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Tag: Scioglimento dei ghiacci

Chi l’avrebbe mai detto, è stata tutta colpa delle nubi

Molti di voi ricorderanno l’immagine qui sopra. Nell’agosto scorso ha fatto il giro del mondo. Avrebbe potuto essere intitolata “Groenlandia: prima e dopo la cura”, con l’uomo a recitare il ruolo del Dottor Stranamore. Era l’agosto scorso, nel breve volgere di qualche giorno, la patina superficiale del ghiaccio che ricopre la Groenlandia si era sciolta, evento subito ripreso dai sensori satellitari e trasformato in un battibaleno nell’icona estiva della catastrofe climatica.

 

Su CM ne abbiamo parlato qui, dopo aver dedicato qualche minuto ad una ricerca sulla rete, grazie alla quale abbiamo scoperto che l’evento definito senza precedenti accade circa ogni secolo e mezzo, con l’ultimo episodio risalente al 1889. Ma, comunque, faceva caldo, persino in Groenlandia, per cui sotto col riscaldamento globale che scioglie tutto, anche la tosse ai bambini.

 

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Tre decenni e un terzo di ghiaccio in meno: perché?

Qualche giorno fa è uscito su Science Daily il commento a uno studio di fresca pubblicazione sul GRL. In realtà più che di uno studio si tratta dei risultati di una campagna di misurazione del volume del ghiaccio artico, misure rese possibili recentemente con l’impiego di un satellite europeo, il CryoSat-2.

 

CryoSat-2 estimates of Arctic sea ice thickness and volume

 

Dati riferiti ad un solo biennio, l’ultimo, ma con queste misure e con quelle della missione satellitare GRACE della NASA, questo gruppo di ricerca ha messo a punto un modello con il quale afferma di avere una buona confidenza circa il fatto che il volume della massa glaciale artica sia diminuita di oltre il 30% dall’inizio delle misure satellitari, cioè dal 1979.

 

Curiosamente proprio in questi giorni stavamo ragionando su altri due paper usciti sempre sul GRL con i quali si cerca di affrontare il tema delle cause di questa diminuzione. In realtà questi scritti non sono in relazione tra loro, però, pur affrontando il tema in modo differente, finiscono in parte per essere in contraddizione.

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Era più caldo dove fa freddo

Perdonate il titolo forse senza senza senso, quando l’ho scritto avevo vogglia di scherzare. Un senso però potrebbe averlo, per esempio ripensando alle tristi giornate dell’agosto scorso, quando giornali, siti web e tv di tutto il mondo, hanno pubblicato articoli e montato documentari in cui ci si chiedeva se la Groenlandia si stesse sciogliendo.

 

Dal momento che la “Terra Verde” è ancora lì (ma lo sapevamo anche ad agosto), perché tornare a parlarne oggi? Beh, se le premesse sono quelle che hanno animato l’insulso dibattito di questa estate, difficilmente lo sapremo dai media generalisti. La notizia, infatti, non sa di catastrofe. Eccola qua:

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Nature Geoscience: Come ti scaldo l’Antartide

Qualche tempo fa, più precisamente appena prima di Natale, ha iniziato a circolare per la rete la classica notizia del dipartimento “è peggio del previsto”: l’Antartide, anzi, la porzione occidentale del continente per l’esattezza, si starebbe scaldando – e quindi prima o poi anche sciogliendo – con una velocità doppia di quanto si pensasse.

Sui nostri media questa ennesima catastrofica novità non ha fatto molta presa, del resto siamo in inverno e parlare di caldo, anche se glaciale, non è proprio il massimo che ci si potrebbe attendere tra caffè e cornetto al primo mattino. La ritroviamo infatti solo qui e su poche altre fonti d’informazione. All’estero è andata molto meglio. Il primo a lanciare un grido di dolore è stato il New York Times, poi sono arrivati di gran carriera la BBC, l’NBC e altri media generalisti, tutti, più o meno con lo stesso tono: temperature che salgono, ghiacci che si sciolgono, mari che si alzano, catastrofe che arriva.

L’origine della notizia è un articolo uscito su Nature Geoscience, cioè non proprio Topolino. Ecco qua:

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Ghiaccio e livello dei mari: la soluzione totale è la “meltin’ pot”

Arriva da Nature Climate Change prima e da Science Daily poi l’ultimo spaventevole vaticinio circa il contributo dello scioglimento dei ghiacci groenlandesi e antartici all’innalzamento del livello del mare. Una riserva d’acqua solida che contiene il 99,5% della totalità del ghiaccio presente sul Pianeta, immaginate che disastro se dovesse diventare liquida.

