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Categoria: Economia

Vi faremo vedere le tasse verdi!

Appena ieri è stata discussa in Consiglio dei Ministri la bozza di riforma fiscale pronta da alcuni giorni. Il testo definitivo non è stato approvato, lo sarà presumibilmente al prossimo CdM (la delega fiscale è al punto K del testo linkato). Chissà se in quella occasione il Premier Monti, leggendo la parte relativa alla tassazione ambientale (green e carbon tax) e ricordando che negli USA aveva dichiarato di voler cambiare il modo di vivere degli italiani, affermerà riprendendo un famoso motto: “Vi faremo vedere le tasse verdi!”

Della riforma del sistema di tassazione in Europa, che sta spostando il carico dal lavoro all’emissione/consumo di energia ne scriveremo probabilmente in futuro. Ora preme di più porre l’attenzione su alcuni aspetti di quanto scritto nel testo della Relazione illustrativa alla Delega per la riforma fiscale. In essa è scritto a chiare lettere come sia “opportuno prevedere l’introduzione di una carbon tax, il cui gettito potrebbe essere utilizzato prioritariamente per rivedere il sistema di finanziamento delle fonti rinnovabili” secondo “il principio dell’inquinatore-pagatore”. La Relazione in una nota riporta i risultati di uno studio di Bankitalia secondo cui un’accisa applicata al litro di carburante tra i 4 e 24 centesimi porterebbe una riduzione delle emissioni da trasporto tra 1,1 e 1,6 milioni di tonnellate e un aumento delle entrate tra i 2 e i 10 miliardi  (Qui la Relazione, qui la Delega).

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La bancarotta del fotovoltaico

Gli ultimi dodici mesi sono stati segnati dal fallimento di numerose società dedicate all’installazione di pannelli fotovoltaici. La maggior parte dei fallimenti riguarda società piccole, che di certo non faranno la storia ma alcuni fallimenti hanno toccato società molto più grandi e famose.

Ebbene, lo stillicidio prosegue e la settimana scorsa un altro colosso (americano) del fotovoltaico ha intrapreso la via dell’oblio. La Abound Solar, a fronte di un finanziamento di 400 milioni di $ a tassi agevolatissimi garantito addirittura dal Dipartimento dell’energia, ha dichiarato di dover lasciare a casa la metà della propria forza lavoro.

Certo, gli analisti ci dicono che è ancora presto per sapere se Abound Solar sarà la nuova Solyndra del 2012 (535 milioni di $ di finanziamenti pubblici andati in fumo), ma le premesse sono tutt’altro che rosee.

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Dacci oggi la nostra ANS(i)A quotidiana, specie se finta.

Quelle vere non mancano, ne abbiamo di scorta, passate e recenti. E se ne aggiungono sempre di nuove. Che bisogno c’è di aggiungerne altre? Eccone un paio fresche fresche:

Nature Climate Change (e a seguire l’ANSA)

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Darfur, la prima guerra climatica – Mirror posting

Ospitiamo oggi un articolo apparso su Geopoliticalcenter.com . Come i nostri lettori ormai sanno, Climatemonitor parla principalmente di climatologia, tuttavia ad oggi il campo è diventato talmente vasto da essere prettamente interdisciplinare. Clima, società, ambiente, economia sembrano argomenti separati all’apparenza, tuttavia un sottile filo rosso li lega tutti insieme. Quali che siano le cause dei cambiamenti climatici (ma sapete bene come la pensiamo qui su CM), nel mondo e in particolare in Africa si sono consumate e si stanno consumando delle tragedie di proporzioni devastanti. Più che riflettere sui cambiamenti climatici, con questo mirror posting, vorremmo riflettere su questioni troppo spesso accantonate in angoli remoti della nostra memoria.

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Prevedere è difficile, soprattutto il futuro

Un aforisma intramontabile quello che da il titolo a questo post. Una frase con la quale, l’ho detto e lo ripeto, non mi sono mai sentito molto a mio agio. Un disagio che viene dalla certezza che ogni previsione deve essere soggetta a verifiche, altrimenti è inservibile.

C’è una sola categoria di previsioni che sfuggono alla verifica, quelle climatiche. Sono le più pregiate, perché permettono di dire tutto e il contrario di tutto, basta proiettarsi in una adeguatamente lunga scala temporale per essere, in quanto esperti, depositari di una verità che nessuno tra i vivi che ascoltano il vaticinio potrà mai confutare.

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Comanda, regola e imponi

Che il mercato delle energie alternative sia un cosiddetto mercato drogato, è fuori di dubbio. Pesantemente sussidiato, ha portato ad una distorsione del mercato non indifferente anche nella percezione delle misure da adottare o meno. Per esempio la green economy avrebbe dovuto creare milioni di posti lavoro (davvero, milioni) perchè ci hanno sempre detto essere la panacea. Tuttavia, le scelte sono sottoposte come dicevamo ad una tale distorsione ideologica, che nessuno ha finora voluto affrontare la realtà di un mondo in recessione un su tutti: Barack Obama, che espresse parole di immensa fiducia nella green economy, durante il suo famoso discorso di insediamento alla Casa Bianca. Da lì a poco la crisi avrebbe cominciato a mordere fortissimo, ma non importa: la green economy avrebbe salvato tutti.

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L’economia va giù, le emissioni invece no

Se domani vi sveglierete e guadagnerete di più (ok, è solo un esempio…) ci saranno dei beni che non acquisterete più (la vostra domanda di quel bene diminuisce), ma ci saranno anche dei beni che finalmente potrete acquistare o acquisterete in quantità superiore (la vostra domanda di quel bene aumenta). In economia si distinguono varie tipologie di bene, nella fattispecie stiamo parlando di beni normali e di beni inferiori.

