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Climatemonitor Posts

Temperature: Collezione Autunno-Inverno 2012

Sono tempi di rinnovamento per i gestori di datset delle temperature medie superficiali globali. Un paio di settimane fa, nell’analisi che compiamo ormai tutti i mesi sui dati della NOAA (NCDC), avevamo notato qualche cambiamento. In effetti, a partire dal settembre scorso il GHCN v3.2 ha sostituito il GHCN v3.1 nel ruolo di serie storica che costituisce di fatto la piattafoma di lavoro di tutti gli altri dataset globali, che appunto con il GHCN hanno in comune oltre il 90% dei dati.

A seguire, appena pochi giorni fa, è uscita anche l’ultima versione del dataset accoppiato oceani-terre emerse gestito dalla Climatic Research Unit e dallo UK Met Office inglesi, l’HadCRUT4.

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Scivoliamo verso il PETM: Whoosh!

Il professor Ugo Bardi ha scritto sul blog “Mondi sommersi” questa frase:

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Ugo Bardi 08 settembre 2012 14:55

Eemiano….. ? Sarebbe bello se il collasso si arrestasse con qualcosa di simile all’Eemiano. Purtroppo, la quantità di CO2 che c’è oggi nell’atmosfera è molto superiore a qualsiasi valore riscontrato nel passato milione di anni. L’Eemiano passa con un rumore tipo “whoooosh” mentre ci dirigiamo a tutta forza verso il PETM.

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Per chi non lo sapesse; come non lo sapevo io,  whoosh vuol dire scivolare velocemente, è onomatopeico:  il suono della parola imita il rumore degli sci che scivolano sulla neve.

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News & Events: “Il vento passa fila e va senza controllo” – Note del tempo nel tempo

Il 16 e 17 ottobre (martedì e mercoledì) si terrà presso la sede del CRA-CMA una Mostra storico – scientifico – divulgativa sull’attività degli Osservatori della Rete…

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Roger Pielke jr: Le invenzioni sul clima dilagano

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La traduzione dell’articolo che segue arriva a poche ore da quella che sarà una forte ondata di maltempo per il nostro Paese. Al riguardo non aggiungo altro perché c’è già chi sta seguendo con attenzione gli eventi a livello istituzionale, informazioni cui vi rimando per dovere di cronaca e, soprattutto, per gli aspetti connessi alla salvaguardia delle persone e delle cose. Abbiate perciò cura di seguire la situazione (qui e qui).

Ma passerà, si spera in fretta, e arriverà il tempo dei commenti. Contrariamente alle mie abitudini ora farò una previsione, ma è facile: gli “esperti” faranno a gara per attribuire gli effetti di questa perturbazione autunnale al clima che cambia. Leggere le prossime righe perciò vi aiuterà a vedere le cose in una chiave diversa, quella di chi fa scienza sul serio. Già, perché di analisi come quella condotta da Pielke jr, basate su dati reali e non su fumose quanto inverificabili proiezioni, qui da noi ancora non se ne parla. Però si fanno in compenso un sacco di chiacchiere.

Buona lettura.

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Climate spin is rampant – Denverpost, 10 ottobre 2012

Nel corso degli anni, il dibattito politico sul cambiamento climatico è stata condotto su molti fronti. A più riprese al centro del dibattito, abbiamo visto posti di lavoro verdi, SUV, Al Gore e i “negazionisti” climatici. L’ultimo fronte in questa battaglia sono gli eventi meteorologici estremi.

All’inizio di questa settimana, Munich Re, una grande azienda di riassicurazione tedesca, ha alimentato il dibattito con una relazione sostenendo di aver individuato “il primo impatto del cambiamento climatico nei dati da catastrofi naturali” nei danni causati da temporali negli Stati Uniti dal 1980. USA Today ha amplificato questa dichiarazione annunciando in prima pagina, “Il cambiamento climatico dietro l’aumento dei disastri naturali.” Un grosso problema con l’affermazione di Munich Re e la sua amplificazione da parte dei media è che nessuno dei due quadra con la vera scienza dei cambiamenti climatici e delle catastrofi.

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Più clima, meno Tornado

Solo pochi giorni fa Luigi Mariani esprimeva in un commento il suo parere circa la relazione tra le oscillazioni del clima e gli eventi stremi.ne riporto qui sotto i tratti salienti:

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[..] penso che dobbiamo intenderci su cosa si intende per evento estremo, nel senso che la definizione di evento estremo che usiamo oggi è del tutto antropocentrica. Quando Lindzen indica che in un pianeta più caldo diminuisce il gradiente termico equatore-polo e dunque cala l’energia per li eventi estremi, penso che questo vada riferito ad eventi tipo cicloni tropicali o perturbazioni delle medie latitudini o piogge estreme. Nel caso delle grandi siccità, legate alle grandi anomalie circolatorie (quali i blocchi anticicolonici), penso che la considerazione di Lindzen non sia applicabile e che dunque durante le fasi calde (come la nostra) la siccità sia un rischio da tenere presente, come ci insegna la lezione dei gradi optimum sopra citata. Il concretizzarsi di tale rischio dipenderà ad esempio dalla frequenza e persistenza dei blocchi o dall’intensità del monsone o…..

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Moriremo tutti, bolliti come le rane!

sette greenE’ uscito un numero speciale di un magazine abbinato al Corriere della Sera che si chiama Settegreen. Un tripudio di catastrofismo climatico. Per capirlo basta il titolo in copertina : Aiuto, il nostro mondo va in tilt. Il clima impazzisce. La terra reagisce come può. E l’uomo? Se non corre ai ripari fa la fine dei dinosauri”.