Potete fermare la vostra immaginazione, si calcola che alzerebbe il livello globale dei mari di 63 metri. Una jattura, che però non basterebbe a dar ragione ad un noto geologo nostrano che per meglio spiegare il concetto ci ha mostrato Milano sott’acqua in un altrettanto noto programma di divulg… ehm… chiacchiera scientifica di qualche anno fa: Milano infatti è oltre 100 metri sul livello del mare. Ad ogni modo, è pur vero che con l’attuale rateo di scioglimento il bagnetto totale dovrebbe arrivare tra un certo numero di migliaia di anni, quindi abbiamo tempo per pensarci su.

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La scoperta dell’acqua calda

Che non suoni ironico o peggio canzonatorio, non ho fatto ricorso al più classico dei modi di dire, si tratta letteralmente di acqua calda che è stata scoperta. Mi spiego meglio. La British Antartic Survey (BAS) è un gruppo di studio permamente che si occupa di ricerca in Antartide. Nei giorni scorsi hanno pubblicato un paper su Nature con il titolo che segue:

Antarctic ice-sheet loss driven by basal melting of ice shelves

In breve. Dalle loro analisi, basate su dati satellitari e modellistica del comportamento della superficie ghiacciata, hanno desunto che la perdita di massa cui sono soggette alcune aree del continente antartico, più precisamente zone costiere ovviamente, sarebbe imputabile non tanto al riscaldamento atmosferico, per’altro assente su gran parte del continente, quanto piuttosto all’azione di correnti marine più temperate. A questo scioglimento, si dovrebbe poi imputare l’accelerazione dei ghiacciai che dall’entroterra si gettano in mare lungo la costa che è stata riscontrata nelle zone soggette a diminuzione di massa. L’arrivo di correnti più calde poi, gli autori lo attribuiscono ad un cambiamento del regime dei venti che sarebbe stato osservato nei tempi recenti.

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Antartide e Global Warming: il mistero continua

Un mondo sempre più caldo prevede che ci sia sempre meno ghiaccio. Se guardiamo a nord questa equazione torna, i ghiacci artici hanno subito una consistente diminuzione, i ghiacciai montani anche e le coste della Groenlandia seguono a ruota. Se guardiamo a sud l’equazione non torna. A sud c’è l’Antartide, un intero continente di ghiaccio. Terra coperta da chilometri di ghiaccio antichissimo, mare che lo circonda la cui superficie ghiacciata aumenta da quando la si misura per mezzo dei satelliti.

Non molto tempo fa abbiamo pubblicato un breve reminder della somma totale dell’estensione del ghiaccio marino sul Pianeta. Allora il bilancio era leggermente positivo, ora è tornato ad essere negativo, soprattutto perché l’Artico sta pagando pegno all’irruzione di aria calda alle alte latitudini che ha innescato la discesa del gelo sull’Europa orientale. In uno dei commenti un lettore ci ha fatto notare che avremmo dovuto parlare di volume più che di estensione. Nella fattispecie si parlava di albedo e bilancio radiativo, per cui il volume c’entrava poco o niente, in quanto la radiazione viene riflessa dalla superficie. Però è giusto affrontare anche questo argomento, e lo spunto lo riceviamo dalla pubblicazione di un articolo sul GRL:

Insignificant change in Antarctic snowmelt volume since 1979 – GRL, Munneke et al., 2012
[info]

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E’ la somma che fa il totale

Lo scioglimento dei ghiacci artici, ovvero la progressiva diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino nell’emisfero nord, è uno dei più gettonati cavalli di battaglia del catastrofismo climatico. Tuttavia non ci stancheremo mai di ripetere  che questo trend negativo è certamente indice di una tendenza al riscaldamento nel lungo periodo ma non dice nulal sulle origini di questa tendenza. Infatti nel processo sono coinvolte dinamiche che nel breve hanno spesso molto più a che fare con le dinamiche atmosferiche che con le temperature in valore assoluto. Questo rende l’equazione riscaldamento globale = perdita di ghiaccio molto meno immediata.

Un altro aspetto che si deve comunque sottolineare, essendo anche questo facile preda di un’attenzione mediatica molto superficiale, è quello che questa perdita di ghiaccio marino non può avere nulla a che fare con l’innalzamento del livello dei mari. Per capire perché basta che perdiate qualche minuto a fissare il livello del liquido nel bicchiere del vostro drink on the rocks la prossima volta che ve ne capita l’occasione. Vi risparmio l’attesa: il ghiaccio si scioglie ma il livello non cambia.

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