l’ho sottinteso. Fisicamente parlando la temperatura non ha frequenza, ma la serie storica sì.

      CG

  10. Luca Galati

    Dai conti fatti, se sono esatti, la costante solare varierebbe di circa 25 watt quindi più che sufficienti.
    Bisognerebbe poi verificare le fonti dei grafici se sono esatte o meno.
    Mi resta da capire cos’è lo ‘spettro della temperatura’.

  11. Luca Galati

    Bisognerebbe poi verificare di quanto varierebbe la ‘costante solare’ al variare della distanza dal ‘centro di massa’ pari a non più di 2 volte il raggio solare guardando i grafici postati.

    Per avere un’idea delle distanze la distanza della Terra dal Sole è pari a circa 149 milioni di Km, mentre il raggio solare è pari a 696000 Km, moltiplicato per due fa 1392000 km ovvero 0,93% della distanza Terra-Sole…

  12. Luca Galati

    Qualcuno poi mi dovrà spiegare, da ignorante, cos’è lo ‘spettro della temperatura’…

    • E’ vero, sono stato troppo sintetico, avrei dovuto dire: spettro della serie storica delle temperature. E visto che nell’altra risposta ci ha addirittura proposto una moltiplicazione, sono certo che scoprirà da solo di cosa si tratta.

      @ Costa

      Che il famoso Steph sostenga che la tesi di Scafetta non sta in piedi, serve a poco o a nulla. Ciò non significa che io sia in disaccordo con lui, anzi secondo me Steph dice cose interessanti. La correlazione non è la causa? Mi sta benissimo, lo sosteniamo da una vita (visto che lavoriamo con la statistica tutti i giorni), però allora non vale solo per Scafetta. Vale per tutti. E come mai su base statistica possiamo addirittura azzardare ipotesi sul clima futuro, mentre Scafetta non potrebbe cercare di individuare il sottile nesso tra correlazione e cause? Solo perchè la correlazione serrista arriva, a detta loro, al 95%? Potrebbe essere tutta una clamorosa coincidenza? Io andrei piano sul cosa causa cosa, ma questa, allegria, è scienza.

      CG

  13. Claudio Costa

    Su Scafetta EPA 2009, vi giro un’osservazione di Steph di meteonetwork per un confronto:

    “La teoria di Scafetta non se la fila (quasi) nessuno perchè non sta in piedi”
    Sembrerebbe proprio così, almeno a giudicare (oltre che da quanto letto) anche da quel che ho avuto modo di ascoltare e vedere durante una keynote lecture (#8) di quest’interessante e recente seminario a cui ho partecipato
    http://www.nccr-climate.unibe.ch/summer_school/2009/Agenda.pdf

    Fra l’altro, a specifica domanda sui recenti lavori di Scafetta è stata data una risposta che, almeno in parte, non mi sorprende (perché già ne avevo il sospetto leggendo i papers di S.).
    In buona sostanza, pare che, oltre ad analisi spurie, a qualche tecnica di scelta dei dati un po’ troppo “furbetta” e ad una persistente mancanza di background fisico di fondo (correlation is not causation, si diceva una volta…), il problema più grande sta nel fatto che non si possono usare 20 anni di dati cmq assai discussi (i compositi ACRIM e il presunto trend nella TSI) per la calibrazione di un modello e poi estrapolare il tutto su 400 anni usando una ricostruzione sbagliata (quella di Krivova basata sui GSN) per giustificare la scelta iniziale che piace di più: una metodologia assai discutibile che ne invalida la bontà.

    Poi bisognerebbe anche capire perché il gruppo che fa capo ai compositi satellitari ACRIM (quelli che piacciono tanto a Scafetta) si ostini ad usare solamente le differenze fra i minimi del ciclo solare per calcolare il presunto trend (ora ridimensionato e di molto!) che ne esce fra i cicli 21 e 23. Perché non usare, ad es., anche le differenze fra i massimi? O del resto del ciclo? Boh.

  14. Claudio Costa

    Su Scafetta EPA 2009, vi giro un’osservazione di Steph di meteonetwork per un confronto:

  15. Luca Galati

    Sulla faccenda Scafetta e la disputa con Real Climate invece non sò nulla.