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Il Sole nella nebbia della CO2

Fermi tutti, per una volta non parliamo di clima, né dell’eterna lotta tra elementi che dovrebbero condizionarlo. Il Sole in questione è il quotidiano di economia e finanza, la nebbia della CO2, elemento chimico del tutto invisibile, è quella del mercato ETS.

Dalle parti di CM lo diciamo da mesi. Il mercato ETS è sulla soglia del fallimento. Anzi, tecnicamente si potrebbe dire che è già fallito e deve la sua attuale sopravvivenza – meglio definibile agonia – al solo fatto di essere ancora sostenuto a termini di legge. Già questo, l’essere cioè sostenuto da obblighi normativi, stride clamorosamente con le dinamiche di mercato e getta più di un’ombra sulla sua utilità. Non a caso il suo parente prossimo d’oltreoceano, il CCX, è finito in liquidazione alcuni mesi fa, proprio perché non sono intervenute norme a sostenerlo nonostante i fondatori lo sperassero intensamente. Questo non ha impedito loro di farci soldi a palate.

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Tirare l’acqua al proprio mulino

Certo, di questi tempi parlare d’acqua non è proprio il massimo, tuttavia, siamo comunque nella stretta attualità. Gli eventi atmosferici recenti ed attuali hanno fatto suonare più di qualche campanello d’allarme. Siamo di fronte ad una deriva incontrollabile degli effetti del maltempo sul territorio? Siamo alle prese con danni e perdite economiche sempre più ingenti?

Uno dei cavalli di battaglia di quanti sostengono che gli eventi estremi siano aumentati per numero e intensità, è quello che tale segnale sarebbe inoltre evidenziato dall’aumento esponenziale dei costi sociali di questi eventi (qui un esempio). In tutti questi interventi tuttavia, non è chiaro perché ci si dimentichi sempre di specificare che, in particolare per il nostro Paese, la bibliografia scientifica sull’argomento è decisamente scarsa, spesso contraddittoria e, soprattutto, assolutamente poco ‘robusta’, per effetto di una sostanziale assenza di dati storici che siano stati resi opportunamente omogenei ed affidabili. E questo vale tanto per gli aspetti puramente meteorologici e climatici, quanto per quelli economici.

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A.A.A. offresi quote emissione. Sconto 70% a causa previsione errata.

Esiste in Europa, dall’entrata in vigore del “Protocollo di Kyoto”, un mercato dei “carbon credit”. Per dirla molto grossolanamente in borsa si scambiano le quote di emissione come se fossero un nuovo prodotto, una nuova “commodity”, una nuova “materia prima” di cui tutti molto probabilmente un giorno avranno bisogno. La speranza degli ecologisti (esempio: “Protocollo di Kyoto, il Wwf si schiera con il commercio di emissioni”) e della finanza “verde” sembra sia che tale borsa divenga mondiale: visto che ogni azione umana  comporterà un consumo di energia e quindi un’emissione, questa dovrà essere bilanciata da “un’azione” acquistata/scambiata in borsa (da dei crediti). Un nuovo mercato enorme. A molti è stato fatto credere che la finanza era in grado di poter contribuire in modo essenziale al problema dei cambiamenti climatici, ci hanno persuaso che le banche/fondi, prima dello sviluppo tecnologico, erano in grado di aiutare la salute del pianeta.

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Cibo vs biofuel, ennesimo capitolo della saga

Probabilmente parlare oggi di economia è garanzia di essere immediatamente cestinati, se poi addirittura parliamo di modelli matematici applicati all’economia, allora diventa più che certo. Quanto però stiamo per raccontare è un esempio positivo di come si possano utilizzare i modelli matematici, sebbene per spiegare un fenomeno a dir poco fastidioso. Sto parlando delle cause che hanno portato al rialzo repentino e massiccio dei prezzi delle materie prime alimentari. Ormai siamo in tanti a parlarne (qui su CM ne parliamo da molto tempo, davvero) e nonostante ciò la situazione rimane critica e in tendenza, potrebbe anche peggiorare.

L’analisi di turno questa volta arriva dall’Istituto dei Sistemi Complessi del New England ed è firmata dallo scienziato Yaneer Bar-Yam1 . Prima di partire però, è doveroso un rapido punto della situazione (invito in ogni caso il lettore a compiere una rapida ricerca tra gli articoli più vecchi di CM). Nel 2008 è venuta a galla la punta di un iceberg che affonda le proprie radici almeno un decennio prima: con la bolla speculativa (detta “crisi dei mutui”), una serie di ingenti capitali hanno cominciato a spostarsi da una fonte di investimento all’altra, materie prime alimentari comprese. Ora, dobbiamo tutti ricordarci che la speculazione su queste materie prime non è una novità, c’è sempre stata, ma era confinata agli operatori stessi del settore e serviva fondamentalmente a ripararsi dal rischio legato alla produzione agricola.

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  1. “The Food Crises: A quantitative model of food prices including speculators and ethanol conversion.” By Marco Lagi, Yavni Bar-Yam, Karla Z. Bertrand, Yaneer Bar-Yam. arXiv, Sept. 21, 2011 []
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Avverti i signori che il piatto non scotta

Nel film “Pane e cioccolata”, una commedia tragicomica che racconta le disavventure di un emigrante italiano in Svizzera, Nino Manfredi è in prova come cameriere…

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