Ne sentivate la mancanza vero? Il mondo non è in tilt, il clima non è impazzito, la terra o meglio, la vita sulla terra si adatta come sempre e l’uomo non si estinguerà come i dinosauri.  Non c’è da stupirsi che un giornalista che probabilmente nulla sa di clima visto ciò che scrive, faccia quattro errori di fila in una sola frase e affermi che l’uomo rischia l’estinzione a causa del riscaldamento antropogenico. Del resto la stessa scemenza l’ha scritta uno dei climatologi più importanti ed influenti del mondo e cioè James Hansen. Ma all’interno del settimanale c’è l’intervista a Vittorio Canuto che di errori non dovrebbe farne perché  è un climatologo. Lo citerò in corsivo con in grassetto le domande:

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Glaciazioni e Interglaciali: Fondamenti di clima.

Appena ieri l’altro Judith Curry ha fatto propria sulle sue pagine una domanda posta da Andy Revkin su DotEarth:

Qual’è il miglior quesito climatico su cui dibattere?

La risposta necessita di una premessa che a molti non piacerà, compreso chi scrive, almeno non in forma di assunto, ma del resto non si può nemmeno dibattere a vita sulle stesse cose, ogni tanto un intervallo ci sta. Sicché, posto che un certo riscaldamento l’aumento della concentrazione di gas serra e sue derivate lo hanno portato, su cosa dovrebbe concentrarsi il dibattito scientifico?

Nei commenti al post della Curry ho trovato la risposta che forse avrei dato. Prima ancora di valutare effetti a scala globale o regionale, prima ancora di immaginare/simulare il futuro delle dinamiche fondamentali della redistribuzione del calore sul Pianeta, sarebbe necessario affinare più possibile la stima della sensibilità climatica, ove con essa si intenda la porzione di aumento della temperatura media superficiale del Pianeta in risposta ad un raddoppio della CO2 rispetto alla concentrazione pre-industriale. Questo finirebbe probabilmente per riavvicinare parecchio le due sponde del fiume, perché se è vero che esistono le stime IPCC che sono elevate, e ne esistono di ancora più elevate, è anche vero che quelle stime non stanno reggendo il peso dell’invecchiamento, anzi, si fanno sempre più numerosi gli studi che tendono a ridurre di una percentuale importante, circa due terzi, la stima centrale di 3°C dell’IPCC AR4.

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Un bicchiere di Sole

Ultimamente mi sono imbattuto in una ricerca indiana sulcontributo dei raggi cosmici sul riscaldamento globale.

Contribution of changing galactic cosmic ray flux to global warming – (pdf)

La rivista non è molto conosciuta ma è inseritra nella lista ISI.

Cito:

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La correlazione ben consolidata tra il livello delle nuvole basse e l’intensità dei raggi cosmici, che fungono da nuclei di condensazione per le nuvole, mostra chiaramente che una diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici si traduce in un minore copertura nuvolosa bassa. La riduzione dell’albedo, a causa della minore nuvolosità a bassa quota, comporta un aumento della temperatura superficiale sulla terra perché diminuisce la radiazione riflessa nello spazio.

L’estrapolazione della intensità della radiazione cosmica galattica sulla base delle misure in 10Be proxy delle carote di ghiaccio, mostra chiaramente che l’intensità dei raggi cosmici è diminuito del 9% nel corso degli ultimi 150 anni, a causa del continuo aumento dell’attività solare. Presentiamo elementi atti a dimostrare che la componente della forzatura radiativa dovuta alla diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici nel corso degli ultimi 150 anni è di 1,1 Wm-2, che è circa il 60% di quella dovuta all’aumento del CO2. Concludiamo che la previsione futura del riscaldamento globale presentato da IPCC4 richiede una revisione per tener conto dell’effetto dovuto ai cambiamenti a lungo termine dell’intensità dei raggi cosmici galattici.

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AMO, Artico e Temperature

Nelle pubblicazioni scientifiche sui cambiamenti climatici, capita molto spesso che vengano mostrate delle relazioni tra i parametri climatici o tra combinazioni di essi, cui si assegna il ruolo di ‘prova’ della superiorità del contributo antropico alle dinamiche del clima rispetto a tutti quei meccanismi che si sono da sempre modificati in risposta a forcing di origine naturale. La parola chiave è “evidence”, appunto, prova.

L’esempio più recente e anche più tangibile è senz’altro quello dell’estensione del ghiaccio marino artico, che nello scorso settembre ha segnato un minimo storico. Mai, da quando lo si misura con metodi oggettivi, ovvero con sensori satellitari, l’estate boreale aveva visto così poco ghiaccio alle latitudini polari. Questo fatto, combinato con quello che effettivamente il ghiaccio polare artico sta diminuendo sensibilmente e quindi non si può certo parlare di episodio isolato, alimenta la tesi di uno dei maggiori esperti sull’argomento, il direttore del National Climatic Data Center, Mark Serreze, secondo il quale saremmo entrati in una “spirale di morte” che vedrà le latitudini polari presto quasi interamente libere dai ghiacci nei mesi estivi.

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Effetti del Global Warming: Pienamente d’accordo a metà.

Una frase celebre rubata al forziere della cronaca calcistica, certamente spassosa ma anche densa di significato. Si è appena attenuata l’eco delle grida di dolore…

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