  16. Luca Galati

    Real Climate sarà pure un blog, ma i suoi giudizi derivano da studi peer-review peraltro citati e linkati: solo un blog poco autorevole non farebbe una cosa del genere.

    • E quindi? Mi faccia capire. Se Scafetta riceve revisione paritaria non va bene, ma se viene criticato da un blog pur autorevole ma non paritario va bene?

      Oh bella.

      CG

  17. Claudio Costa

    @ Alfio

    Realclimate non fa la peer review quindi sono solo opinioni, tra l’altro Gavin Schmidt dopo aver difeso Gore e Mann, dallo scranno del suo blog, ha per so qualsiasi credibilità.
    Scafetta 2007 è stato contesatato da Schmidt 2008 ( sulla validità della ricostruzione del satellite Acrim) e a questa critica Scafetta ha risposto con Scafetta Wilson 2009 e Scafetta 2009 dimostarndo la validità della sua ricostruzione.

    Su Scafetta EPA 2009 sei sicuro che non sia in Press? (c’è infatti, un lavoro in press nel link di Scafetta)
    Sei sicuro che non abbia di già passato la revisione?

    La variazione dei raggi cosmici sono una conseguenza della variazione del flusso solare, sono l atraccia (BE10) delle variazioni solari del passato, e sono una possibile (tra le altre) spiegazioni di come si concretizzi la correlazione sole-cambiamenti climatici.
    http://www.springerlink.com/content/n57121r735134233/ Frank Arnold “Atmospheric Ions and Aerosol Formation” Space Science Reviews Volume 137, Numbers 1-4 / June, 2008 10.1007/s11214-008-9390-8

    http://hal.archives-ouvertes.fr/docs/00/31/75/93/PDF/angeo-23-675-2005.pdf
    A. Kasatkina and O. I. Shumilov:” Cosmic ray-induced stratospheric aerosols “30 March 2005 Annales Geophysicae, 23, 675–679, 2005: 1432-0576/ag/2005-23-675

    http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/08/svensmark-forebush.pdf
    Henrik Svensmark, Torsten Bondo, and Jacob Svensmark Cosmic ray decreases affect atmospheric aerosols and clouds GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, june 2009 DOI:10.1029/
    http://wattsupwiththat.com/2009/08/04/a-link-between-the-sun-cosmic-rays-aerosols-and-liquid-water-clouds-appears-to-exist-on-a-global-scale

  18. Alfio

    @ Claudio G. @ Marcus
    Scusate il ritardo ma sono andato una settimana in vacanza.
    Mi sembra che la “nuova” tesi di Scafetta, quella con il centro di massa nel sistema solare, non è ancora stata pubblicata.
    Per me gli articoli del 2007 e del 2008-2009 (2008 e 2009 Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics sono una variazione sul tema del 2007) sono roba vecchia, perchè di fatto gli hanno già risposto sulle riviste e mi sembra girando un po’ nei blog statunitensi che l’avevano mazzolato mica male.
    Infatti ora non parla piu’ dei raggi cosmici ma parla della lunghezza del giorno e del centro di massa. E tutti i riferimenti che da su questo tema nel file della presentazione dell’EPA (penultima pagina) sono riviste di fisici e di astronomi.
    Fra una paio d’anni ne troverà un’altra di correlazione, magari la prossima volta aspettate che la pubblica prima di parlarne come la scoperta del secolo.

    • Alfio, lei si riferisce, probabilmente, alle critiche mosse da Real Climate a Scafetta, tuttavia RC non è un peer review, è un blog. Per le tesi sui raggi cosmici, le ricordo, ma lo saprà benissimo, che anche il CERN adesso sta indagando (quindi perchè non mazzolare anche loro?). Della LOD e del centro di massa non c’è mica solo Scafetta che ne parla, vi è una molteplicità di ricercatori. Mazzoliamo tutti?

      E già che ci siamo, la prossima volta conti fino a cinque e prenda un bel respiro prima di esternare tutta la sua simpatia con frasi del genere:

      Fra una paio d’anni ne troverà un’altra di correlazione, magari la prossima volta aspettate che la pubblica prima di parlarne come la scoperta del secolo.

