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Categoria: Durban

Durban: Italia 1, Gabon 1 (gli altri, zero).

Cosa staranno mai facendo in Sudafrica i Sigg. Mangari-Mangari e D’Antonio? Possiamo immaginarceli alti e grossi come dei Marcantoni, mentre si aggirano per le sale della COP17 alla ricerca di guastatori e protestatori da rendere innocui. Oppure possiamo immaginarceli tranquillamente seduti al bar, a scambiarsi storielle e consigli riguardo la loro professione, forse anche a mettersi d’accordo per una scazzottata in palestra così, per tenersi in forma.

D’altronde, i Sigg. Giovanni D’Antonio (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e Sylvère Mangari-Mangari (Ministero dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile) hanno una cosa in comune: fra tutti i delegati ufficiali alla COP-17 a Durban, sono gli unici presenti in qualità di…guardie del corpo (“bodyguard”, leggere per credere).

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Resistere, resistere, resistere…

C’era una volta in cui l’attivismo faceva la scienza, e le opinioni per nulla condizionate dei militanti facevano bella mostra di se nei report scientifici. Qualche esempio, tra l’altro recente, in questi post di CM:

Ora che la scienza sembra aver faticosamente ripreso il suo corso e nell’SPM dello Special Report sugli eventi estremi leggiamo che ci sono molti più dubbi che certezze e che proprio non c’è verso di collegare gli eventi tipicamente meteorologici alle dinamiche del clima, ancor di più ad un presunto clima che cambia per cause antropiche, l’attivismo se ne frega e continua imperterrito per la sua strada.

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Climategate 2.0: con una informazione così, dove sarebbe lo scandalo?

Alcuni giorni fa, con l’appoggio del solito server russo irrintracciabile, è comparsa la seconda tranche delle mail trafugate nel novembre del 2009 dai computer della Climatic Reserch Unit (CRU), l’unità di ricerca della Università della East Anglia sede tra l’altro del Working Group II dell’IPCC.

E’ una notizia che ormai dovrebbe essere di dominio pubblico, e invece da noi ne hanno parlato solo l’Ansa, Il Foglio e, naturalmente i blog di settore, tra cui ovviamente anche CM. I media generalisti nostrani non hanno ritenuto opportuno soffermarsi sull’argomento, tutti presi come sono ad accendere i riflettori sulla conferenza di Durban (qui e qui per esempio).

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Tanto per essere chiari

Con oggi cominciamo a commentare in diretta gli sviluppi della COP17 di Durban. Uno degli obbiettivi, anzi, direi che si possa definire l’obbiettivo finale, sarebbe quello di raggiungere un accordo che consenta di portare le emissioni a livelli tali da ‘mantenere’ l’aumento delle temperature medie superficiali entro i 2°C dall’inizio dell’era industriale.

Questo significa che ci sarebbe margine di manovra per ‘gestire’ 1,3°C di riscaldamento, perché 0,7°C ce li saremmo già giocati. Il fatto che manchi all’appello il 40% del riscaldamento che sarebbe dovuto arrivare secondo l’ipotesi antropogenica evidentemente è ritenuto marginale per valutare la validità di quell’ipotesi, ma questa è un’altra storia.

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