      CG

  19. Claudio Costa

    errata corrige

    @ Redazione

    Visto che del convegno in Cadore per quest’anno ancora non se ne parla perchè non invitate Scafetta a fare una presentazione, in Italia in italiano?
    La sua ricerca mi sembra una assoluta novità e merita un convegno.

    • Ci stiamo pensando Claudio, per la verità è un progetto più articolato e ne daremo conto tra un pò. Quanto al Cadore, stiamo lavorando anche su quello.
      Grazie per il suggerimento comunque.
      gg

  20. Claudio Costa

    @ Redazione

    Visto che il convegno in Cadore per quest’anno ancor anon se ne parl aperchè non invitate Scafetta a fare una presentazione, in Italia in italiano?
    La sua ricerca mi sembra una assoluta novità e merita un convegno.

  21. marcus

    facciamo girare il mondo al contrario, è roba vecchia 😀 scusate la battuta ma mi è scappata!

  22. Mi scusi, ma come fanno a essere “roba vecchia”, essendo stati pubblicati, la maggior parte, tra il 2008 e il 2009? Se poi si riferisce agli studi pionieristici del 1965, allora sì è “roba vecchia”, ma affatto messa da parte.

    I link li trova nell’articolo, troverà almeno una trentina di studi affatto messi da parte.

    CG

  23. Alfio

    Gentilmente, mi può fornire dei titoli o dei link?
    Da quanto ho trovato io è tutta roba vecchia che è stata già messa da parte.
    Grazie
    Saluti
    Alfio

  24. Alfio

    Scusi dott. Gravina
    se non ho capito male dalla risposta data a Luca lei sta dando credito ad una tesi che non è ancora stata pubblicata su alcuna rivista scientifica.
    Ma non ce nono una al mese di questa teorie che poi si rivelano delle balle ?
    Saluti
    Alfio

    • In effetti ad un esame più approfondito è emerso che gli studi utilizzati nella presentazione di Scafetta sono già stati tutti rivisti e pubblicati. Si è trattato quindi di una mia imprecisione iniziale non segnalarlo.

      Saluti.

      CG

  25. marcus

    Davvero molto interessante. Non avevo tradotto questi lavori di scaffetta perchè non avevo avuto tempo: evidentemente avrei commesso un errore imperdonabile se Gravina non avesse ripercorso il lavoro di Scaffetta per noi.

    Sulle considerazioni finali: non posso che condividere ma fortunatamente pare che la scienza, quella vera, stia con un rigurgito finale riimpadronendosi del proprio terreno, oramai preda dei soliti noti.
    Aggiungerei, proprio perchè collegato al tema “sole” ma circa il lavoro di un altro studioso, Svensmark, il fatto che l’albedo, nello schemetto di “fumettiana memoria” sopra riportato da Gravina, sia ridicolizzato a minor causa. Senza rilevare che per l’IPCC si può sfornare scenari profetici avendo della stessa albedo una conoscenza ( da loro stessi definita nel grafico stesso) come “medium-low”.

    Vedendo come si sta comportando la TSI definire l’albedo meno che irrilevante, mi pare un affronto all’inteligenza umana.

  26. Ivan 72

    Gran bel lavoro Claudio, complimenti!!!

    Il Sole, tanto per cambiare, lo metto sempre come protagonista N°1, è stato proprio il Sole a causare i mutamenti climatici nei lunghissimi periodi come le ere geologiche e per quanto riguarda brevi periodi come i decenni invece direi di vedere quanto influirà questo minimo solare in atto, ma credo ancora che anche nei brevi periodi sia sempre lui il protagonista principale.

  27. Claudio Costa

    Tra l’altro pensavo ad una pubblicazione di Hansen sul riscaldamento degli oceani sbandierata su Realclimate come la prova della canna fumante ( cioè una prova molto pesante,e non è l’unica ) che le emissioni antropogeniche avevano causato il riscaldamento degli oceani.
    RealClimate: Why greenhouse gases heat the ocean
    http://www.realclimate.org/index.php/archives/2006/09/why-greenhouse-gases-heat-the-ocean/
    Io ho sempre avuto dubbi. ma come può essere l’atmosfera a scaldare l’acqua che il mare si scalda prima dell’aria. E gli oceani scaldano la troposfera fino a 11000 mt, mentre non avviene mai il contario?
    Infatti non sono le emissioni a scaldare l’acqua ma il sole!
    la prova di Hansen fa la stessa fine della prova schiacciante glaciologica: un errore della scienza.

  28. Luigi Mariani

    Non molto tempo fa con alcuni amici ci si era accorti che un semplice modello empirico basato sull’indice AMO e sulla PDO riusciva a descrivere l’andamento delle temperature artiche dal 1925 d oggi molto meglio di quanto non facessero i GCM dell’ultimo report IPCC.
    Tale evidenza ci era parsa un ottimo argomento empirico per mettere in discussione lo skill dei GCM, i quali, come mostra Scafetta stesso, hanno difficoltà enormi nel descrivere i trend delle temperature globali pre-1970.
    Ora Scafetta nella sua conferenza mostra che AMO è prevedibile in base all’indice posizionale del sole CMSS. Tale evidenza configura un modello previsionale empirico passibile di rilevanti ricadute pratiche in quanto secondo i dati mostrati da Scafetta presenta uno skill veramente rilevante. Credo che sarebbe un peccato lasciar cadere nel nulla una tale ipotesi di lavoro, che fra l’altro presenta costi irrisori rispetto a quelli della tecnologia GCM.

    PS: ricordo che in Italia ricerche analoghe sono condotte dal professor Tomasino dell’Università di Venezia.

  29. @ Galati

    I picchi rappresentati nel grafico non vanno interpretati come picchi di temperature tout court, quella è una rappresentazione dello spettro. I dati utilizzati partono da oggi a ritroso di almeno 70 anni (però mi faccia controllare e le fornirò la data esatta di partenza).

    Sì, il reale riscaldamento dell’oceano e i lag inerziali. E’ un argomento valido e salta fuori automaticamente quando all’appello non si trova l’heat content desiderato. Vedremo, siamo qui tutti per scoprire come funziona il pianeta.

    Lo studio di Scafetta. Allora, quello che ho linkato in realtà è una presentazione, quindi al suo interno contiene diversi studi (anche effettuati in momenti diversi). A quanto risulta dal sito di Scafetta sono stati sottoposti a revisione critica, e sono stati pubblicati su riviste specializzate.

    Secondo me, ma indagherò, il modello fenomenologico (risale a febbraio 2009 e non sono disponibili informazioni più aggiornate) è attualmente in fase di revisione. Non è da escludere una mail diretta all’autore stesso, per avere un aggiornamento sullo stato dell’arte.

    CG

  30. Luca Galati

    Non mi torna quel grafico di andamento globale di temperaura piuttosto diverso da quello che conosciamo tiutti ovvero senza tutti quei picchi; poi sembra in scala logaritmica (sia in ascissa che in ordinata) e quindi non si capisce da che anno parte e dove arriva…

    Presumibilmente inoltre il reale riscaldamento di una parte di oceano potreebbe essere sfasato temporalmente in avanti per effetto dell’inerzia termica dell’oceano stesso e …

    Lo studio di Scafetta è peer-review oppure non lo è ancora?

  31. Claudio Costa

    Crutzen prendendo un abbaglio colossale ha ribattezzato l’Holocene, il nostro periodo interglaciale con Antropocene.
    Non è più accettabile, bisogna rinominare Suncene!
    In un altro forum hai citato Landschein, in effetti lo scienziato solare, che iniziò come astrologo ma finì per pubblicare su solar phisics la rivista più autorevole sul sole, aveva già intuito che :
    – le oscillazioni oceaniche erano correlate al sole
    – i cicli solari erano influenzati da giove e luna

  32. Aldo Meschiari

    Ottimo lavoro Claudio.
    Soprattutto la conclusione, che credo sia il vero pezzo forte del tuo articolo.
    Tenere conto di tutte le componenti del sistema climatico è la vera sfida del futuro.

    • Paolo Marani

      Il grafico dei picchi, rappresenta una sorta di analisi di Fourier dell’andamento oscillatorio della forzante in funzione del tempo. Espresso in scala logaritmica sia nei tempi che nelle ampiezze. In pratica rappresenta la componente armonica della serie, con le sue frequenze caratteristiche.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »